La Strata a’Foglia era la voce di tutti. Una voce calda in un luogo che era veramente partecipazione, ma non certo per perdere tempo, o forse anche per quello, così almeno lo ricordiamo aprendo la nostra scatola dei ricordi.
Quel mercato era un mondo incantato, intriso di gioiosità in un contesto continuo di folla variopinta e variegata.
Quelle voci che provenivano da ogni bancarella erano una sola voce; non era un brusio ma un unico suono magicamente legato agli odori.
Un organismo vivente, un cuore pulsante, quello della vera Caltanissetta, quello dei nisseni autentici, orgogliosi delle loro origini, fieri del loro presente, illusi purtroppo sul loro futuro.
Il mercato era il luogo, questo sì, della partecipazione, dove non si manifestavano ideologie ma idee, dove si incontrava un popolo, dove una comunità si conosceva e si riconosceva. Quella Strata a Foglia era il mercato di tutti perché lì si alimentava la nostra stessa vita anche senza fare la spesa.
Quel mercato lo sentivamo nostro perché arricchiva la nostra condizione sociale e anche culturale senza che ce ne accorgessimo; senza scorgerne o intuirne il valore, immenso, della nostra identità.
Oggi, col cuore in gola, col magone di chi si sente smarrito a casa sua, quella Via Consultore Benintendi che da oltre 130 anni ci lega al nostro nobile passato, si presenta anche con l’immagine di Mohamed, non con l’odore delle nostre primizie ma del Kebab, non espone le sarde salate o le olive cunzate di Gino Di Forti ma le collanine di ragazzi venuti da lontano che non sanno nulla della nostra storia e non sanno nulla di quel luogo.
Molti dicono che vivere di ricordi alimenta soltanto la malinconia. I ricordi secondo Etico costituiscono invece il punto di riferimento per costruire un futuro. Piuttosto la rassegnazione è un morbo; il disincanto è mancanza di rispetto verso se stessi. Essere fermi, immobili ed accettare il destino senza essere protagonisti del proprio destino non solo è delittuoso ma è anche da meschini.
Se la città vuole rinascere deve partire dal suo cuore; se la città vuole riavere il suo temperamento non può prescindere dal riappropriarsi dei suoi luoghi, e riscoprirne le sue origini.
Un popolo non può abbandonarsi ineluttabilmente agli eventi senza costruire le condizioni per il proprio futuro. Lo deve fare nel rispetto delle diversità, tenendo conto che i tempi sono cambiati, che il mondo della globalizzazione ha modificato tanti parametri culturali e commerciali ma mai rinunciando agli interessi e all’identità della nostra comunità.
Non si vede il motivo perché si debba cambiare il modo di pensare, di muoversi, di comportarsi, di essere italiani, siciliani, nisseni sol perché ci inculcano l’idea che viviamo un processo di globalizzazione e per giunta irreversibile. I tempi cambiano e cambiano la nostra società ma non possiamo non diffidare fermamente di coloro che ispirano forzatamente questo pensiero avendo certezza che globalizzazione non significa integrazione ma piuttosto guadagno e convenienza.
Passeggiando alla Strata a Foglia e non si sente più quella voce unica dei nisseni, quel calore e quei sorrisi che ci rendevano protagonista di una scena di festa, in mezzo ai colori e a tanto affetto; i nisseni autentici quando torniamo in quel che resta di quel mercato, guardandoci attorno, ci sentiamo smarriti, non sentendo più quegli odori che sono quelli della nostra comunità quando torniamo a casa chissà perché ci sentiamo tristi e nervosi. Allora non è al caso di chiederci se forse qualcosa abbiamo sbagliato o stiamo sbagliando?
La risposta a questa domanda impone un’analisi profonda che va ben oltre il fenomeno della Strata a Foglia ma coinvolge l’intero Centro Storico. Noi vogliamo focalizzare la nostra e la vostra attenzione al Mercato pur comprendendo che il recupero di aree commerciali storiche non possa prescindere dal recupero del centro storico nel suo ambito complessivo.
Nella perenne attesa della riqualificazione del Centro Storico il Comune può, anzi deve svolgere un ruolo di motore nell’approvare e agevolare progetti di rilancio e riqualificazione, ispirati anche da privati. Ispirare, suggerire, sostenere, agevolare, sono verbi che devono essere sempre più usati e attuati da parte di un Ente che non può sonnecchiare o addirittura disinteressarsi del destino della propria città e dei suoi attori, siano essi comuni cittadini o commercianti o anche imprenditori.
Si studi la possibilità, come avvenuto in centro Europa di costituire una rete di operatori (non solo commercianti ma anche imprenditori del real estate) che abbiano interessi diversi ma obiettivi comuni. Ci sia insomma un progetto che segni il percorso della rinascita e soltanto così tutta la città possa tornare…a cantare e quel cuore riprendere a pulsare.
Si cominci intanto a dare dei segnali che l’Amministrazione può attuare senza dipendere da alcuno e senza l’attesa di finanziamenti e di iniziative proiettate nel lungo termine. Si vuole dare ossigeno alla Stra a Foglia? Allora si dia una destinazione d’uso solo ed esclusivamente di tipo alimentare o gastronomico ai locali e alle attività che vi si insediano, si agevoli fiscalmente chi opera in quell’ambito, si eviti il proliferare di baracche più o meno stabili nelle altre parti della città, si incentivino in tutti i modi i nisseni ad acquistare e rivivere in quella strada, si ridia un decoro urbanistico e architettonico, si ridia insomma un’anima, una voce e dei colori alla nostra identità. Potremmo riabbracciarci e sorridere riconoscendoci, noi fratelli nisseni.
Etico