L’ossessione da selfie è una malattia psichiatrica?

Farsi i selfie può essere definita una patologia? Secondo alcuni studi si e si tratterebbe di un insano narcisismo che nasconde psicopatologie figlie della società moderna. In particolare uno studio intitolato ‘The Dark Triad’, condotto da Margaret Rooney e da Jesse Fox, professore aggiunto di Comunicazione all’Università dell’Ohio, prendendo in esame 800 uomini analizzandone il rapporto con i ‘selfie’ ha rivelato tragici dati; Fox
Fox definisce “non una bella costellazione di personalità” in riferimento ai fissati del selfie e che sarebbe costituita da “narcisismo come estrema focalizzazione su sé stessi”, “machiavellismo come manipolazione degli altri” e “impulsività psicopatologica disinteressata agli altri”. Un quadro alquanto fosco. Le cronache però sono piene di episodi di gente che muore accidentalmente o si suicida a causa di un selfie, segno che un fondo “noir” – come sostiene Fox – può offuscare fino a quel punto il raziocinio tanto che alcuni parlano di “selficidio“.
Lo studio pubblicato su Personality and Individual Differences ritiene che sebbene i social siano un formidabile strumento di relazioni sociali, vi è una nicchia di utilizzatori che vi ha trovato un palcoscenico molto grande per il proprio narcisismo.
In particolare coloro i quali cambiano frequentemente il ritratto su Facebook o Instagram possono presentare tratti narcisistici.
Anche due ospedali in Nuova Delhi, in India, l’Aiims e il Sir Ganga Ram la pensa così; lì sei giovanissimi sono stati ricoverati dopo la preoccupata denuncia delle loro famiglie per dismorfofobia, ossia un disordine dismorfico del corpo, un disturbo psichiatrico che porta ad avere sempre l’impressione di essere brutto o deforme. Si tratta di un difetto immaginario, una visione distorta dell’aspetto esteriore, che diventa incubo e ossessione quotidiana. Se prima la si sfogava trascorrendo ore di fronte allo specchio, adesso lo specchio sono i social network, il luogo virtuale dove si entra tramite lo scatto senza sosta di selfie. 
Analoghe osservazioni erano state segnalate lo scorso anno in una ricerca su 400 uomini e donne pubblicata su Social Networking. Pubblicare foto sui social può in molti casi avere un effetto positivo sul proprio mondo di relazioni e anche su quello psicologico, e comunque non sono certo i social, secondo gli studiosi, causa di narcisismo, ma piuttosto l’occasione per farlo emergere. Mai prima nella storia si era potuti entrare in contatto con milioni di persone attraverso una foto a costi così bassi. Per i clinici tutti abbiamo un pizzico – e anche più – di narcisismo, ma vi è un narcisismo “buono” e uno “cattivo”: quello che ti fa immergere a tal punto nel selfie sull’orlo di un precipizio da cadere giù.
Eppure il problema è ben più pesante e complesso. Potrebbe essere persino peggiore ma un dato è chiaro: smartphone e selfie, di per se, c’entrano poco o nulla, come lo specchio, sono ed erano canali attraverso i quali costruiamo la nostra identità. La vera risoluzione al problema va ricercata nella riscoperta e analisi di se stessi, liberarci dall’imitazione ossessiva di quei modelli che ci vengono propria dai mass media come perfetti e soprattutto non dare importanza alla dimensione pubblica. Ma poi siamo così sicuri che rispondere al modello di perfezione degli altri ci faccia sentire meglio?
E’ importante salvaguardare la propria identità e non pagare il prezzo della superficialità altrui, anche se questa consapevolezza di noi stessi è difficile da raggiungere in giovane età, quando si apprezza poco l’originalità e chi esce fuori dal ‘coro’ spesso viene emarginato.
Quindi i selfie, i social network sono soltanto il canale attraverso cui la patologia ed il malessere si manifestano ma la soluzione è la disintossicazione da questo mondo virtuale, compiere una crescita interiore e riuscire ad utilizzare questi mezzi moderni con parsimonia, frivolezza, ironia senza prendersi troppo sul serio.

Condividi