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Sergio Lari, Procuratore generale di Caltanissetta: “Cosa nostra oggi in ginocchio grazie a Falcone”

Redazione

Sergio Lari, Procuratore generale di Caltanissetta: “Cosa nostra oggi in ginocchio grazie a Falcone”

Gio, 18/05/2017 - 12:41

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Il magistrato, intervenendo a Caltanissetta a un incontro, organizzato dall’Anm, nell’aula magna del Tribunale, in occasione del 25esimo anniversario dalla strage di Capaci, ha sottolineato i meriti di Giovanni Falcone.

CALTANISSETTA – “Se Cosa nostra oggi e’ in ginocchio, e lo e’, lo dobbiamo a Giovanni Falcone che quando ando’ al ministero varo’ quelle novita’ sulla Dia, sulla Dda, sulla Dna, sui collaboratori di giustizia, sul 41 bis che sono stati l’arma vincente del contrasto alla criminalita’ organizzata di stampo mafioso”. Lo ha detto il procuratore generale di Caltanissetta, Sergio Lari, intervenendo a Caltanissetta a un incontro, organizzato dall’Anm, nell’aula magna del Tribunale, in occasione del 25esimo anniversario dalla strage di Capaci.
“Non dimentichiamo che Falcone – ha aggiunto – e’ stato l’artefice di quella legislazione antimafia senza la quale oggi non avremmo raggiunto i risultati e i successi dei quali ci possiamo vantare. Giovanni da giudice istruttore e da procuratore aggiunto fu l’artefice del maxi processo, quello che fece finire l’impunita’ e la segretezza che erano i punti su cui si fondava l’assoluta invincibilita’ ai tempi di Cosa nostra. Condivido perfettamente quanto ha dichiarato Pietro Grasso che l’Italia sarebbe migliore se oggi ci sarebbero Falcone e Borsellino. Oggi Giovanni avrebbe compiuto 78 anni e sarebbe qui con noi e l’Italia certamente sarebbe migliore di come e’ adesso”.
Solo su una cosa Lari dice di non essere d’accordo con Grasso: “quando afferma che Giovanni era un uomo normale che faceva soltanto il suo dovere. In realta’ non era cosi’. Io ho sempre definito Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e coloro che vissero in quell’epoca, degli eroi perche’ erano perfettamente consapevoli del destino di morte che li attendeva. Non dimentichiamo che quando Tommaso Buscetta inizio’ a collaborare con Falcone la prima cosa che gli disse fu: ‘dottore, guardi che il suo destino sara’ quello di essere ucciso da Cosa nostra’. Giovanni sapeva bene che con le scarse risorse normative, materiali e investigative a sua disposizione, andava ad affrontare la piu’ potente organizzazione criminale esistente all’epoca, un vero esercito contro un pugno di uomini che ebbe il coraggio di affrontarlo ben sapendo a cosa andava incontro. Per me queste persone ricordano Ettore che sotto le mura di Troia affrontava Achille, un nemico invincibile per difendere la propria patria, la propria famiglia e i propri ideali”.

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