Caltanissetta “in caduta libera”. Consorzio universitario a guida regionale? Cui prodest?

CALTANISSETTA – Mai come da anni luglio è stato così asfittico, e non ci riferiamo solo al caldo.
La Città sembra ormai irreversibilmente avvolta da una cappa inespugnabile, nella quale un insidioso effetto serra fa si che i “raggi” di luce e calore penetrino dall’esterno, e “catturati” dalla nebulosa rialzino la già alta temperatura, rendendo così l’aria ancor più irrespirabile. Di contro nulla filtra all’esterno, nessun ricambio d’aria.
Ed è esattamente ciò che succede al pensiero, alle aspirazioni, alle legittime aspettative dei nisseni, imprigionate dalla politica. Proprio la politica, si è infatti trasformata dalla originaria funzione protettiva e strumentale alla vita assimilabili all’atmosfera, agli strati subdoli e venefici che costituiscono la cappa.
Troppe volte, infatti, di recente, si è percepita la sensazione di non essere protetti, ma al contrario aggrediti. Finanziamenti pubblici persi, opere di compensazione della S.S. 640 non realizzate, egemonia in crescita della burocrazia. Tutto ciò sembra trovare giustificazione, secondo l’attuale amministrazione cittadina, in un indeterminato peccato originale commesso dai cittadini, espiazione del quale avviene nell’eseguire l’assioma:”Gli altri hanno sempre ragione, i nisseni hanno comunque e sempre torto”.
L’amministrazione Ruvolo sta fungendo da braccio armato di chi ha condannato Caltanissetta alla pena eterna del complesso di inferiorità e della soccombenza. Il sacerdote della partecipazione è declinato nel sacerdote della punizione. Il suo slogan motivazionale è trasfigurare gli atti generatori della sconfitta in “manifestazioni di senso di responsabilità”. Guai infatti a ribellarsi all’inevitabile.
Non potrebbe spiegarsi in alcun modo la feroce reazione del sindaco alla opposizione espressa dal direttivo del Consorzio Universitario al decreto regionale che affida la governance dell’Università nissena alla Regione ed all’Università di Palermo, operando un esproprio della sfera di influenza che oggi possono esercitare l’Ente Locale, la Camera di Commercio ed il Libero Consorzio Comunale nei destini degli studi accademici nel nostro sfortunato entro terra siculo. Potremmo certo dire molto sul modo in cui gli Enti Territoriali hanno recentemente dimostrato la propria voglia di incidere su tali aspetti. Questa è però un’altra storia.
Tornando al fattaccio della “diffida” di Ruvolo a Giammusso ed al direttivo del Consorzio, e’ altrettanto vero che anche altri enti soci, Asp e Cefpas, hanno espresso detta posizione, ma è noto che le direzioni delle predette istituzioni sono diretta espressione del governo regionale, e come tali, agli ordini di quest’ultimo devono conformarsi.
Ma il sindaco? Non dovrebbe, quest’ultimo incatenarsi in pubblica piazza di fronte all’ennesimo scippo?
Cosa fa invece il nostro Ruvolo? Emette la solita “bolla” di ispirazione pseudo partecipativa, attaccando a gamba tesa il Prof. Giammusso, e accelerando vorticosamente, ed in tempi assolutamente sospetti, sulla sostituzione della governance colpevole di lesa maestà nei confronti di mamma regione (o forse dovremmo dire matrigna). Governance nella quale figura, tra gli altri, anche l’ex sindaco Michele Campisi, e che ha mantenuto i conti in ordine e gestito l’ordinario al meglio che poteva, considerando che in oltre tre anni di amministrazione si è solo assistito ad una rotazione di poltrone di vago sapore primo repubblicano, soggetti seduti sulle quali vantano forse il primato del minor numero di provvedimenti assunti nella storia dell’istituzione.
Una nebulosa nella nebulosa, quindi, la polemica alzata dal primo cittadino, che i malpensanti vedrebbero finalizzata ad occultare i veri motivi di detta inspiegabile e manifestamente illogica presa di posizione. Motivi che ancora oggi Ruvolo non ha ritenuto di dover rendere noti.
Viene quindi spontaneo chiedersi:”Cui prodest?”

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