(di don Domenico Lipani) – Essere piccoli per accogliere Colui che si è fatto piccolo
” – Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo celebrato a Natale la manifestazione-epifania del Salvatore ai poveri, all’Epifania la manifestazione alle genti: con il battesimo di Gesù, celebriamo la sua manifestazione a Israele, concludendo così il tempo delle epifanie dell’incarnazione. Gesù viene dunque immerso da Giovanni nel Giordano, e mentre esce dalle acque dopo essersi identificato con l’umanità peccatrice – avendo compiuto questo momento pasquale di morte, affogamento, deposizione dei peccati, discesa nel profondo e risalita dalle acque, resurrezione a vita nuova, profezia della sua passione-Pasqua –, ecco giungere su di lui, proprio allora, la parola definitiva di Dio. Si aprono i cieli, cioè avviene una comunicazione tra mondo celeste e mondo terrestre, tra Dio e la terra; lo Spirito Santo scende dai cieli come una colomba, dolcemente, su di lui; e una voce proclama: “Questi è il mio Figlio, l’amato: in lui ho posto tutta la mia gioia”. Questa dichiarazione della voce di Dio venuta dall’alto è una rivelazione: Tu sei mio Figlio, come sta scritto nel Sal 2,7, cioè il Messia regale; ma sei anche il Figlio amato, come Isacco nell’ora del sacrificio (cf. Gen 22,2); e sei anche il Servo nel quale il Signore si compiace e sul quale effonde lo Spirito. La parola di Dio dice la sua identità di Figlio di Dio stesso, Figlio unico e amatissimo, Figlio di cui Dio, vedendo lo stile da lui assunto e le azioni da lui compiute, come quel battesimo, può attestare: “Io mi rallegro di te, sei amatissimo da me, mi compiaccio di te, per come vivi e agisci, in piena conformità alla mia volontà”. Queste parole di Dio all’inizio di ogni vangelo sinottico (cf. Mc 1,11; Lc 3,22) sono anche per ciascuno di noi, che dovrebbe sentirle rivolte a sé: sì, Dio mi dice che sono suo figlio, che sono da lui amatissimo. Ciascuno di noi dovrebbe sperare che Dio gli possa dire: “Di te mi compiaccio, di te mi rallegro!”, ma forse, conoscendo le nostre rivolte verso Dio, i nostri peccati, non riusciamo a crederlo possibile. Noi esitiamo, eppure dovremmo esserne convinti: queste sono le parole che Dio vorrebbe dirci e che ci dirà se speriamo in lui, non in noi, nella sua misericordia, non nelle nostre giustificazioni. Riprendendo le attività pastorali nel suo ordinario, riscopriamo sempre più il mistero del Battesimo nella nostra vita, così come ci chiede il vescovo nella sua lettera pastorale. Siamo figli di Dio in virtù del sacramento ricevuto, ma dobbiamo imparare durante la vita a vivere da figli di Dio, mettendoci alla sequela del Figlio di Dio, attingendo costantemente alla sapienza del Vangelo. Maria santissima nostra madre ci accompagni sempre in questo cammino, impegnativo ma nello stesso tempo affascinante. Incoraggiandoci a vicenda camminiamo insieme dietro il Divin Maestro. P. Domenico”.
“La fontana del Villaggio” gennaio 2017 dell’Unità Pastorale di Sommatino
Mar, 17/01/2017 - 08:00
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