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25mo anniversario della strage di via D’Amelio: lettera per una generazione 2.0

Redazione

25mo anniversario della strage di via D’Amelio: lettera per una generazione 2.0

Mar, 18/07/2017 - 20:02

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Caro ragazzo, 19 Luglio 1992, niente calcio ne canzoni, non pensare sempre a quello.Per una volta apri gli occhi, segui i modelli eroici di una Nazione allo sbando. Probabilmente non saprai neanche chi sia Paolo Borsellino, forse non è nemmeno colpa tua ma cerca di rimediare.

Se vedi gente che piange vedendo un telegiornale fatti delle domande… Ancora non ci sei arrivato? Quella gente che piange è la gente che ha vissuto direttamente o non quel terribile giorno, 19 Luglio 1992.

Per oggi cerca di fare un sacrificio, la sera non uscire con i tuoi amici ma prova a prendere informazioni: leggi un libro, cerca su Google, chiedi ai tuoi genitori, se proprio non capisci, leggi anche quest’articolo che forse non ti cambierà la vita ma proverà a farti ragionare, cerca almeno di informare i tuoi coetanei ignari che oggi moriva uno dei pochi simboli puliti di questa nazione: nato a Palermo il 19 Gennaio 1940 tra il pizzo, la criminalità e la “mala carne”, è riuscito con le sue idee a portare avanti fin da giovane la sua lotta a Cosa Nostra, qualcuno lo credeva matto, qualcuno non gli crede neanche oggi, ma chiediti come un solo uomo è riuscito a far unire e piangere una nazione intera per la crudeltà mafiosa.

Ora dirai che è stato soltanto uno dei tanti moralisti che pensavano solo ai loro interessi guadagnando la falsa stima della gente, ma Paolo Borsellino non era quella persona, basta vedere qualsiasi dato storico per vedere che lui stesso sapeva che la sua fine era vicina, l’aveva già capito prima della morte del suo amico magistrato Falcone, ucciso il mese prima in un attentato anch’esso, ma lui testardo continuava a lottare, tra minacce, ricatti e complotti tra quello stato mafioso che si propinava come suo alleato e che lo tradì e tra la “montagna di merda”, trascriveva tutte le sue emozioni in quel famoso diario rosso nascosto da qualcuno a cui dava troppo fastidio per essere reso pubblico.

Paolo Borsellino morì andando a trovare sua madre a Palermo in via D’Amelio 21 sotto il palazzo dove viveva la madre, era proprio il 19 Luglio del 1992 alle ore 16.58, quando quella Fiat 126, rubata contenente circa 100 chilogrammi di esplosivo del tipo Semtex-H telecomandati a distanza, “brillò” esageratamente.

Lui stesso come era solito fare aveva fatto capire agli amici cari a sua moglie e ai figli che sarebbe stato il suo ultimo giorno prima di morire.

La consapevolezza di lasciare un popolo che lo aveva sostenuto, nel lasciare i suoi figli senza un padre (tra l’ altro abituandoli alla sua futura morte non dandogli affetto) e lasciando sua moglie lo rendeva fiero per aver sacrificato la sua vita alla Patria e per aver reso immortali delle idee per le quali lui stesso aveva dedicato la sua vita.

Onore, libertà e rispetto sembrarono svanire alle 16:58 dove quella maledetta Fiat posizionata dai mafiosi Tutino e Vitale per ordine di Madonia esplodeva, un esplosione violenta, dove morirono Borsellino e quasi tutta la sua scorta: Emanuela Loi (prima donna in servizio di scorta), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina, l’ unico sopravvissuto fu Antonino Vulli (miracolato).

Disperazione di un popolo da una parte e dall’altra le urla di gioia dei mafiosi che in tutta Italia festeggiavano ribadendo lo stesso concetto: “Se lo è meritato, non si doveva intromettere in casi più grandi di lui”.

Dichiarazioni che scatenarono il Popolo che andò sotto la Prefettura di Palermo organizzando una protesta violenta e cantando all’unanime parole che descrivevano un pensiero univoco: “Assassini, corrotti!”, contestazioni durate mesi e sfociate in una violenza quasi giustificata per chi ha venduto la vita altrui a Cosa Nostra.

Di Paolo (mi permetto di dargli del “tu” rispettoso e affettuoso come un figlio farebbe nei confronti di un padre) rimangono le sue parole indelebili.

Alcuni hanno già pagato ma non basta, quegli attentati erano manovrati da molti politici le cui azioni furono nascoste ed ancora oggi si arricchiscono con i nostri soldi; ma a parte questo Borsellino deve essere ricordato per le sue idee, per il coraggio di combattere un mondo sempre più omertoso. Li avete uccisi ma le loro idee resteranno e speriamo troveranno linfa vitale nelle nuove generazioni sempre più trasgressive, basterebbe che vedessero quello che ha fatto quest’uomo non avendo paura, invece si continua sempre a seguire gli stereotipi sbagliati: gli americani o il ragazzo di strada ribelle oppure il playboy o la sexy star.

Il mondo non è solo questo mio caro ragazzo, mio caro coetaneo, perchè per fortuna c’è chi è morto per la propria Patria, la tua Patria la nostra Patria.

L’immagine che tutti quegli usurpatori stanno rovinando è anche merito di personaggi come lui, quindi sii fiero di essere italiano, ne per il cibo, le donne o il calcio, ma sii fiero sapendo che è grazie a gente come Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Cassarà, Giuliano, Chinnici e tanti altri che l’Italia dovrebbe andare avanti.

Proprio così, un mondo basato sull’estetica e sull’apparire che però vede in se dei ragazzi e degli uomini con dei principi che si divertono in modo sano, sono una minoranza, ed io ne faccio parte, forse questo articolo è inutile forse chi lo leggerà mi prenderà in giro, ci riderà su o forse chi lo leggerà potrà riflettere ed espandere il messaggio che Paolo insieme ad altri, riunendo gente di ogni fazione politica, voleva fosse trasmesso. Non centra nulla l’essere bigotti, qui si tratta di identità nazionale, saper combattere chi rovina l’immagine di un’Italia che non sa più come risollevarsi.

Quell’Italia che giornalmente viene sbeffeggiata, quell’Italia vissuta da “cittadini”, che a una settimana dalla strage di Via D’Amelio, a Palermo oltraggiano, deturpano e vandalizzano un busto commemorativo dedicato a Giovanni Falcone, quell’Italia dove la magistratura e in questo caso la Suprema Corte della Cassazione, chiede che Totò Riina, capo dei capi di Cosa Nostra, condannato per le bombe negli anni del terrore degli attentati mafiosi e per le strage di Capaci e Via D’Amelio, abbia diritto ad una morte dignitosa, Giovanni, Paolo e tutti gli altri meritavano una morte DIGNITOSA, di sicuro il Riina no, ma ormai abbiamo poco da stupirci.

E quindi… Eih ragazzo/a dico proprio a te, non pensare alle solite cazzate, pensa che un domani ai tuoi figli non racconterai delle “imprese calcio-economiche” di Donnarumma o le “avventure romantiche” di Temptation Island, questi saranno ricordi insignificanti che presto verranno dimenticati, piuttosto racconterai di uomini morti per un ideale che a distanza di 25 anni vengono ricordati come eroi nazionali.

Cosa costa seguire i comportamenti di questi personaggi? Sarebbe un Italia migliore, più pulita, perchè non diventare un cittadino italiano come loro? Spegni la tv ed accendi il cervello come diceva qualcuno, prova a rendere migliore questo mondo con piccoli gesti, onora questi eroi che forse non torneranno più, fallo per un mondo migliore, basta poco e con una citazione di Paolo Borsellino voglio concludere questa lettera:

“Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”
[cit.] Paolo Borsellino

Giuseppe Antonio Fiocco

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