Salute

“Mettere al centro i diritti della persona”. Catechesi del vescovo Russotto all’Ordine dei Medici Caltanissetta

Redazione

“Mettere al centro i diritti della persona”. Catechesi del vescovo Russotto all’Ordine dei Medici Caltanissetta

Dom, 05/02/2017 - 09:18

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CALTANISSETTA  –  “Il medico unisca l’azione all’emozione. Occorre mettersi nei panni del paziente e amarlo come desideriamo essere amati noi nel momento della cura”. Lo ha detto il vescovo della Diocesi di Caltanissetta, monsignor Mario Russotto, intervenendo all’incontro “La cura dell’uomo, della legge”, tenutosi presso la sala assemblee dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Caltanissetta.

Ad introdurre la lectio magistralis del vescovo – alla quale hanno partecipato numerosi iscritti provenienti da tutto il territorio – è stato il presidente dell’Ordine, Giovanni D’Ippolito, che ha ringraziato monsignor Russotto per l’attenzione verso la categoria dei medici, evidenziando come “i colleghi e il personale sanitario operano in condizioni lavorative disagiate, che mettono a dura prova la loro dignità compiendo numerosi sacrifici per salvaguardare la salute dei cittadini”. Il presidente dell’OMCeO nisseno, inoltre, ha citato le numerose iniziative attuate per tutelare l’incolumità dei medici che operano nelle strutture assistenziali.

Il vescovo Russotto, illustrando il testo della Parabola del buon Samaritano e soffermandosi sul valore della compassione che trae spunto dal dialogo tra il dottore della legge e Gesù, ha detto: “La società è imbrigliata nelle reti del mercato al punto da isolare la persona, spesso a causa di logiche legislative che calpestano i diritti della persona. Se interpretiamo la legge in modo inclusivo allora valorizziamo il paziente, che non può essere sfruttato e depredato – ha aggiunto il vescovo della Diocesi nissena -. Non ci può essere legge che rispetti l’uomo senza che vi sia l’amore. Amiamo il prossimo come noi vorremmo essere amati. Ecco perché il medico non deve soltanto curare, ma deve creare un’empatia con il proprio paziente”.