Oggi parlare di identità sembra rappresentare un male; se la rivendichiamo o ti guardano storto o neanche ti considerano. E’ un dolore che non si capisca o non si percepisca la grandezza della nostra identità. Avere un identità ti presenta, ti apre alla vita, anche attraverso i ricordi, e ti permette di marcare le differenze. Ti arricchisce.
Ma oggi all’identità e alle radici è negato l’accesso alla libertà e alla democrazia contemporanea; anzi l’identità e le radici vengono connotate di razzismo, e perciò negate e interdette. Puoi presentarti come individualista, o anche come cosmopolita, tanto la maggioranza dei tuoi avversari beceri e ignoranti non lo capisce, ma mai parlare apertamente di identità. Saresti fuori dal tempo perfino quando parli della tua terra, della tua città e del tuo quartiere d’origine. Stai attento quando dici che sei degli Angeli o della Provvidenza, dillo ma senza ostentare l’identità nissena, potresti rischiare di offendere il resto della comunità, direttamente o indirettamente.
Non pensare poi di parlare e nemmeno immaginare alla tradizione. La tradizione è liquidata e confusa con patetici ricordi, quando invece è l’unica premessa che garantisce la continuità dal passato al futuro.
È consentito connettersi, “smanettare” (come tanti ora odiosamente dicono) tramite il web, ma è assolutamente vietato collegarsi tramite la cultura, alle nostre origini. Siamo arrivati al paradosso che dobbiamo stare attenti a come parliamo; l’uso stesso delle parole può essere sconveniente ma se lo fai sei…”out”! Sul piano politico, è vietato pensare la rivoluzione conservatrice, ovvero un pensiero radicato e perfino radicale, troppo esposto al pensiero omologato e ai mutamenti del nostro tempo.
La cosa grave in questo caso che una rivoluzione conservatrice che richiami normalissimi e sacrosanti principi umani è sempre più sostituita dall’innovazione, che non implica la volontà e il pensiero dei soggetti ma la forza automatica dei cambiamenti, indotti dalla tecnica e dalle mode. E l’aggettivo conservatrice è squalificato, connota un’offesa, è vietato il suo uso positivo in politica e in società. E in questo delirio che nessuno osa far derivare dagli interessi di grossissime lobbies di ogni tipo (finanziario e assicurativo, energetico, informatico, farmaceutico, etc.) con il facile e scontato avallo di politici senza nerbo e privi di scrupoli e dignità (ecco che torna!), ci ritroviamo volenti o nolenti a vivere in un mondo virtuale, uscendo dalla realtà tramite precisi studi messi in atto dalla comunicazione. E’ normale parlare di uteri in affitto, di fumo, di famiglie allargate e giustificare mistificazioni, trasformismi, demagogie; cioè tutto quello che oggi occupa il 90 per cento dell’informazione e della comunicazione, sempre più raffinata, quasi a farci un lavaggio del cervello penetrando non solo nella nostra intimità fisica ma anche dentro le nostre coscienze. E diventa osceno invece parlare e perfino pensare fatti, uomini, pensieri, valori che hanno materialmente costruito la società e lo Stato di diritto. Oggi non c’è più spazio nemmeno per Dio.
In una società piena di problemi, in un momento critico anche o soprattutto sotto il profilo economico, per le nostre famiglie è proibito pensare perfino al nostro destino, ad un disegno di vita normale e intelligente che tracci la nostra vita e quella dei nostri figli dalla nascita alla morte. È osceno pensare che l’importante della vita non sia diventare più liberi e dimostrare il proprio valore secondo faticosi studi e un’educazione esemplare. L’ideologia del progresso, artificiosa e finemente organizzata da qualcuno, è rifugiata nella tecnica della comunicazione e nel suo procedere automatico e ineluttabile; non deve essere possibile ripensare e riscoprire le origini, non ha senso e non serve a nulla. È vietato pensare che ci possa essere un altro modo di vivere la nostra vita. Un sinistro sistema di potere imperante ha profuso cloroformio e iniettato paura nella nostra società.
È proibito avere un pensiero libero, fondato sui vecchi a sicuri valori e non uniformato al conformismo che ci sta travolgendo. E laddove la comunicazione non arriva per loro signori va benissimo che la nostra società diventi apatica e rimbambita, così non penserà e non si esprimerà lasciando libero il campo al progressismo delle lobbies trasmesso e rappresentato da utili idioti. Abbiamo espresso un pensiero positivo, un pensiero d’amore, senza violenza, che collega alla vita e unisce le persone. Per fortuna che Il Fatto Nisseno ce lo lascia dire: non è omologato.
Ma una pioggia di libri, di articoli, di dichiarazioni, di blog e pensieri sparsi nell’universo del web, il libero pensiero, che stride quindi con l’oscenità del pensiero corrotto, lo irridono, lo cancellano, lo dichiarano inesistente.
Non è un caso che questo delirio abbia una marcata deriva di sinistra alla quale per definizione, per una non si sa quale eredità celeste, va riconosciuto un credito culturale; così vengono riconosciuti e accreditati opere e pensieri di ignoranti, tronfi e pallonari opinion leader, un giorno si e un giorno no in servizio e funzione su ogni schermo e su ogni copertina.
Alla destra però si nega tutto; il pensiero e la sua consistenza avendo paura che qualche pazzo possa continuare a parlare di identità e di valori storici e certi della nostra cultura e della nostra società.
E si premia chi abbandona quell’identità, se mai l’ha veramente avuta, sostenendo che non si è perso niente perché quell’identità non c’era e non valeva niente.
Anche questi sono profughi ma hanno garantito un approdo sicuro; invero sono anche traditori e opportunisti, omologati al potere occulto genuflessi ai santuari del presente. E dicendo questo parlando di profughi non sia mai che possiate accusarmi di razzismo!
Le destra a qualsiasi latitudine incalza ma bisogna dipingerla come un male, come uno spauracchio dal quale fuggire, dal quale sfuggire, in nome dell’Europa, della coesione e perfino dell’amore. Paura nella paura quindi in un crescendo di simboli della pace, di bandiere arcobaleno, di vessilli, di fiction fatte ad arte, di bandiere issate senza sapere nemmeno a chi appartengono e chi prima le sventolava. Tutto fa brodo pur di innescare un sentimento di paura ma con il preciso e scientifico intento di mantenere il potere con una classe politica ormai usata come mezzo, come semplice ingranaggio.
Ci troviamo in un periodo storico cruciale; un periodo di grande confusione caratterizzato da sempre maggiori perdite di sovranità per lo Stato di Diritto. I più alti ideali dell’Occidente libero e democratico si stanno sciogliendo nello scoraggiamento, nella paura, nella collera frastornati nella disinformazione veicolata dalla politica pseudo progressista e dai media, sempre più falsi e populisti.
Allora parlare di identità diventa oggi un imperativo per tutti coloro che vogliono non omologarsi, che vogliono reagire all’”uniformiamo”, che dichiaratamente e a fronte alta vogliono dimostrare di avere un’anima e un’indipendenza intellettiva e culturale. Partecipare ad una rivoluzione umanitaria e conservatrice è oggi più che mai una missione; tracciare un percorso liberale intriso di concetti concreti e progetti visibili alla comunità è un imperativo categorico per garantire un futuro alla nostra società troppo condizionata da cretini che a gratis non si accorgono di svolgere il ruolo di attacchini del nulla che coprono i valori identitari e antichi che ci hanno permesso di avere una patria e una famiglia all’insegna del rispetto e della buona educazione.