CALTANISSETTA – C’erano Porfirio Rubirosa e Gigi Rizzi. Erano sciupafemmine di talento e poi più nulla. Niente a che vedere con i vari Rossano Rubicondi e altri arrampicatori sociali. Quelli che non hanno idea di cosa sia il fascino, la conquista, il sottile mistero che sta nello sguardo, in una frase sussurrata e mai detta, il gioco della seduzione insomma. Se decidesse un giorno di parlare tante coppie scoppierebbero, tante teste cadrebbero, lui conserva i segreti del lato oscuro e lussurioso di una sonnolenta città di provincia. Affascinate si lo è, le sue conquiste trasversali per età e ceto sociale, dalla studentessa universitaria alla donna in carriera. Si potrebbe chiamare Marco o con qualsiasi altro nome, ovviamente utilizzeremo Marco per tutelare la sua privacy. Quarant’anni, non è un bello nel senso canonico della parola alla Gabriel Garko per intenderci, ma se consideriamo Stefano Accorsi bello allora è bello. Ci concede una lunga chiacchierata nel suo loft, moderno, essenziale arredato con buongusto. Il divano bianco a elle troneggia nell’unica grande stanza che fa da soggiorno. Apre la porta vestito di blu,una maglietta semplice con lo scollo rotondo, poi scopriamo essere il suo colore preferito. Abbronzato, la barba incolta fintamente non curata, odora di pachiulie crema. Cammina a piedi nudi sul pavimento.Ha i modi ed i tratti gentili ed uno sguardo furbo e dolce al contempo. Lo si può incontrare ad una festa con un bicchiere di Rum o di gin lemon in mano seduto in disparte ad osservare. Ha avuto moltissime donne, non le ha mai contate ma le ricorda tutte. Tre le fidanzate ufficiali e poi passioni, piacere, voluttà. E’ un conquistatore naturale, lo sguardo, il sorriso, come muove le mani. “ Le donne hanno bisogno di essere ascoltate, ed io lo faccio-dice sorridendo- le lascio raccontare e spesso mi capita di dar loro pure consigli. Parlano delle loro storie d’amore burrascose della loro vita,delle loro cose.” Sarà il suo lato femminile che lo fa entrare in empatia con l’altra metà del cielo. E’ elegante Marco, di un’eleganza non tradizionale, ricercata un urban chic direbbero quelli che ne capiscono, come si vede sulle copertine dei giornali. Un bel lavoro, una bella vita, senza troppi lussi, senza eccessi e con una fama da conquistatore che lo precede. “Io non sono come tanti altri non invito a cena non organizzo fine settimana a Taormina, l’approccio da ricco figlio di papà non mi piace, invitare una donna a cena già la considero una cosa intima.” Non ha mai chiuso male una relazione che sia stata di una notte o duratura, è amico di tutte le sue conquiste. Schivo, riservato a tratti timido eppure così amato. Si alza dal divano mentre parla accende il lettore cd,parte una musica in sottofondo è Ivan Segreto “PoertaVagnu”, ama il jazz ed il rum. Chiede se può accendere un cubano, non aspetta la risposta, lo fa lo stesso. Non parla tanto, le domande sono la chiave per far ripartire la conversazione.
“Non ho mai raccontato a nessuno queste storie – si ferma fa un tiro- la conquista va assaporata in solitudine.” Rispetto ai conquistatori seriali ha dalla sua parte la dolcezza che non tocca solo il corpo ma che prova a raggiungere l’anima, quella delle altre però, perché lui non si scopre mai fino in fondo. Pare esserci un muro che mette tra se stesso ed i sentimenti che lo fa restare in superficie forse perché più comodo, perché è meno doloroso. E così non consente a nessuna di innamorarsi di lui, non lo fa capitare. “E’ successo soltanto una volta, che una ragazza che frequentavo si è spinta oltre,ha invaso il mio spazio vitale – dice- allora è uscita fuori la mia parte risoluta, mi è molto dispiaciuto. Da un po’ abbiamo ripreso a salutarci.” Può succedere che tra dieci donne che saluta almeno sette sono state con lui, magari sono anche amiche tra loro e nessuna sa dell’altra. “Mi piacciono gli occhi, i capelli, le labbra, i piedi delle donne io leggo dietro i loro gesti, un mondo sempre da scoprire, sono curioso delle donne, è molto più intrigante di quello maschile che è per lo più semplice, basico.”E’ un mondano con degli squarci importanti di solitudine. Nel suo carnet anche donne sposate della buona borghesia nissena. “Non mi piacciano le storie con le donne sposate sono troppo insoddisfatte e se dai loro qualcosa in più del marito diventi un mito e magari è pochissimo, non mi piace essere venerato- afferma-.“ Le parole scorrono dietro i pensieri si riconcorrono ci ha preso gusto a raccontarsi, sono già passate due ore si è fatto tardi ci congediamo da lui che sorridente ci accompagna alla porta :”Sei stanca? –chiede-“ la porta si chiude dietro di noi ed il primo pensiero è quello di andare a scrivere un racconto, la storia di uno degli ultimi playboy che vive non tanto il piacere della conquista quanto il gusto della scoperta.
Leggi la seconda parte: https://www.ilfattonisseno.it/2017/10/ornamenti-di-ivana-baiunco-confessioni-di-un-seduttore-seconda-parte/