Dal punto di vista liturgico, questo periodo che precede la quaresima, si chiama “ tempo ordinario”, che, in termini molto sintetici e semplificativi, significa, un periodo ( che è di 5 domeniche, quest’anno ) in cui non ci sono feste e commemorazioni particolari. Però, la liturgia non fa vacanze e ci propone riflessioni che aiutano a rendere sempre più matura la nostra fede, e di farci arricchire di conoscenze dottrinali-teologiche e bibliche assai interessanti. Questa domenica , che dal punto di vista narrativo, è in stretta connessione con la precedente, si collega con l’evento spettacolare del Battesimo di Gesù, che fu un momento solennissimo e di fondamentale importanza per la più genuina identità di Gesù. Abbiamo detto, nella scorsa nota domenicale, che non si trattò del “battesimo” di Gesù Bambino, come avviene per noi, ai nostri tempi, ma di un “gesto” esemplare di Gesù, adulto, che , esprimendo solidarietà agli uomini, si sottopone al “battesimo di Giovanni” che era un rito penitenziale, per riconoscersi peccatori e chiedere perdono e impegnarsi a cambiare vita. Gesù, che non ha alcun bisogno di chiedere perdono e convertirsi, si assimila ai peccatori per essere di esempio. Ma quello che riempie di grande stupore il Battista , è che il Padre, in quel momento, dichiara che Gesù è suo figlio. A conferma si vede la colomba, simbolo visibile della presenza dello Spirito Santo. Giovanni vede e … crede, e con entusiasmo confessa : Io ho visto lo Spirito scendere su di Lui. E poi, quasi a volere evitare confusione, come mettendo le mani avanti, chiarendo che non è Lui, Giovanni, a “battezzare” per il perdono dei peccati, ma è Lui, Gesù, l’Agnello che toglie i peccati del mondo. Egli, Gesù. battezzerà nello Spirito Santo, cioè, è Lui, Lo Spirito, che cancellerà i peccati. Ed è, ancora, il richiamo all’Agnello che conferisce solennità e l’arrivo di una inaudita novità. Ecco l’Agnello: una immagine corposa, carica di memoria e di speranza: c’è il “revival”, la memoria dell’agnello pasquale di Mosè, c’è il richiamo all’agnello dei sacrifici rituali, annuali, e poi , la sconvolgente novità: c’è un Agnello, diverso, di natura, di dignità, capace di effetti misteriosi, rivelatore del “rivoluzionario piano di Dio “ . Non è l’uomo che sacrifica un agnello per glorificare il Signore, ma è Il Signore che”si fa agnello” e si sacrifica per “glorificare-salvare- destinare alla gloria della salvezza, l’uomo. Anche noi, fondati e radicati, nella veridicità della testimonianza di Giovanni, “abbiamo visto”, -sperimentato, la presenza di Gesù nel mistero, e sul suo esempio dobbiamo immergerci nelle acqua purificatrici di un simbolico Giordano di penitenza, di riparazione, di preghiera, per essere rinnovati nello Spirito ed esprimere la gratitudine a Colui che ci “ha offerto” gratuitamente il grande “dono” della salvezza.