Il vincolo alla Ford Fiesta, apposto con Decreto del 12 luglio 2017, e’ stato proposto dalla Soprintendenza di Agrigento con l’auspicio che la macchina insieme alla dimora del giudice possa incarnare la memoria collettiva della lotta alla mafia a favore delle nuove generazioni perche’ seguano l’esempio di rettitudine, correttezza e statura morale rappresentato dalla figura di Rosario Livatino.
PALERMO – Dopo la casa di famiglia del giudice Rosario Livatino a Canicatti’, gia’ sottoposta a tutela nel 2015, e’ stata dichiarata di interesse culturale anche l’auto nella quale il giudice viaggiava quando venne sorpreso e ucciso da un commando mafioso il 21 settembre 1990 sulla strada statale Caltanissetta-Agrigento, che percorreva ogni giorno per recarsi al lavoro presso il Tribunale di Agrigento. Il vincolo alla Ford Fiesta, apposto con Decreto del 12 luglio 2017, e’ stato proposto dalla Soprintendenza di Agrigento con l’auspicio che la macchina insieme alla dimora del giudice possa incarnare la memoria collettiva della lotta alla mafia a favore delle nuove generazioni perche’ seguano l’esempio di rettitudine, correttezza e statura morale rappresentato dalla figura di Rosario Livatino. In tal senso, il provvedimento di tutela e’ stato avviato nell’ambito del progetto “Alternanza Scuola Lavoro” in collaborazione con il Provveditorato di Agrigento e con la Direzione e gli alunni del Liceo Classico Empedocle di Agrigento.
L’auto, e’ stata utilizzata durante le riprese del film “Il giudice ragazzino” diretto da Alessandro Di Robilant e del documentario “Luce Verticale” a cura di Salvatore Presti, incentrati sulla vita di Livatino.
Per l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identita’ siciliana, Carlo Vermiglio: “Cosi’ come il Casolare dove venne ucciso Peppino Impastato, gia’ dichiarato di interesse culturale, anche la casa e l’autovettura del giudice Livatino hanno un alto valore simbolico e sono testimonianze preziose della storia collettiva nella lotta alla mafia, per questo e’ doveroso preservarle e sottrarle all’oblio. Nei giorni in cui il busto di Giovanni Falcone viene danneggiato in una scuola dello Zen a Palermo, l’Assessorato vuole affermare, ancora una volta, con forza la cultura della legalita’ anche attraverso la memoria di fatti e persone che scelsero la giustizia, il coraggio e l’ impegno etico per battersi contro l’illegalita’ del potere mafioso”.
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Un ragazzo splendido, che aveva diritto di dimostrare tutto il suo valore di uomo e di giudice per tutta la vita.
Non finirò mai di ripetere: mostrate nelle scuole di ogni ordine e grado i processi ai mafiosi.
Così che tutti possano capire di che melma trattasi.
E meno fiction televisive, se possibile. Finiscono con fare pubblicità alla melma.
Dr. Filippo Grillo