IO ENTRO …… HO IL PASS ….. ! è per un controllo ? o per una autorizzazione ? No ! Meglio dire : per una” identificazione”. Ma non siamo alla frontiera, né all’aeroporto . Siamo davanti … alla porta della Chiesa. Più significativo è dire, anche se è più difficile a capirsi : “ siamo davanti alla porta di Gesù. Anzi, più esattamente , dinanzi alla “ Porta – Gesù” : Io sono la porta . Vorrei che questa breve , forse insolita, introduzione, fosse compresa come antifona preparatoria al discorso che faremo. Quarta domenica di Pasqua. Domenica del Buon Pastore. Ma è una espressione restrittiva, rispetto al testo evangelico. Infatti andrebbe meglio : “ Domenica di Gesù Buon Pastore e Porta di sicurezza “ . La figura del Pastore era molto presente nei testi della Bibbia dell’Antico Testamento e poi anche del Nuovo Testamento, il Vangelo. Meno usata la metafora della Porta. Diciamo subito che il brano evangelico è diretto al “ pastore” e alle “pecore”.. Ci trasferiamo al presente e diciamo : “ ai pastori”, cioè responsabili delle comunità, cioè il “gregge” e poi i fedeli cristiani., “le pecore.” Siamo abituati ( d’ambo le parti ) a produrre, e ad ascoltare, discorsi di monito, raccomandazioni, rimproveri, censure e condanne, rivolti al “ popolo di Dio “ Raramente “ le telecamere” risultano puntate sui “ pastori”. Io credo che, con molta chiarezza o, in controluce , si rileva che dal Vangelo possiamo ricavare un doppio avvertimento. Uno “ alla responsabilità” ( per i pastori “), e uno alla “consapevolezza di appartenenza”. al gregge, alla comunità ( i fedeli) . I pastori scelti a curare gli interessi spirituali dei fedeli, e questi ad avere la consapevolezza di appartenere al gregge con una appartenenza che non deve essere contrassegnata solo da abitini, distintivi, cordoncini, bandiere e stendardi. E’ essenziale che queste due “ identità” vivano un rapporto sincero ed intimo. “ Io conosco le mie pecorelle ed esse conoscono me “ Ed anche : “ il pastore conduce le sue pecore, cammina innanzi a loro e le pecore lo seguono “ . Se questo non avviene, come si può pensare ad una Chiesa comunione, una chiesa comunità, una chiesa famiglia” ? Quando vige un regime di “scollamento” di negligenza, o di disinteresse, o , apatia, ( da funzionari ) da un lato, e dall’altro di disistima, di sfiducia, quasi in un sordo dissidio, o una sotterranea opposizione, ( a qualsiasi livello ) ; un clima di screditamento… a vicenda. Così si costruiscono “muri” di ombra opaca, di “fumo illusorio “ . Una intelligente appartenenza al gregge, serve a creare fraternità; una consapevole comprensione della “responsabilità” può favorire l’aria di famiglia e l’insorgere di sentimenti di amicizia e affettuosità. “ Tu, Pastore di Israele, ascoltaci; conducici ad acque tranquille e verdi pascoli. Additaci, Signore, la tua verità e noi la seguiremo”.