La corte d’appello di Catania, che celebrava il processo di revisione delle condanne, alcune delle quali all’ergastolo, emesse a Caltanissetta a carico di 9 persone coinvolte ingiustamente nell’attentato al giudice Paolo Borsellino, ha assolto tutti gli imputati dall’accusa di strage. Il processo di revisione è stato chiesto, inizialmente, dalla procura generale di Caltanissetta ed è stato celebrato a Catania, come prevede la legge.
Lo scorso 20 aprile la Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Antonio Balsamo, dopo quasi undici ore di camera di consiglio – e 25 anni dalla strage – aveva emesso la sentenza del processo “Borsellino quater”, confermano lo scenario – sono parole del procuratore Sergio Lari – di un “colossale depistaggio” di cui furono vittima gli assolti di oggi nel processo di revisione di Catania. L’ergastolo era stato inflitto a Salvuccio Madonia e Vittorio Tutino, entrambi accusati di strage. Dieci anni ai falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci, chiamati a rispondere di calunnia per le false dichiarazioni rese all’inizio delle indagini. Non doversi a procedere” per Vincenzo Scarantino, per il quale e’ stata richiamata la prescrizione. Vincenzo Scarantino – aveva nei fatti certificato la sentenza – era stato indotto nel suo falso pentimento. Tanto che era stata decisa la trasmissione degli atti in procura per accertare chi lo abbia spinto in questa direzione e a rendere quelle dichiarazioni che hanno deviato i primi tre processi. “La sentenza – commentava allora l’avvocato Giuseppe Scozzola, difensore di parte civile di Gaetano Scotto – conferma con la concessione dell’attenuante a Vincenzo Scarantino, e cioe’ che e’ stato indotto nel suo falso pentimento, quanto i difensori non solo in questo processo ma essenzialmente nei due precedenti, hanno sempre sostenuto e cioe’ che Scarantino non solo raccontava fatti non vissuti, ma che in cio’ era stato indotto. Sara’ compito della Procura con la trasmissione degli atti ad accertare i soggetti che hanno tenuto questa condotta”. Restano tanti misteri su cui fare luce, ha piu’ volte detto il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone. Il riferimento e’ anche all’agenda rossa del giudice ucciso da tritolo mafioso, mai trovata, e alle indicazioni fornite in aula da un ufficiale dei carabinieri. “Elementi che – ha affermato Bertone – pongono la necessita’ di riaffrontare questo tema. Ci sono le prospettive per una ulteriore attivita’ che dovra’ essere svolta e verificata”.