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Lavoro 2016: a Bolzano il primato degli stipendi in Italia, Caltanissetta all’89° posto

Redazione

Lavoro 2016: a Bolzano il primato degli stipendi in Italia, Caltanissetta all’89° posto

Mar, 02/05/2017 - 10:49

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ROMA – Con 1.476 euro mensili e’ Bolzano la provincia che, oltre ad avere il tasso di disoccupazione piu’ basso, detiene il primato degli stipendi medi piu’ alti fra gli occupati alle dipendenze. Seguono Varese (1.471), Monza e Brianza (1.456), Como (1.449), Verbano Cusio Ossola (1.434), Bologna (1.424) e Lodi (1.423). Si tratta di retribuzioni piu’ alte rispetto alla media nazionale (1.315) e, per la meta’ delle province italiane, si riferiscono alle citta’ del Nord Italia. La prima provincia del Mezzogiorno con la retribuzione media piu’ elevata e’ solo al 55° posto della classifica, dove si colloca L’Aquila con 1.282 euro.

Quella, invece, con gli stipendi piu’ bassi e’ Ascoli Piceno: 925 euro. E’ questa la fotografia scattata dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro per il 2016 all’interno della seconda edizione del rapporto “Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane”, presentato a Napoli durante la giornata di chiusura del 9° Congresso Nazionale di Categoria.
Quanto allo squilibrio tra tasso d’occupazione maschile e femminile, quest’ultimo e’ strettamente correlato allo sbilanciamento nella suddivisione del carico familiare tra donne e uomini. Nonostante la differenziata presenza sul territorio nazionale di strutture dedite ai servizi per l’infanzia, spesso non e’ conveniente per le mamme lavorare, perche’ il costo dei servizi sostitutivi per la cura dei bambini e per il lavoro domestico e’ decisamente elevato. Il tasso d’occupazione femminile piu’ alto si osserva nella provincia di Bologna dove due terzi delle donne sono occupate (66,5%), mentre quello piu’ basso si registra a Barletta-Andria-Trani, dove lavorano meno di un quarto delle donne (24,1%). Tassi d’occupazione femminile superiori al 63% si registrano anche in altre tre province tra le quali Bolzano (66,4%), Arezzo (64,4%) e Forli’-Cesena (63,3%), mentre solo un quarto della popolazione femminile lavora a Napoli (25,5%), Foggia (25,6%) ed Agrigento (25,9%).

 Il rapporto analizza, tra le altre cose, il mercato del lavoro anche attraverso un “indice sintetico di efficienza e di innovazione (Labour market efficiency and innovation index)” e stila una graduatoria delle province italiane in base al loro livello di competitivita’ occupazionale, derivato da cinque indicatori che meglio rappresentano e spiegano la capacita’ del tessuto economico e sociale di produrre maggiore e migliore occupazione.

Al primo posto si colloca Bologna, che cresce di una posizione rispetto al 2015 pur non primeggiando in nessuno dei 5 indicatori; segue Milano, che occupava la prima posizione nel 2015 e che presenta la quota piu’ alta di occupati che esercitano professioni altamente qualificate. Valori elevati anche nelle altre province lombarde: Lecco (3° posto), Monza e Brianza (4° posto), Lodi (9° posto), Como (10° posto), Pavia (11° posto), Cremona (18° posto) e Varese (20° posto). Il gruppo con le peggiori performance (dall’89° al 110° posto) vede cinque province del Sud Italia: Agrigento, Barletta-Andria-Trani, Crotone, Medio Campidano e Caltanissetta. La provincia di Barletta-Andria-Trani (con il piu’ elevato gender gap nell’occupazione) e’ una delle cinque province pugliesi con i valori peggiori dell’indice, insieme a Foggia, Taranto, Lecce e Brindisi. Nel gruppo anche tutte le province calabresi e due capoluoghi regionali: Napoli al 97° posto e Palermo al 100° posto (in compagnia della maggioranza delle province siciliane).

Il tasso di occupazione maschile e’, ovviamente, piu’ elevato: la provincia di Bolzano si colloca al vertice della classifica con piu’ di tre quarti degli uomini occupati (78,9%), mentre a Reggio Calabria lavora meno della meta’ della popolazione maschile (44,5%), seguita da Vibo Valentia (48,1%), Palermo (48,8%) e Caserta (49,9%).
La ricerca, nell’analizzare a fondo i dati sull’occupazione e sulla disoccupazione, fornisce un’analisi molto dettagliata anche sul fenomeno dei Neet: i giovani con un’eta’ compresa fra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione.
Nel 2016 erano 2,2 milioni di unita’ (1,1 milione di donne e 1 milione di uomini) in diminuzione rispetto al 2015 di 135 mila unita’ (-5,7%), come risultante della flessione sia delle donne che si trovano in questa condizione (-49 mila unita’, pari a -4%) sia degli uomini (-86 mila unita’, pari a -7,6%). La riduzione maggiore si registra nelle regioni del Nord (- 8,4%), rispetto a quelle del Centro (-5,9%) e del Mezzogiorno (-4,2%). Il tasso di Neet nel 2016 (24,2%) diminuisce di quasi un punto percentuale rispetto al 2015 (25,5%): il valore di questo indicatore nel Sud (34,0%) e’ superiore di 13 punti percentuali rispetto a quello del Centro (30,3%) e di 17 punti rispetto a quello del Nord (16,8%).
Il tasso di Neet piu’ elevato nel 2016 si registra nella provincia di Medio Campidano (46,2%) e quello piu’ basso in quella di Bolzano (9,5%), con una differenza di oltre 36 punti percentuali.
Il tasso di Neet e’ superiore al 40% nelle province di Cosenza (41,5%), Palermo (41,3%) e Catania (40%). Valori elevati di questo indicatore si osservano anche a Napoli (37,6%), al 10° posto fra le province con il tasso di Neet piu’ elevato.

I dati Report_Italia_DEF

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