Il totale del’area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi di Unimpresa sulla base dei dati Istat, alla fine del 2016 comprendeva 9,34 milioni di persone, in aumento rispetto al 2015 di 105mila unita’ (+1,14%).
Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione di fatto aggravata dalle agevolazioni offerte dal Jobs Act che hanno visto favorire forme di lavoro non stabili. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. Il dato sui 9,34 milioni di persone e’ relativo al quarto trimestre del 2016 e complessivamente risulta in aumento dell’1,14% rispetto al quarto trimestre del 2015, quando l’asticella si era fermata a 9,24 milioni di unita’: in un anno quindi 105mila persone sono entrate nell’area di disagio sociale. Nel quarto trimestre del 2015 i disoccupati erano in totale 2.89 milioni: 1,70 milioni di ex occupati, 676mila ex inattivi e 937mila in cerca di prima occupazione. A dicembre 2016 i disoccupati risultano in aumento di 179mila unita’ (+6,18%). In aumento di 105mila unita’ gli ex occupati, crescono di 42mila unita’ gli ex inattivi; salgono coloro che sono in cerca di prima occupazione, cresciuti di 58mila unita’.
In salita il dato degli occupati in difficolta’: erano 6,24 milioni a dicembre 2015 e sono risultati 6,27 milioni a giugno scorso.
n totale 28mila soggetti in piu’ (+0,45%). Una crescita dell’area di difficolta’ che rappresenta un’ulteriore spia della grave situazione in cui versa l’economia italiana, nonostante alcuni segnali di miglioramento: soprattutto le forme meno stabili di impiego e quelle retribuite meno – favorite dalle misure inserite soprattutto nel Jobs Act – pagano il conto della recessione, complice anche uno spostamento delle persone dalla fascia degli occupati deboli a quella dei disoccupati. I contratti a temine part time sono saliti di 83mila unita’ da 720mila a 803mila (+11,53%), i contratti a termine full time sono cresciuti di 13mila unita’ da 1,70 milioni a 1,71 milioni (+0,76%), i contratti a tempo indeterminato part time sono cresciuti dello 0,34% da 2,66 milioni a 2,77 milioni (+9mila). Scendono i contratti di collaborazione (-43mila unita’) da 327mila a 284mila (-13,15%) e risultano in lieve diminuzione gli autonomi part time (-4,12%) da 825mila a 791mila (-34mila).
“Non sono bastati gli interventi dei governi che si sono passati il testimone in questi anni a ridare slancio al mercato del lavoro. Facciamo i conti, e i numeri non mentono, con una situazione drammatica che e’ destinata a peggiorare”, commenta il vicepresidente di Unimpresa, Maria Concetta Cammarata. “Finita la droga degli incentivi contributi, le imprese sono rimaste senza aiuti, vanno aiutate di piu’ ora non sono adeguatamente supportate” aggiunge Cammarata.