Anche in questa domenica un altro brano del grande discorso della montagna. E anche, nella pagina proposta dalla liturgia di oggi, un messaggio assai duro o esigente da parte di Gesù. Ci ha già chiesto delle cose difficili: il distacco dai beni della terra, l’amore per i nemici, la difesa della fraternità e della concordia con il perdono, con coraggioso comportamento. Ora ci chiede una disposizione interiore che richiede una robusta fiducia nella Provvidenza e nell’ amore del Padre. A nessuno sfugge, come sia difficile entrare in questa logica, sopraffatti come siamo da tante constatazioni ed esperienze che ci scuotono fortemente, lasciandoci in una tristissima sensazione di perplessità o di mistero: ed ecco il terribile Perché ? La domanda ci sconvolge e col contrasto concreto della esperienza , non ci consente alcuna ragionevole e accettabile risposta: “Non preoccupatevi”, ma è difficile se non si è sorretti dalla speranza e la fiducia nell’innegabile amore provvidenziale del Padre. Gesù non ha fornito una motivazione se non la misteriosa e imprevedibile bontà del Padre. Ci offre la esperienza degli uccelli, dei gigli del campo, per avere la giusta conoscenza dell’agire del Signore. E con un senso di sicurezza o di profonda consapevolezza del suo dire, aggiunge : “Cercate piuttosto il regno di Dio e la sua giustizia”… “Abbiate cura di non servire due padroni”. Sembra che la premessa o la condizione posta da Gesù, sia: non preoccupatevi… se cercate il regno di Dio, se non diventate schiavi di un altro…. padrone, che chiama “mammona” , che è il simbolo o il segno concreto di una “forza” ( padrone) che rende schiavi della ricchezza, del denaro, fino a togliere la libertà interiore e vivere dominati dall’avidità ingorda che anestetizza l’anima, che dimentica i doveri di gratitudine verso il Padre che è nei cieli, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, ed attende che i “cattivi” ritornino alla casa paterna per vivere nella calda atmosfera di una comunione con il Signore e con i fratelli, camminando, con sicurezza, nella via della salvezza.