La risposta a questa domanda si trova nei numeri elevati delle vendite di queste riviste e nella scelta, sempre più funzionale, di usare questa forma di comunicazione come strumento educativo.
Fino a un trentennio fa non era facile trovare a Caltanissetta un’offerta che andasse oltre quei titoli classici e amati da tutti. Topolino, Tex, Corto Maltese e Dylan Dog sono sempre stati in bella vista tra gli scaffali delle edicole. Meno fortunati, invece, i brand di nicchia e i Manga che si sono diffusi nella nostra città solo verso gli anni ’90 “nutrendo” i tanti appassionati del generee aprendo la strada a uno stile narrativo che spingeva il lettore verso una riflessione interiore.
“Non c’è età per essere appassionati o collezionisti di questi racconti figurati – ha spiegato Rocco Passaro, titolare di un negozio di fumetti a Caltanissetta -.Chi se ne innamora resta tale anche in età adulta. Esistono le app che consentono di acquistare il fumetto online ma il fascino di poter sfogliare le pagine cartacee rimane intramontabile”.
A rinvigorire la passione per i fumetti ha contribuito anche Hollywood con le grandi produzioni cinematografiche ispirate agli eroi della Marvel e Dc Comics.
“Il film, con i suoi effetti speciali e l’approfondimento psicologico del protagonista ha riacceso la passione per il fumetto – ha continuato Rocco Passaro -. All’uscita dalle sale cinematografiche rimane la voglia di continuare a seguire i supereroi e questo spinge verso l’acquisto dei fumetti cartacei”.
Il fumetto non è una novità della società moderna ma uno codice di comunicazione utilizzato, in modo primitivo, già nei graffiti delle caverne o nei geroglifici egizi. L’esplosione dei Manga, però, ha contribuito a rafforzare uno stile che già esisteva e che ha ancora tanto da poter offrire: il fumetto educativo.“Nelle tavole giapponesi non ci sono storie solo di avventura ma anche problemi adolescenziali legati all’amore, all’amiciziae, in generale, alle relazioni con il prossimo – ha commentato Rino Liotta, contitolare di una società di comunicazione nissena -. Con questi fumetti, lentamente, la mia passione si è evoluta e da semplice lettore sono diventato un disegnatore”.
“Scegliere un fumetto è come scegliere l’autore di un libro – ha continuato il disegnatore -. Non esiste un format prestabilito. È una questione di gusti, di preferenza di genere e di finalità da voler raggiungere”.
Negli ultimi 30 anni il lavoro del fumettista non ha subito grandi cambiamenti. Il primo step rimane sempre quello da compiere con la matita e il foglio. Solo dopo aver definito i disegni e le storie si passa alla fase digitale durante la quale si procede con la “coloritura” elettronica.
Chi vuole lavorare con il mondo dei fumetti non può fermarsi mai ma deve rimanere costantemente aggiornato sulle abitudini dei giovani e il loro stile di vita.
“Il fumetto è come la musica – ha spiegato Rino Liotta -. È la mano che muovendo la penna su un foglio crea un’armonia capace di comunicare sentimenti intensi di gioia, di commozione, di dolore o di paura. Non è cambiato tanto il disegno quanto il dialogo e il linguaggio che viene veicolato”.
Vengono usati tratti più moderni, ambientazioni e abiti attuali ma la caratteristica più incisiva si nota nel dinamismo realizzato nelle singole vignette. Un lavoro di squadra che può coinvolgere anche lo sceneggiatore e, in caso di fumetti educativi, anche il brand manager.
“Non puoi pensare che il linguaggio di comunicazione visivo o verbale dei giovani di oggi sia lo stesso della generazione che li ha preceduti. Anche se il messaggio da veicolare è lo stesso devi rinnovare tutto perché il rischio è quello di risultare anacronistico, noioso e, dunque, inefficace per l’obiettivo ricreativo o informativo che desideri raggiungere”.
Proprio per sapere come “restare aggiornati”, e realizzare fumetti che piacciano al target al quale sono destinati, è utile seguire una scuola o un corso di formazione specializzato.
“Non si tratta soltanto di imparare a disegnare – ha concluso Rino Liotta – ma di capire come approcciarsi alla sceneggiatura oall’inquadratura da realizzare.
Noi fumettisti siamo proprio come i registi: curando ogni singolo fotogrammadobbiamo far funzionarel’intera opera”.