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Rosario Amico Roxas: il messaggio di Papa Francesco

Redazione

Rosario Amico Roxas: il messaggio di Papa Francesco

Sab, 07/01/2017 - 10:36

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CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. Se l’’insegnamento pontificio suscita ancora echi e reazioni anche tra i non credenti, occorre accettare che mai il dialogo interreligioso è stato così intenso. Sembra che Francesco  voglia ascoltare le voci profonde del mondo, voglia  interrogare gli uomini per rispondere ai loro dubbi, partecipando alle angosce e alle attese. 
Balza,  con tutta evidenza  l’’immagine di un pontefice moderno, immerso nella vita dell’’umanità, pronto a levarsi in mezzo ad essa, non con spirito autoritario, ma con paternità universale, estesa a credenti e non credenti.
Siamo  in molti a chiederci in quale modo avrebbe potuto esprimersi il nuovo corso della Chiesa post Ratzinger, a quali gesti la Chiesa avrebbe affidato la nuova coscienza di sé e delle proprie responsabilità verso il mondo moderno.
In molti abbiamo pensato che, chiusa la parentesi conciliare (grazie alla manifesta ostilità del dimissionario predecessore) e reso il dovuto omaggio formale alle conclusioni innovative, tutto sarebbe continuato come prima, con appena qualche cambiamento necessario ai nuovi tempi ma limitati a far si che niente di sostanziale avrebbe inciso sul rapporto tra la Chiesa e l’’intera umanità.

Il dialogo intorno ai segni del tempo è proseguito e ha trovato nuovo vigore, perché la parola della Chiesa non è rimasta solamente una lettera enciclica, ma è diventata una missione ed una testimonianza, predicata in ogni angolo della terra.

L’’odierno messaggio di Papa Francesco rappresenta la traduzione di quanto avevano scritto i suoi predecessori Paolo VI  e Giovanni Paolo II (nella seconda parte del suo pontificato, iniziato con il martirio di mons. Romero); nelle sue omelie dell’’Angelus e in giro per il mondo non  utilizza il linguaggio intemporale con la solennità pontificia, ha, bensì, immerso le sue parole nella congiuntura storica con lo stile di una persuasiva esortazione.

Ma anche in questo senso la Chiesa rimane nei suoi confini e non perché la carità cristiana rende la Chiesa interessata al destino temporale dell’’uomo, ma per una ragione ben più profonda che riguarda la riuscita del progresso umano, che, pur essendo un ideale profano, in quanto inerisce al disegno della creazione, ricade sotto le responsabilità della Chiesa; “perché la Chiesa sia quella che deve essere, bisogna che il mondo sia quello che deve essere, bisogna che non ci sia la fame, non ci siano le discriminazioni tra popoli, non ci siano guerre con tutti i suoi flagelli. Sotto questo profilo e alla luce della continuità successiva, l’’enciclica “Laudato sì” acquista un valore profetico e si inserisce nel dibattito aperto dai due predecessori ma interrotto da Ratzinger, che, ispirato dal razzista e nazista Pera, pretendeva elevare il cattolicesimo al rango di liberismo delle coscienze, nonché radici della “razza cattolico-occidentale”, codificando in quel libercolo a quattro mani  con Marcello Pera “Senza radici”, identificabile come il “Mein kampf” del Vaticano.

Rosario Amico Roxas