Coldiretti Sicilia, “no all’accordo Ceta”: il grano dell’isola distrutto dalle importazioni

L’accordo di libero scambio con il Canada permetterà l’invasione di grano duro trattato in preraccolta con il glifosato vietato in Italia e l’entrata di ingenti quantitativi di carne a dazio zero. E’ l’allarme di Coldiretti Sicilia sull’impatto che il Comprehensive Economic and Trade Agreement avrà per la cerealicultura dell’Isola.

La vergogna e il paradosso – afferma il presidente regionale, Francesco Ferreri – risiedono  soprattutto  nel prezzo. In tutta l’Isola un chilo di grano duro si vende al massimo 20 centesimi ma in alcune zone anche 15. L’entrata di in vigore di questo trattato rappresenterà una vera e propria tragedia per i cerealicoltori dell’Isola con desertificazione di zone interne dove la semina è l’unica possibilità produttiva per mancanza di strade e altre infrastrutture. Se dobbiamo mandare nel Nord America quantitativi di nostre produzioni per avere in circolazione grano che scaccia quello siciliano, allora questi prodotti  teniamoceli.

Il nostro grano – aggiunge il presidente  – è di ottima qualità e pressoché esente da micotossine e non può essere più deprezzato così. Questo accordo è unilaterale nel senso che favorisce solo il Canada.

Anche il comparto zootecnico sarebbe compromesso con l’impatto di migliaia di tonnellate di carne a dazio zero e per questo si prepara un autunno caldo.

In Sicilia – ricorda la Coldiretti  – si producono oltre 8 milioni di quintali di grano duro in circa 287 mila ettari. La provincia più cerealicola è Palermo.

 

 

 

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