ROMA – “Con l’approvazione del testo unificato sugli ‘Home Restaurant’ si compie il primo passo verso la regolarizzazione di un fenomeno imprenditoriale in netta crescita”. Lo dice Azzurra Cancelleri, deputata alla Camera del Movimento Cinque Stelle e prima firmataria della proposta di legge nata per riconoscere le regole essenziali e tutelare quanti decidono di scommettere sui ristoranti casalinghi che oggi contano un volume d’affari milionario in Italia.
“Il ‘si’ in aula è solo il primo tassello – dice la Cancelleri -. Procediamo per un percorso che va migliorato ulteriormente con l’aiuto di tutti gli attori in causa: sulla base dei feedback di tutti gli attori in causa, dai consumatori ai gestori dei ristoranti casalinghi fino al settore della ristorazione tradizionale, siamo disposti a ritoccare la proposta di legge che seguiremo nel suo iter al Senato. Lo abbiamo già fatto in passato, dopo avere ascoltato in varie audizioni i soggetti interessati, com’è nello spirito del M5s”.
“Occorre trovare la giusta sintesi per fare in modo che le regole introdotte difendano gli interessi di consumatori e gestori senza sconfinare in una nuova burocrazia soffocante. È allora necessario colmare un gap normativo, introducendo l’identikit di ‘home restaurant’ o ‘home food’ e definendone le caratteristiche. Tra queste, un massimo di 500 coperti per anno solare, un guadagno non superiore a 5mila euro annui, l’uso di piattaforme digitali per l’organizzazione e prenotazione di eventi gastronomici, i requisiti igienico sanitari a tutela del consumatore, la priorità ad ingredienti a Km 0 in grado di favorire un’alimentazione sostenibile e valorizzare le tradizioni enogastronomiche locali, vere eccellenze dell’agroalimentare Made in Italy
Sullo stesso binario di questa sfida – conclude la Cancelleri – viaggiano anche la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari del ‘Made in Italy’ e delle produzioni tipiche di molte regioni, che arrivano nei ristoranti e nelle tavole del mondo”.
*Dopo la pubblicazione dell’articolo è giunta una nota stampa di
Giambattista Scivoletto (
amministratore del sito www.bed-and-breakfast.it con 16.000 B&B registrati, il 30% dei quali interessati all’Home Restaurant) che riportiamo di seguito integralmente.
Una legge che impone tanti e tali controlli e limiti che porterà inevitabilmente alla rinuncia di tantissimi aspiranti cuochi casalinghi, soprattutto quelli che più avrebbero portato lustro ed esperienza al settore dell’accoglienza culinaria domestica. Si pensi, ad esempio, alle nonne, alle mamme o alle zie, prime depositarie della cultura gastronomica tipica italiana, alle prese con le registrazioni sulle “piattaforme digitali” o con i pagamenti in forma elettronica, costrette a dire a chi le chiama al telefono che no, se si vuole assaggiare la parmigiana di melanzane come si faceva una volta bisogna andare sul sito www-punto-punto, prenotare e pagare lì e poi, mezz’ora prima di servire il pasto, collegarsi al sito e dichiararlo, pena multe salatissime.
A ta proposito un sondaggio effettuato sul nostro gruppo di 2700 aspiranti home restaurant (https://www.facebook.com/groups/homerestaurantitalia/) ha dato il triste risultato temuto: quasi il 90% non aprirà se sarà costretto a subire queste regole assurde. Se questo era lo scopo della legge, allora verrà raggiunto senza alcun problema.
Un settore che anche se fosse stato lasciato sviluppare senza freni e limiti non avrebbe minimamente intaccato quello della ristorazione classica, che con 76 miliardi di volume d’affari nel 2015 (e la cui sola evasione fiscale fisiologica potrebbe coprire buona parte delle finanziarie di ogni anno), schiaccia con ordini di grandezza a quattro zeri il probabile volume d’affari degli Home restaurant da qui a pochi anni. Ricordiamo a proposito che la stima del giro d’affari dell’Home Restaurant nel 2014 è stato di 7,2 milioni, un decimillesimo di quello dichiarato dai ristoratori nel 2015.
Tali numeri denunciano anche l’infondatezza dei timori sulla possibile evasione fiscale degli Home restaurant. Di certo ci sarà in misura percentuale identica a quella delle altre attività, ma una cosa è una percentuale calcolata su 76 miliardi, un’altra quella calcolata su pochi milioni. Se quindi l’urgenza era quella di recuperare denari dall’evasione, si è sbagliata – e di tanto – la mira del provvedimento.
Un silenzio insopportabile, quello dei relatori della legge; sordi alle istanze di 5.000 firmatari degli appelli che chiedevano regole semplici in linea con le raccomandazioni tanto dell’Europa quanto del ministro dello Sviluppo Economico.
Rimaniamo nella speranza che il Senato, dall’alto della sua ritrovata autorità, possa mettere mano ai punti più controversi della Legge e ridarci fiducia nella Politica, quella che finalmente liberi l’Italia dal peso delle corporazioni e la traghetti verso approdi più sensibili e reattivi ai mutamenti dello scenario economico globale.