La prima è la memoria “storico-biblica “. Non si tratta di venirne a conoscenza, ora, per la prima volta, essendo nota alla nostra “cultura” biblica. Credo, però, che con piacere se ne possono ricordare i diversi particolari che sono tanto significativi e di piacevole ascolto. Ed ecco
un bel mattino, Gesù, va sul monte con i suoi discepoli ed anche tanti suoi seguaci,. Parla affabilmente e fa ancora delle utili raccomandazioni, e dà le ultime consegne: “Andate in tutto il mondo, ammaestrate tutte le genti; il Padre vi manderà lo Spirito. Santo ; io sarò sempre con voi a sostenervi nelle vostre difficoltà. E dove vado io voi conoscete la via. Abbiate fede; mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” Essi si prostrarono e lo adorarono. Mentre Egli fu elevato al cielo una nube lo sottrasse al loro sguardo. Comparvero due angeli, in bianche vesti e dissero: “Perché state a guardare , è stato assunto fino al cielo. Ma tornerà un giorno”. Se i nostri occhi della fantasia e della fede sapranno “crearsi” lo scenario, sarà di grande gioia ricordare e gustare il glorioso avvenimento, che chiude la vicenda terrena di Gesù. La seconda facciata è quella liturgico-pastorale . Che cosa è oggi, per noi, l’Ascensione ? E’ l’invito a non “restare ammirati spettatori” ma sentirsi coinvolti come protagonisti delle vicende che hanno avuto inizio dopo l’Ascensione e che sono quelle della nostra vita oggi. Mentre Gesù sale al cielo sembra che lanci “una fune”, con la quale restare attaccati a Lui, saldamente:”Io vado e voi conoscete la via, anzi vi lascio “la guida” . E’ quella della testimonianza di quello che credete. Sentitevi portatori del mio messaggio che dovrete annunziare al mondo. Siate fedeli all’insegnamento, voi che l’annunciate e gli altri che lo ascolteranno. Per voi tutti ( i presenti erano circa cinquecento) incomincia una nuova realtà: battezzate ! e il battesimo deve diventare l’impegno essenziale del vostro essere miei discepoli. Non dimenticate di osservare quello che vi ho comandato”. La liturgia ce lo ricorda: il nostro programma pastorale, deve trovare in quello che Egli ci ha detto, il cardine più sicuro per coronare in cielo la nostra speranza.