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Lo scandalo. Sicilia, il buco dei tributi: in 10 anni NON riscossi 52 miliardi di euro

Redazione

Lo scandalo. Sicilia, il buco dei tributi: in 10 anni NON riscossi 52 miliardi di euro

Mer, 15/02/2017 - 16:37

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“Riscossione Sicilia negli ultimi 10 anni non ha riscosso 52 miliardi di euro, ho trovato una societa’ con dati devastanti: al 2015 Riscossione siciliana, che dovrebbe incassare 5 miliardi e 700 milioni l’anno, ne incassava 480 milioni ovvero l’8% di quanto avrebbe dovuto riscuotere. Percentuale che diventa ancora piu’ scandalosa man mano che si sale di reddito: per chi dichiarava piu’ di mezzo milione di euro, la riscossione era ferma al 3,66%, con un vulnus incredibile rispetto anche al resto del Paese”. Lo ha affermato in Commissione parlamentare Antimafia, Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia, societa’ esattrice dei tributi locali nell’Isola. Al momento del suo insediamento, nel febbraio 2015, ha detto Fiumefreddo, la societa’ aveva 887 consulenze su 700 dipendenti, assunti al 75% per chiamata diretta.
Dei 52 miliardi non riscossi, 22 miliardi sono ancora non prescritti”, ha spiegato Fiumefreddo, il quale ha aggiunto che “quando e’ stato fatto uno studio sui grandi evasori e’ stato appurato che le categorie interessate erano dedite a ortofrutta, onoranze funebre, appalti, carni”. A Trapani la Riscossione da piu’ di 15 anni non riesce a nominare un responsabile, “all’ultimo hanno puntato la pistola e lascio’ l’incarico In quella provincia abbiamo la piu’ alta percentuali di tunisini e marocchini a partita Iva. Abbiamo proceduto con le azioni esecutive, ponendo sotto sequestro autovetture e persino un aereo da 12 milioni di euro intestato a una prestanome”. “Ci siamo imbattuti in resistenze fortissime – ha denunciato Fiumefreddo in Antimafia – i maggiori debitori sono i comuni, in testa Catania con 19 milioni, poi Messina, Siracusa e ultima Palermo. Abbiamo chiesto di avere risposte ma non ne sono arrivate”. E ancora, “alcuni nomi sono in testa alle evasioni ma nessuno li ha mai cercati”, con una “situazione di sostanziale impunita'”. Al momento del suo insediamento, nel febbraio 2015, la societa’ aveva 887 consulenze su 700 dipendenti, assunti al 75% per chiamata diretta. “Abbiamo un problema serio – ha detto l’amministratore unico di Riscossione Sicilia – anche con chi effettua le notifiche: incontriamo difficolta’ enormi nella fase del recupero e della notifica che viene malamente gestita da chi se ne occupa, che subisce la presenza di forze criminali sul territorio. A Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) e’ quasi impossibile notificare e lo e’ anche a Gela, dove non sono corretti neppure gli indirizzi. Quando passiamo dallo studio alla presenza sul territorio incontriamo presidi mafiosi in cui non si entra ne’ si notifica”. Riscossione Sicilia e’ passata ad una raccolta che si aggira “intorno al 14%”, ma sempre “lontanissima da quella vera”.
C’e’ una realta’ interna alla Sicilia veramente impensabile: abbiamo chiesto ai titolari delle piattaforme di estrazione di mostrarci se avessero versato le tasse. In Sicilia nessuno aveva mai chiesto loro di pagare. Quando abbiamo chiesto l’elenco delle piattaforme ci e’ stato risposto che non c’e’. Dall’indomani non hanno consentito ai nostri ufficiali esattoriali di entrare nelle piattaforme petrolifere”. Lo ha spiegato in Commissione parlamentare Antimafia, Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia. Tra gli altri episodi, Fiumefreddo ha riferito all’Antimafia che quando ha chiesto di centralizzare l’ufficio grandi evasori, ha messo come responsabile dell’ufficio un dirigente di 50 anni, Mario Capitani, “che si e’ suicidato sul posto di lavoro dopo avermi mandato messaggi in cui diceva di aver scoperto cose molte gravi. Inquieta che dopo il suicidio di Mario Capitani nessuno e’ piu’ voluto occuparsi di quell’ufficio, dunque aveva trovato qualcosa che doveva riferire al presidente”, ha concluso.

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