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Fisco, operazione “Zero tasse”: maxi evasione a Messina, 5 arresti e 23 mln sequestrati

Redazione

Fisco, operazione “Zero tasse”: maxi evasione a Messina, 5 arresti e 23 mln sequestrati

Gio, 05/10/2017 - 09:14

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MESSINA – Operazione “Zero Tasse”. Arrestati dalla Guardia di finanza di Messina un commercialista e quattro imprenditori dopo la scoperta di una maxi frode fiscale e di un vasto giro di fatture false. Il provvedimento e’ stato emesso dal gip Maria Vermiglio, su richiesta della Procura della Repubblica. La misura prevede la custodia cautelare in carcere per tre indagati e gli arresti domiciliari per altri due. L’autorita’ giudiziaria ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo per oltre 23 milioni di euro, su conti correnti e disponibilita’ finanziarie riconducibili agli indagati ed alle societa’ coinvolte nella frode. Nell’ambito dell’operazione, sono state denunciate complessivamente nove persone. Gli illeciti ipotizzati sono associazione per delinquere finalizzata all’emissione ed all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e bancarotta fraudolenta.

L’indagine, che e’ nata da un controllo fiscale eseguito nei confronti di una ditta di vendita di prodotti informatici, ha fatto emergere l’esistenza di un’organizzazione finalizzata alle frodi fiscali, capeggiata da due fratelli imprenditori e da un professionista, tutti destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere. Altri due imprenditori sono stati, invece, sottoposti ai domiciliari. Questi ultimi, ricoprivano formalmente la carica di rappresentanti legali di alcune societa’ di comodo (di fatto amministrate dai citati fratelli), che venivano utilizzate per emettere fatture false a favore di altre societa’ riconducibili all’organizzazione criminale. Le attivita’ hanno consentito di scoprire un sofisticato sistema di frode attuato tramite un vasto giro di fatture false fra diverse societa’ legati agli indagati attivi nel settore del commercio dei prodotti elettronici destinati alla grande distribuzione nonche’ al commercio al dettaglio via web. Il meccanismo faceva leva sulla aziende “cartiere”, dislocate nelle province di Messina, Pesaro, Roma, Taranto e Treviso, nonche’ in territorio estero (Malta, Romania e Slovenia), gran parte delle quali gestite direttamente nel capoluogo peloritano. Garantito un elevato profitto, rappresentato anche dall’Iva non versata all’erario.

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