La scienza è sempre più sicura nel dire di no, continuando a smentire uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Nature nel 1971, quest’ultimo sosteneva per la prima volta la teoria del menstrual synchrony, ossia del sincronismo mestruale; secondo gli scienziati di allora, erano state raccolte prove a sufficienza per dimostrare che le donne che vivono sotto lo stesso tetto o che lavorano insieme tendono a sincronizzare i propri cicli mestruali. In particolare la psicologa dell’Università di Chicago Martha McClintoc, chiese a un gruppo di ragazze fertili di riferire, nell’arco temporale di qualche mese, l’inizio dell’ultima e della penultima mestruazione, osservando così che vi era un ‘avvicinamento’ delle mestruazioni tra le ragazze che, secondo la loro esperienza, erano fisicamente più vicine. Questa sincronia mestruale prese il nome, McClintock Effect e fu attribuito all’influenza dei feromoni, ipotetici segnali chimici inconsci in grado di influenzare non solo il comportamento, ma anche un aspetto più strettamente fisiologico come il ciclo mestruale.
Da allora molti altri ricercatori hanno tentato di riprodurre i risultati dell’esperimento originale, studiando studentesse di college, madri e figlie, sorelle, amiche e colleghe di ufficio, ma:o non hanno trovato l’effetto oppure, trovandolo, lo hanno attribuito, convincentemente, ad un artefatto statistico privo di significato reale.
Sembra evidente che questa ‘teoria’ vada catalogata tra le ‘bufale sulle mestruazioni’ e seppur è vero che in natura, nella vita di alcuni animali sociali, esiste una intensa comunicazione feromonale, tuttavia questa, ad oggi, non è stata scientificamente associata alla presunta sincronia mestruale nelle donne. Per questo motivo, il ciclo mestruale, rimane un evento di mera natura personale, influenzato da numerosi fattori (fisiologici e non), che possono modificare la durata e la qualità del ciclo stesso.