Bankitalia: gelata sulla Sicilia, cede il lavoro e cresce povertà

Nel 2016 sottolinea Bankitalia, il Pil in termini reali e’ rimasto ancora inferiore ai livelli pre-crisi di circa 12 punti percentuali, rispetto ai 7 punti del Paese.

La ‘nuttata’ non e’ passata in Sicilia. La regione resta quasi acquattata in attesa che vada via la bufera. Al momento vi resta invischiata. Il rapporto della Banca d’Italia sull’economia dell’Isola sottolinea che la ripresa, iniziata nel 2015, “e’ rimasta debole e non si e’ ancora diffusa ai settori produttivi”. I redditi e i consumi delle famiglie sono aumentati nel corso del 2016 in misura contenuta e la crescita dell’occupazione si e’ interrotta nel secondo semestre. Aumentano pero’ gli investimenti, grazie alla riduzione dei costi di finanziamento ai nuovi incentivi fiscali introdotti dal Governo. Negli ultimi anni si era ampliato il divario in termini di reddito pro-capite con le aree piu’ sviluppate del Paese e i principali indicatori economici si erano contratti in misura significativa e superiore alla media nazionale. Nel 2016 sottolinea Bankitalia, il Pil in termini reali e’ rimasto ancora inferiore ai livelli pre-crisi di circa 12 punti percentuali, rispetto ai 7 punti del Paese.
IL LAVORO. Dopo il buon andamento dell’anno precedente, nel 2016 la crescita del numero di occupati ha subito una battuta d’arresto: il tasso di occupazione era del 41,1% a fine 2015; un anno dopo si e’ attestato al 39,7%. Al tempo stesso torna a crescere la disoccupazione pari al 22,6% a fronte del precedente 20,5%. Un brusco rallentamento, dunque, se non un arretramento: nel periodo piu’ buio la regione aveva perso 160.000 posti in otto anni, ma nel 2015 ne aveva guadagnati 30.000. Un trend che ora si e’ fermato, anche se un flebile segnale di risalita si registra nel primo trimestre 2017 con l’occupazione che cresce dell’1,1% e la disoccupazione che si colloca al 22%. Poca roba, comunque. E si tratta di lavoro spesso fragile. Una indicazione in questo senso la da’ il dato sulle pratiche delle assunzioni: quelle a tempo indeterminato sono crollate del 33,9%, mentre i contratti di apprendistato hanno conosciuto una vera e propria esplosione: +83,3%.
LE IMPRESE. La ripresa dell’attivita’ produttiva che aveva caratterizzato il 2015 si e’ attenuata nel corso del 2016. Nell’industria l’attivita’ ha ristagnato. Le esportazioni sono diminuite per il quarto anno consecutivo (-5,3%); eccezioni il settore dell’agroalimentare, che ha registrato un incremento di oltre 9 punti, e il comparto chimico-farmaceutico di quasi 5 punti. Nelle costruzioni, dopo il lieve recupero del 2015, sono emersi nuovi segnali di indebolimento. Soltanto nei servizi e’ proseguito il miglioramento ciclico, trainato dalla crescita pur moderata dei consumi e dal buon andamento del turismo.
FAMIGLIE E POVERTA‘. Dal 2015 il reddito e i consumi familiari sono tornati ad aumentare moderatamente dopo le forti contrazioni degli anni precedenti che avevano colpito soprattutto le famiglie meno abbienti. La spesa per i beni durevoli e’ cresciuta, in particolare per le auto.

In forza di un livello dei tassi storicamente contenuto, le famiglie hanno fatto maggiore ricorso all’indebitamento per finanziare le proprie spese; nel 2016 sono cresciuti i prestiti per gli acquisti di immobili e il credito al consumo. Le migliori condizioni praticate sui mutui hanno favorito anche la ricontrattazione di quelli stipulati in passato, con una riduzione dell’onere dell’indebitamento. Resta il fatto che “le condizioni delle famiglie siciliane sono ulteriormente peggiorate”: nel 2015 la quota di quelle in poverta‘ assoluta si e’ ampliata fino all’11,3%, sull’intero territorio nazionale e’ cresciuta al 6,1%. Rispetto al biennio 2010-2011, inoltre, le quote di popolazione ad alto e basso reddito sono aumentate. Secondo gli ultimi dati disponibili, poi, alla fine del 2014 la ricchezza netta pro capite delle famiglie siciliane ammontava a oltre 90.000 euro, il 40% in meno del corrispondente valore nazionale. Con la ricchezza reale, prevalentemente costituita dal valore delle abitazioni, a rappresentare i due terzi della ricchezza lorda delle famiglie siciliane.
IL MERCATO DEL CREDITO. E’ proseguito il processo di razionalizzazione degli sportelli bancari, diminuiti di quasi un quinto dal 2009. La riconfigurazione della rete ha comportato anche una riduzione degli addetti, accompagnata da una maggiore diffusione dei servizi di home banking. Migliora la qualita’ del credito, ma resta alta l’incidenza delle sofferenze accumulate durante la crisi.
FINANZA PUBBLICA E LA SFIDA DI PATTI SUD E FONDI UE. Nel triennio 2013-2015 le spese delle amministrazioni locali siciliane si sono ridotte (-3,6% l’anno): in termini pro capite e’ stata pari a 3.367 euro, inferiore alla media italiana. La spesa sanitaria e’ cresciuta in maniera contenuta (0,3%, a fronte dell’1,7 del quinquennio precedente del 6,5% degli anni tra il 2003-2005), proseguendo la tendenza al rallentamento avviata con l’adozione dei piani di rientro dal deficit. Le entrate correnti sono aumentate per effetto soprattutto dei tributi propri. Nei Comuni a vocazione turistica l’imposta di soggiorno ha rappresentato una importante risorsa finanziaria. Nonostante il reddito delle amministrazioni locali dell’Isola si sia ridotto in termini assoluti, il suo rapporto rispetto al Pil resta su valori superiori a quello medie degli enti locali del resto del Paese. Ora si guarda con attenzione, in termini di produzione di ricchezza e lavoro, ai programmi comunitari 2014-2020: 5,4 miliardi di euro del Fesr e del Fse, cui si sommano i 2,2 miliardi del Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale; e ai Patti per il Sud: il costo totale degli interventi inseriti nel Patto regionale e’ pari a 5,7 miliardi.

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