Innanzitutto un dato, glaciale: 10mila persone – disperato più, affamato meno – sono seguite dagli uffici sociali del Comune di Caltanissetta. Poi, una riflessione, che scalda il cuore: “Una società che non si circonda di figli, che li considera un problema, un peso, non ha futuro”. Copyright Papa Francesco. Infine la soluzione: ritornare a parlare di famiglia. Ovvero, la famiglia torni a far parlare di sé. Scuotendo e strigliando la politica, la prima a ricordarsi delle famiglie solo quando chiama in blocco gli alberi genealogici alle urne. Come dire: più siete, più votate. È il calore dell’urna, bellezza. “Ma è una strada senza uscita, non bastano più gli interventi spot che tamponano le emergenze…”, avverte l’avvocato Massimiliano Centorbi, un presente da presidente provinciale del Forum delle Associazioni delle Famiglie, un recente passato da vicesindaco nella Giunta Ruvolo fino al novembre 2015, prima di lasciare per motivi personali. E il futuro? Già, quello è nebuloso.
Centorbi da alcuni mesi guida il Forum che nasce nel 1992 con l’obiettivo di portare all’attenzione del dibattito culturale e politico italiano la famiglia come soggetto sociale. Oggi è una realtà composta da 47 associazioni e 18 forum regionali, a loro volta composti da Forum locali e da 564 associazioni. Una grande casa dove convivono in tutto quattro milioni di famiglie, circa 12 milioni di persone.
La questione famiglia non è un aspetto secondario della nostra vita. È in larga misura nella famiglia che si costruiscono i destini degli abitanti di questo Paese, è in famiglia che si formano i cittadini di oggi e di domani, è la qualità della vita familiare che determina la qualità della vita dell’intera società. Una famiglia che funziona è garanzia anche del buon funzionamento di tutte le istituzioni sociali, politiche, economiche, educative della società. Non è neppure una questione cattolica, quasi che essa fosse semplicemente la specifica forma di convivenza dei credenti, come molti vorrebbero far credere.
Eppure i governi degli ultimi anni fanno spallucce sul sostegno delle politiche familiari, sostenendo che le risorse scarseggiano. Ma è davvero così?
È un falso problema ed è un approccio metodologico sbagliato al problema. Al contrario, la famiglia può essere una delle risposte al problema, per contrastare la decrescita economica del Paese e la dilagante disoccupazione giovanile. I soldi ci sono, ma secondo autorevoli esperti vengono utilizzati impropriamente. Pensiamo alla decontribuzione lavorativa del Jobs Act, che ci è costata 18 miliardi di euro di risorse pubbliche e che non ha prodotto gli effetti sperati. Gli economisti contattati dal nostro Forum nazionale sostengono che con l’investimento di meno della metà delle risorse finora spese, su base annua circa 7 miliardi di euro, si sarebbero generati consumi pari all’aumento di un punto e mezzo percentuale del Pil, con una crescita anche dell’occupazione e miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie sotto la soglia di povertà. Bisogna reagire e farlo presto, con terapie economiche shock.
Ma come intervenire? Con logiche assistenzialistiche e contributi a pioggia per stimolare i consumi?
Assolutamente no. Bisogna partire da un dato. Oggi si utilizza l’Isee quale parametro per usufruire delle esenzioni nelle erogazione dei servizi locali, che è distorsivo e discrimina le famiglie con figli. Poi ci sono le addizionali Irpef regionali e comunali. Quest’ultime sono inique perché sono in misura fissa, una percentuale fissa sul reddito, senza tenere conto del carico familiare. Non mi dilungo nei tecnicismi: il Forum propone da anni il cosiddetto “Fattore Famiglia” che è un riequilibrio fiscale in funzione del carico familiare.
I numeri sono drammatici ma dalla sua analisi sembra più conveniente restare single, a Caltanissetta come altrove, piuttosto che mettere su famiglia.
Non lo dico io, parlano chiaro i dati. Denatalità ai livelli della seconda guerra mondiale. La disoccupazione giovanile ha picchi da record con più del 50% dei giovani tra i 18 ed i 30 anni. I Neet, quei giovani che non studiano più e non cercano più lavoro, esistono anche dalle nostre parti. La precarizzazione selvaggia dei contratti di lavoro è una realtà che vive soprattutto la provincia di Caltanissetta. Come fa a sposarsi un giovane laureato che rimane qui per investire? L’incertezza provoca paura nel futuro e frena i consumi e l’economia. L’Italia non è un Paese per i giovani che vogliono lavorare, sposarsi e creare una famiglia. Conviene essere single. Fare l’assessore mi ha permesso di avere una visuale dei problemi più approfondita. Circa 10mila abitanti sono in carico all’anagrafe dei Servizi Sociali. Questo disagio sociale si può sconfiggere creando una rete di solidarietà fondamentale, attuando una politica seria di sviluppo regionale che locale. Pensare però che gli enti locali possano fare tutto da soli è da irresponsabili.
Paghiamo anni di mala gestio politica, in Sicilia e nel resto d’Italia. E intanto da qui si scappa…
Parlerei di molte scelte economiche scellerate. Nel Nisseno vi sono pensionati dell’Ente Minerario Siciliano che garantiscono la sussistenza dei figli, anch’essi disoccupati, e anche dei nipoti. Un welfare familiare allargato che potrà reggere fino ad un certo punto. Se non riparte l’economia dei territori, delle cosiddette aree interne già marginalizzate, si assisterà ad una desertificazione demografica che è già in atto e se non si interviene urgentemente questo processo sarà irreversibile.
Ma qual è il piano B del Forum per uscire da questa crisi?
Il Forum si pone come interlocutore, come laboratorio di idee, come pungolo a chi ci governa affinché si ponga l’attenzione su questi temi. Bisogna che i giovani si appassionino alla politica, quale forma più alta della carità come diceva Giovanni Paolo II. Il Forum può essere una buona scuola che parte dal basso: raccoglie le istanze, le rielabora in provvedimenti e li propone a livello nazionale, regionale e locale.
Anche a Caltanissetta le famiglie hanno deciso di scendere in campo. Con quali progetti?
Abbiamo un direttivo provinciale di professionisti che si spende quotidianamente ed è rappresentativo di tutte le categorie produttive, dalla scuola alle imprese agricole, ma anche commercialisti, avvocati, la Pastorale Familiare. Il focus è su tre punti: il “Fattore Famiglia” da proporre ai sindaci sarebbe una boccata d’ossigeno per molte famiglie con figli a carico. Penso al progetto “Immischiati” con le scuole, come patto di corresponsabilità tra genitori e docenti nella crescita degli alunni. Infine collaborazione con il mondo che ruota attorno alle associazioni di categoria. Bisogna fare rete. Ma la vera partita si gioca a livello regionale e nazionale. Senza investimenti produttivi non riparte l’economia. Piccoli gesti quotidiani e scelte responsabili da cittadini consapevoli ci faranno uscire da questo tunnel.
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LA FAMIGLIA, NUCLEO FONDAMENTALE DELLA SOCIETA E CENTRO DEI NOSTRI AFFETTI, E LA PRIMA AGGREGAZIONE UMANA, CHE DOBBIAMO DIFENDERE.
IL DECRETO LEGGE CIRINNA, CHE LEGALIZZA LE UNIONI CIVILI, E UN ANNIENTAMENTO IN ATTO ALLA VERA FAMIGLIA, I CUI SCENARI FUTURI SARANNO SENZ ALTRO TERRIBILI CON DANNI DI INDICIBILE PORTATA, SE QUESTO GOVERNO DI SINISTRA ANDRA AVANTRI CON LA CULTURA G E N D E R., CHE E UN SERIO PERICOLO. ALTRO CHE ATTO DI LIBERTA!
RICORDO PURE CHE TALE POLITICA SULLE UNIONI DELLO STESSO SESSO, PROSCIUGHERA QUELLA FORZA DELLA RELAZIONE, SOLAMENTE POSSIBILE NELLA DIVERSITA, UOMO, DONNA.