Per Di Matteo “Oggi questa ricerca della verità è rimasta sulle spalle di pochi magistrati e pochi investigatori. Dovrebbe essere uno sforzo collettivo di tutte le istituzioni, di tutta la magistratura, di tutte le forze di polizia, di tutta la politica. Cosi’ al momento non è”.
PALERMO – “Molti punti fermi sono stati messi. Pero’ proprio nelle sentenze che gia’ sono state emesse, e definitivamente confermate, ci sono gli elementi per ritenere che con molta probabilita’ assieme agli uomini di Cosa nostra abbiano agito anche altri soggetti appartenenti ad altri ambienti”. Lo ha detto il sostituto procuratore della Procura nazionale antimafia, Nino Di Matteo, conversando con i giornalisti poco prima di partecipare al dibattito dal titolo “In che stato e’ la mafia”, organizzato, nell’atrio della facolta’ di Giurisprudenza, a Palermo, da “Antimafia Duemila”.
Per Di Matteo “Oggi questa ricerca della verità è rimasta sulle spalle di pochi magistrati e pochi investigatori. Dovrebbe essere uno sforzo collettivo di tutte le istituzioni, di tutta la magistratura, di tutte le forze di polizia, di tutta la politica. Cosi’ al momento non è”. Attorniato da una imponente scorta – Di Matteo e’ tra le personalita’ piu’ scortate del Paese in seguito alle minacce di morte, da ultimo quelle del boss Toto’ Riina – il magistrato e’ stato accolto da un boato di acclamazione. Presenti studenti, giovani, i militanti delle “Agende Rosse” e di “Scorta civica”. Tra gli invitati anche il questore di Palermo, Renato Cortese, il comandante provinciale dei carabinieri, Antonio Di Stasio, la fotografa Letizia Battaglia, i coniugi Agostino, genitori del poliziotto ucciso da cosa nostra assieme alla moglie Ida Castellucci. Al dibattito – moderato dal giornalista Maurizio Torrealta – anche Giuseppe Lombardo, procuratore aggiunto a Reggio Calabria, il magistrato Gianfranco Donadio (consulente della commissione Moro), l’ex pm Antonio Ingroia.
“Penso che la ricerca della verita’ debba essere il primo obiettivo di ogni magistrato, di ogni istituzione politica e non politica. E credo – ha concluso Di Matteo – che certe volte la verita’ possa venire fuori anche a distanza di moltissimo tempo. E’ di recente passata in giudicato una sentenza della corte d’assise d’appello di Milano con la ricostruzione dei moventi e dei mandanti e degli esecutori della strage di piazza Della Loggia, nel 1974”. Per Di Matteo “noi dobbiamo sempre sperare di arrivare alla verita’ sulle stragi del 1992. Questo e’ il modo migliore, forse l’unico utile, per ricordare Paolo Borsellino e tutti quelli che sono morti nella lotta alla mafia”.
“Penso che la ricerca della verita’ debba essere il primo obiettivo di ogni magistrato, di ogni istituzione politica e non politica. E credo – ha concluso Di Matteo – che certe volte la verita’ possa venire fuori anche a distanza di moltissimo tempo. E’ di recente passata in giudicato una sentenza della corte d’assise d’appello di Milano con la ricostruzione dei moventi e dei mandanti e degli esecutori della strage di piazza Della Loggia, nel 1974”. Per Di Matteo “noi dobbiamo sempre sperare di arrivare alla verita’ sulle stragi del 1992. Questo e’ il modo migliore, forse l’unico utile, per ricordare Paolo Borsellino e tutti quelli che sono morti nella lotta alla mafia”.