Il primo lotto di piastrelle era stato importato da una societa’ di Mascalucia, il cui amministratore e’ stato denunciato dalle Fiamme Gialle, e successivamente rivendute ad altri negozianti di tutta la Sicilia, risultati ignari della pericolosita’ del prodotto, tra cui uno a Nissoria. Sempre a Mascalucia e’ stato individuato dai finanzieri della Compagnia di Enna un secondo lotto, anch’esso analizzato e ritenuto parimenti pericoloso, proveniente da Sassuolo, dove una societa’ commerciale, il cui responsabile legale e’ stato denunciato alla Procura di Enna, l’aveva importato dalla Cina e venduto in tutta Europa, anche a catene di grande distribuzione. Le accurate indagini dei finanzieri ennesi hanno appurato che i due lotti in sequestro erano stati prodotti da due diverse aziende della regione del Guangdong, nel sud della Cina, con identici stampi. La lunga ed articolata indagine svolta dalla Guardia di finanza di Enna a tutela della salute pubblica e’ stata in tutte le sue fasi coordinata dal procuratore della Repubblica Massimo Palmeri e dal sostituto Augusto Rio. Nel corso dell’indagine, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno sequestrato l’intera documentazione doganale e commerciale riferita ai due lotti di piastrelle, individuando anche gli esercizi commerciali cui erano state vendute e riuscendo a sottoporre a sequestro, con l’ausilio dei Reparti sul territorio, circa 7000 pezzi in 15 operazioni, prima che venissero commercializzati ed utilizzati dagli ignari acquirenti; denunciati i rappresentanti legali delle societa’ italiane d’importazione e commercializzazione.
Arsenico, nichel, piombo e cromo, sono le sostanze rilevate nelle piastrelle in quantita’ tali da costituire pericolo per la salute pubblica. Tali sostanze normalmente vengono “sigillate” all’interno della piastrella tramite il processo di vetrificazione dovuto alle altissime temperature di cottura mentre nel caso oggetto di indagine tale processo di fabbricazione non era stato compiuto in maniera regolare, tanto e’ che dette sostanze tossiche erano pericolosamente affiorate in superficie. In particolare l’Arpa, a seguito di specifica expertise ha acclarato “nel caso in esame la pericolosita’ del manufatto deriva da una non conformita’ del prodotto in quanto vi e’ stato verosimilmente inserito un preparato (probabilmente un rifiuto pericoloso) estraneo alla sua formulazione”.