Incontro tra Assoconfidi e i candidati in corsa per le regionali del 5 novembre

PALERMO – Si è svolto martedì 17 ottobre, a Palermo, presso la “Sala Belvedere” della Camera di Commercio di Palermo ed Enna, in via Amari, l’incontro pubblico tra Assoconfidi, l’associazione di categoria che riunisce il 95% dei confidi siciliani, e i candidati alla Presidenza della Regione Siciliana e i relativi assessori all’Economia già designati. Presenti, infatti, Giancarlo Cancelleri (M5S) e Gaetano Armao (per la coalizione di centrodestra guidata da Nello Musumeci); quindi, Pino Apprendi indicato dalla lista di Claudio Fava (impegnato a Roma in una registrazione televisiva). Assenti (per impegni pregressi già comunicati) il candidato Roberto La Rosa (movimento “Siciliani Liberi”) e Fabrizio Micari (centrosinistra) che, invece, ha dato forfait all’ultimo momento.

Un’ora di confronto, moderato da Nino Amadore, giornalista del Sole-24 Ore, sui temi caldi dell’economia isolana: stretta al credito, crisi economica, riforma del settore, micro e piccole-medie imprese che, in un contesto affatto favorevole, continuano a rappresentare il polmone sano dell’economia regionale.

“L’obiettivo dell’incontro – ha precisato il presidente di Assoconfidi Sicilia, Vito Rinaudo – voleva essere quello di mettere i futuri interlocutori politici della Regione Siciliana davanti alla drammatica situazione nella quale versano il comparto e le micro e piccole-medie imprese (M-Pmi), pretendendo finalmente risposte precise”.

Preoccupazioni, richieste e priorità quelle individuate da Assoconfidi – che oggi è in grado di garantire alle circa 70.000 aziende socie ben due miliardi di euro di finanziamenti – e condensate in un documento consegnato ai candidati e alle rispettive coalizioni politiche.

I punti principali sui quali i relatori hanno preso pubblicamente impegni ben precisi e che saranno oggetto di verifica a 100 giorni dalle elezioni sono stati, tra gli altri, il rifinanziamento dei confidi attraverso la patrimonializzazione dei fondi rischi; l’attuazione della limitazione – già prevista dalla legge Bassanini del 1996 – alle sole controgaranzie, per il finanziamento alle imprese siciliane, del Fondo Centrale di Garanzia presso MCC (MedioCredito Centrale S.p.A.) o, quantomeno, limitare l’intervento di detto Fondo alle operazioni di importo pari o inferiore a 150.000 euro; quindi, procedere all’accorpamento di Irfis, Crias e Ircac per farne un unico soggetto di riferimento.

“Apprezziamo queste aperture da parte dei futuri interlocutori della politica regionale – ha aggiunto Rinaudo – ma non diamo nulla per scontato poiché la stessa politica regionale ci ha abituati a essere molto prudenti. Non è un caso che nel corso di questa legislatura in scadenza – ha ancora precisato Rinaudo – abbiamo registrato la totale assenza di interventi a favore del comparto. Che poi – ha sottolineato – vuol dire assenza di sostegno alle nostre imprese che dovrebbero muovere l’economia. Serve pianificare e programmare, in maniera strutturale e non contingente, una volta per tutte”.

Occorre, insomma, rivedere l’approccio al settore e «superare l’idea – ha ricordato Nino Amadore – che i confidi siano una stampella, considerandoli per quel che sono: un pezzo fondamentale dell’economia regionale, soprattutto a sostegno delle imprese più fragili. Chissà perché – ha chiosato Amadore – si riescono a trovare soldi per platee ampie di soggetti e poi non si trova il tempo per 70.000 aziende…».

Di seguito il contenuto del documento sottoposto all’attenzione dei candidati alla Presidenza della Regione Siciliana e ai loro successori designati ai rami di riferimento

Egregi Signori Candidati, l’occasione delle imminenti consultazioni per la scelta del futuro Presidente della nostra Regione, ci spinge a voler aprire canali di dialogo diretti per rappresentare esigenze e disagi di un comparto ampio e fortemente radicato nei territori, legato alle micro e piccole-medie imprese (M-Pmi) che, in un contesto affatto favorevole, continuano a rappresentare il polmone sano dell’economia regionale.

Lo scenario nel quale ci si trova a operare ci appare drammatico, come confermano dati, statistiche e rapporti delle diverse Istituzioni e Centri Studi. L’economia, pur non solo regionale – al di là di variabili oscillazioni – vive ancora un momento di grande sofferenza. Peraltro, la nostra terra subisce ancor più l’onta di una selvaggia emigrazione – soprattutto giovanile – che priva il tessuto imprenditoriale di risorse umane fondamentali e necessarie al rilancio economico. A ciò si aggiunga la contrazione del numero di M-Pmi che abbandonano, via via, il mercato, lasciando ulteriori vuoti di valore e di contenuto che difficilmente si riesce a colmare nel breve termine. Ciò dovuto anche alla difficoltà di accesso al credito e di sostegno dello stesso, che spinge tanti operatori a non poter più onorare gli impegni presi, determinando a traino negativi orizzonti per tutti i restanti soggetti comunque a essi legati.

Queste difficoltà hanno determinato una forte riduzione dell’erogazione creditizia a favore delle M-Pmi di oltre il 19% a livello nazionale (dal 2011 al 2015) e di oltre il 2,2% nel solo 2016; in Sicilia, ciò si è tradotto in un calo delle erogazioni per ben 556 milioni di euro.

Banca d’Italia scrive a giugno 2017: «Nel 2016 si è interrotto il calo dei prestiti bancari all’economia regionale; il credito concesso dalle banche di maggiore dimensione ha continuato a diminuire […]. Gli indicatori di rischiosità si confermano peggiori rispetto a quelli medi italiani e l’incidenza delle sofferenze accumulate durante la crisi rimane ancora elevata».

Banca d’Italia, ancora, sintetizza così lo scenario siciliano: «Negli anni della crisi si era ampliato il divario in termini di reddito pro capite con le aree più sviluppate del Paese e i principali indicatori economici si erano contratti in misura significativa e superiore alla media nazionale; nel 2016 il pil in termini reali è rimasto ancora inferiore ai livelli pre-crisi di circa 12 punti percentuali, rispetto ai 7 punti dell’Italia».

Ebbene, l’attività e il ruolo ricoperti dai Confidi all’interno del tessuto imprenditoriale siciliano – in grado di garantire alle circa 70.000 aziende socie, in questo momento, ben due miliardi di euro di finanziamenti – rappresentano, oggettivamente, aspetti di indubbio valore e di fattivo sostegno alle M-Pmi attraverso, appunto, la concessione della garanzia per favorirne l’accesso al credito. Ma anche essi subiscono, ancor più di altri operatori, l’onda lunga della congiuntura economica negativa per via della loro finalità mutualistica, dovendo far fronte in maniera inesorabile e costante alle escussioni bancarie che ne hanno notevolmente ridimensionato il patrimonio. Banca d’Italia, infatti, ricorda che «gli indicatori di rischiosità si confermano peggiori rispetto a quelli medi italiani e l’incidenza delle sofferenze accumulate durante la crisi rimane ancora elevata».

In un contesto siffatto, tutti gli attori politici ed economici sono chiamati a un impegno serio e coraggioso in un’ottica sinergica, che crei il giusto spazio per l’operatività di ciascuno di essi. In particolare, per quanto di competenza, impegnandosi a sostenere il comparto con risorse pubbliche senza le quali i Confidi non riuscirebbero a svolgere al meglio il loro ruolo di raccordo con il mondo del credito e dell’impresa. Ciò, peraltro, rientra anche tra le finalità individuate dal Dpef 2016/18 della Regione nel capitolo che attiene alla “strategia del credito in Sicilia”.

Quanto si rivela in negativo, nel corso di questi anni, è l’utilizzo delle risorse pubbliche del Fondo Centrale di Garanzia destinate per la gran parte alla “patrimonializzazione” delle banche – venendo loro incontro nel periodo di crisi strutturale da esse attraversato – messe in condizione di liberare ampie fette di liquidità. Anche su questo aspetto, tuttavia, la rete dei Confidi si permette di far notare un errore strategico, poiché le banche, forti di dette risorse pubbliche, hanno garantito essenzialmente le imprese già sane, lasciando invece al loro destino le M-Pmi, la parte più debole del sistema economico e rimesse, in definitiva, esclusivamente al sostegno della rete dei Confidi. Un disegno fallimentare decretato, come sopra ricordato, dalle decine di migliaia di M-Pmi uscite dal mercato. La presa in carico di M-Pmi in condizioni siffatte, da parte dei Confidi, ha pesantemente intaccato, peraltro, i patrimoni di questi ultimi, ridimensionandoli – si ribadisce – per una grossa fetta o addirittura – per molti di essi – bruciandoli del tutto.

Per la rete dei Confidi è necessario sottolineare e far comprendere a gran voce, in conseguenza, che l’unico vero obiettivo che deve essere perseguito è il sostegno alla parte più fragile dell’economia siciliana: in particolare, le M-Pmi.

Quanto a ciò, preme ai Confidi siciliani porre alla Vostra attenzione – quale classe politica rappresentativa degli interessi generali e che, tra poche settimane, sarà rinnovata dal voto dei siciliani – un breve memorandum dei punti principali legati a detto settore, da porre al centro del dibattito odierno e dell’agenda politica, convinti che un dialogo aperto, continuo e fattivo possa riconfermare con pienezza il ruolo a sostegno della collettività svolto dai Confidi.

  1. Approvazione del disegno di legge sul “Rifinanziamento dei Consorzi Fidi ex Legge Regionale n. 11/2005”, già in discussione presso la IIa Commissione “Bilancio e Programmazione”, prevedendo un aumento delle risorse che vorrebbero essere stanziate per il comparto;
  2. attuazione della limitazione prevista ex art. 2, comma 100, lett. a), l. 23 dicembre 1996, n. 662 (c.d. legge Bassanini); nello specifico, per la limitazione, alle sole controgaranzie per il finanziamento alle imprese siciliane, del fondo di garanzia citato presso mcc, permettendo alla rete dei Confidi di poter operare, per quanto di competenza, a sostegno delle M-Pmi (richiamo: art. 11, c. 55, l. r. del 9 maggio 2012, n. 26); o, ancora, limitare l’intervento del Fondo Centrale di Garanzia alle operazioni di importo pari o inferiore a 150.000 euro; 
  3. rifinanziamento del comparto (si rende memoria dei dieci milioni di euro di cui all’art. 11, c. 52, l. r. del 9 maggio 2012, n. 26). Ciò permette, altresì, di sottolineare con enorme rammarico per la stessa operatività del comparto e a tutto svantaggio del tessuto imprenditoriale della Regione – vero motore per una sana ripresa – la totale assenza di interventi a favore dei Confidi nel corso di questa legislatura in scadenza;
  4. riforma della l. r. 21 settembre 2005, n. 11, recante norme sul “Riordino della disciplina dell’attività di garanzia collettiva dei fidi”. Si tratta del testo normativo regionale di riferimento per i Confidi, i quali ritengono giunto il momento di procedere a una sua razionalizzazione e riforma. In particolare, con attenzione ai seguenti punti:
  • patrimonializzazione dei fondi rischi;
  • contributi alla patrimonializzazione per favorire i progetti di aggregazione e riorganizzazione/fusione dei Confidi. Ciò è tanto più importante nella misura in cui, in un contesto economico critico, frastagliare l’offerta e il panorama degli operatori-Confidi si palesa come una scelta errata. A contrario, quanto occorre è esattamente l’inversione di tendenza che permetta e agevoli processi di fusione indispensabili a consolidare e a rafforzare detti operatori;
  • snellimento dei parametri di riconoscimento dello status di confidi da parte della Regione Siciliana;
  • contributo in conto interessi, richiedendosi una necessaria canalizzazione di risorse pubbliche, come emerso, inoltre, a livello comunitario e nazionale, ove si registra l’attivazione di misure specifiche dirette al rafforzamento del comparto dei Confidi;
  1. valorizzazione dei fondi rischi dei Confidi attraverso le misure previste dal po fesr e dal psr 2014/2020 a sostegno della garanzia per l’accesso al credito delle M-Pmi (strumenti di tranched cover per portafogli di finanziamenti e di fideiussioni; canalizzazione mirata delle risorse previste da questi strumenti: a) laddove si intenda farle confluire presso il Fondo Centrale, che lo si faccia in modo tale da “valorizzare” la controgaranzia per i Confidi; b) laddove si intenda farle confluire al comparto, che lo si faccia in modo tale da rimpinguare direttamente i fondi rischi dei Confidi). In questo contesto, potrebbe essere auspicabile la costituzione di un Fondo speciale dedicato alle M-Pmi siciliane da utilizzare in controgaranzia;
  2. ipotizzare, nell’ambito di una riforma del credito agevolato in Sicilia, un raccordo più consolidato sul punto tra Irfis, Crias, Ircac e Confidi e una gestione più marcata da parte di questi ultimi. Nello specifico, la rete dei Confidi auspica fortemente un accorpamento di dette strutture in modo da creare un unico soggetto che funga da unico interlocutore e, al contempo, da unico regista delle tante misure in atto da gestire e investire in maniera oculata e funzionale ai veri settori strategici (capaci, quindi, di creare reale valore e ricchezza); questi ultimi, insieme agli investimenti pubblici in settori come quello delle infrastrutture da creare ex novo o da migliorare fin da ora, permetteranno di ridisegnare la mission e la visione d’insieme del panorama produttivo. Obiettivo: rilanciare l’economia siciliana, stravolgendo l’immobilismo che la attanaglia, ormai, da troppo tempo;
  3. costituzione, anche allo scopo di condividere i punti sopra riportati, di un tavolo tecnico permanente, interassessoriale, sul credito e sugli strumenti finanziari, costituito in pari misura da una rappresentanza dell’Abi, dei Confidi ex art. 112 ed ex art. 106 aderenti ad Assoconfidi e degli Assessorati competenti.

Il presente documento non intende esaurire tutte le potenziali richieste che i Confidi minori e maggiori – secondo le rispettive peculiarità – o le Reti da essi costituite possono presentare all’Amministrazione regionale al fine di offrire alle imprese isolane il servizio di assistenza al credito. 

Alla luce di quanto sopra, l’auspicio è che le richieste avanzate, oggetto di approfondito e fattivo dibattito, possano essere recepite e percepite per quel che sono: serie richieste di sostegno al comparto senza il quale, difficilmente, si potrà realmente supportare il tessuto imprenditoriale siciliano.

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