CALTANISSETTA – Sono passati ottanta anni da quando Benito Mussolini con una chiave d’argento apri la valvola che permetteva alla città di Caltanissetta di essere approvvigionata dalla vasca dell’acqua di C.da Sant’Anna, a monte di Via Cardinale Nava. “Abbiamo giunto” disse il federale Campanile rivolgendosi al Duce arrivando in macchina lungo l’allora impervia via Redentore. “Federale, siamo finiti!!!” disse Mussolini salutando Campanile mentre si muoveva verso Agrigento al termine della visita. Giusto il tempo di arrivare nella valle dei templi e Mussolini liquidò Campanile col seguente telegramma: “Caro Campanile, ho accettato le sue dimissioni; firmato, Benito Mussolini”.
Direte altri tempi, altri personaggi. Neanche per sogno! Oggi lungo una storia che parte molto tempo prima dell’inaugurazione della vasca del’acqua e arriva ai nostri giorni, gli strafalcioni di chi ci governa e di chi occupa preminenti posizioni politiche e amministrative sono infiniti. Oggi, come allora, il problema della scarsa fornitura di acqua ai cittadini continua. Forse qualcuno può dire che nel terzo millennio questo naturale, scontato e indispensabile servizio sia risolto?
La gente si abitua, dimentica, si adegua. E’ vero, sono sempre più rari i momenti in cui ci si attrezza di bidoni per riparare alla mancata distribuzione idrica ma non si dica che ancora oggi siamo ad un livello di civiltà di una qualsiasi città nord europea.
Ci accontentiamo, come ci accontentiamo di una classe politica inetta e incapace, forse un tantino più preparata a livello di coniugazione dei verbi, ma poi mica tanto, ma pur sempre tendenzialmente protesa verso lo strafalcione o l’abbaglio che al confronto avrebbe fatto un figurone perfino Campanile.
I sì sì di Traina, le amnesie di Mantione, gli auguri di pugno perfino ai morti di Falci, i congiuntivi improbabili di Turco, Bontempo e Contino, le iperbole di Pernaci ma anche lo scambio di “sultano” di Campisi e le genialate, per ultimo, di Tumminelli che vuole riscaldare Terrapelata con l’energia dei vulcanelli, sono perle che resteranno nella storia degli aneddoti legati ai personaggi della Città. Ma saremmo stati felici se al di la di tutto sommato innocui e anche simpatici episodi gli stessi attori avessero proteso la città verso lo sviluppo, verso una condizione di vivibilità migliore e più soddisfacente.
Si tende a privilegiare la forma piuttosto che i contenuti. Si pensa all’immagine invece di dare concretezza alle azioni. Si pensa alla comunicazione ma si tralasciano gli atti e i suoi reali effetti. Si nasconde in pratica la pochezza dell’attività attraverso i suoi servizi e le sue opere con provocatorie evoluzioni mediatiche.
Il risultato è che oggi Caltanissetta langue e vive sempre più di ricordi e di malinconiche e a volte anche patetiche reminescenze che non fanno altro che evidenziare il baratro che separa il futuro che vorremmo e avremmo voluto da quello pressoché ineludibile che ci aspetta.
E la cosa più triste e deprimente è che quando Mussolini arrivò a Caltanissetta non soltanto ci diede non la luce ma l’acqua, non soltanto fece costruire le opere pubbliche più solide e ancora oggi danno lustro all’architettura della nostra città ma due anni dopo quasi in piena guerra diede dignità a migliaia di contadini creando quei borghi rurali (Santa Rita, Borgo Petilia e Borgo Cascino) che proiettavano il nostro territorio verso il logico e naturale sviluppo a cui era vocato. Da allora ricordiamo ben poco di reale e concreto sviluppo per la città.
Dopo decenni di arretramenti economici, sociali e demografici manifestiamo la nostra stanchezza di fronte a personaggi politici pietosi e imbroglioni che recitano come in una commedia. Politicanti il più delle volte senza mestiere, suonatori di piffero, pronti a vestirsi da mendicanti per raccattare voti ad ogni tornata elettorale. Non vale niente un Amministratore, un politico che non abbia una visione d’assieme del territorio, delle sue esigenze e non guardi al suo futuro. Fatta questa analisi, con gli strumenti disponibili dovrà poi trovare le risorse per dare le giuste risposte a cittadini. Tutto il resto è fumo, è nulla. E’ fallimento.
Un giorno, un Sindaco moderno e partecipativo, con tanto di fascia tricolore addosso, in occasione della visita del Capo del Governo a Caltanissetta, consegnò una letterina con i suoi bisogni ma anche con i suoi sogni; con la riverenza e l’imbarazzo del bambino di fronte ad una Babbo Natale toscano e non certo finlandese. Non la mise sotto il piatto, non la pose sotto l’albero, la consegnò come quando i vecchi canoni della politica e della raccomandazione insegnavano: mano nella mano. Si vabbé, ci fù il pistolotto oratorio, il saluto accorato, la genuflessione di rito.
A dirla tutta avremo preferito un Campanile tronfio e ignorante ma almeno orgoglioso del suo ruolo, anche se uno era federale e l’altro, pare che sia vero, è sindaco. Purtroppo il giorno dopo non è arrivato alcun telegramma ne in Prefettura e nemmeno al Comune foriero di buone nuove per la cittadinanza. Anzi è arrivata la mail di Caltaqua che preannunciava l’interruzione del servizio idrico.
Etico