Rassegna stampa. I dossier di Montante sui magistrati siciliani: «Mi raccomandano familiari e amici»

La Procura di Catania archivia e invia al Csm le carte trovate nell’archivio elettronico del presidente di Confindustria Sicilia. «Perplessità sugli appunti trovati all’imprenditore»

L’archivio elettronico del presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, paladino dell’antimafia poi indagato per mafia, è finito al Consiglio superiore della magistratura con i nomi di dieci giudici che avevano rapporti con lui, dei quali l’imprenditore ha annotato ogni appuntamento — istituzionale o meno che fosse —, nonché la corrispondenza su presunte richieste di raccomandazioni o appoggi vari. Qualcosa di simile a un’attività di dossieraggio, magari avviata per delegittimare eventuali inchieste o accuse a suo carico. La Procura di Catania, titolare delle indagini in cui sono coinvolte le toghe di Caltanissetta — la città di Montante dove hanno prestato servizio gran parte delle toghe inserite nel suo archivio — non ha trovato nulla di penalmente rilevante, ma ha inviato gli atti a palazzo dei Marescialli per eventuali valutazioni di competenza dell’organo di autogoverno. Ora la prima commissione del Csm dovrà decidere se archiviare il caso, come hanno fatto a Catania, o procedere a ulteriori accertamenti.

La perquisizione ordinata dalla Procura di Caltanissetta. Tutto nasce dalla perquisizione ordinata dalla Procura di Caltanissetta nel gennaio scorso, quando furono sequestrati i computer dell’imprenditore, da cui sono emersi i dossier su magistrati noti e meni noti: il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, all’epoca pg nella città del Vallone; l’attuale pg Sergio Lari, ex procuratore nello stesso ufficio; gli ex pg, presidenti di corte d’appello e presidente del tribunale Giuseppe Barcellona, Salvatore Cardinale e Claudio Dell’Acqua, l’ex procuratore aggiunto (oggi sostituto pg a Palermo) Domenico Gozzo, l’ex procuratore di Gela (oggi aggiunto a Roma) Lucia Lotti e altri.
Gli appunti risalgono al periodo 2010-2013. Gli appunti risalgono al periodo 2010-2013, quando Montante era solo un importante imprenditore impegnato, con le associazioni di categoria, nella battaglia antiracket e antimafia; poi nel 2015 s’è saputo che era indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. A parte gli incontri, quasi sempre in occasioni istituzionali, per ognuno di loro sono stati trovati promemoria su consegne di curriculum di familiari: figli, nipoti o parenti acquisiti. Oppure conoscenti. Nel caso del pg di Palermo, oltre alla già nota planimetria di una casa di parenti in vendita, Montante ha conservato una nota del 3 maggio 2012 con scritto «Scarpinato mi consegna composizione Csm con i suoi scritti per nuovo incarico… Procura generale Palermo + Dna», oltre a un foglio stampato con i nomi dei consiglieri accanto ai quali sono segnati, a mano, la corrente giudiziaria o il partito di riferimento, con relativi calcoli sul possibile esito del voto. In una e-mail si parla di un procedimento disciplinare a carico di Scarpinato (poi archiviato) per alcune frasi pronunciate in memoria di Paolo Borsellino, con un appello di personalità a suo sostegno che il magistrato avrebbe chiesto di far pubblicare su Il Sole 24 ore, quotidiano di Confindustria. Sul conto di Lari — che insieme al suo ex aggiunto Nico Gozzo ha avviato l’inchiesta per concorso esterno nei confronti di Montante, iscrivendolo sul registro degli indagati — l’imprenditore ha archiviato il curriculum di un agente della sua scorta morto, e un memorandum con scritto «pagato biglietto Lari per Roma Chianciano», riferito a un convegno dove l’aveva invitato. Un’annotazione del 2010 ricorda la consegna di una vecchia bicicletta «per restaurarla» (con tanto di fotografia); l’azienda della famiglia Montante produce biciclette.
Le valutazioni dei pm. Nella cartella intestata a Gozzo sono segnati pochi incontri e un presunto sms del 2001 sul suocero e la sua azienda agricola, mentre dal file relativo all’ex presidente della corte d’appello Cardinale sono saltati fuori riferimenti alle qualificazioni professionali di figlia e nipote. C’è pure una raccolta a nome dell’ex procuratore di Gela Lucia Lotti, impegnata per otto anni su quella frontiera criminale agguerrita ma periferica, molto laterale rispetto al contesto siciliano e anche alle relazioni di alto livello intessute da Montante negli anni dell’esposizione antimafiosa; lì è annotata la comunicazione dei dati di un poliziotto impegnato nel 2010 negli esami per il concorso a commissario. Di tutto ciò i pm catanesi hanno chiesto conto a Montante, che a Caltanissetta rivendica la propria innocenza per l’accusa di mafia, mentre a Catania ha negato o affermato di non ricordare nulla o quasi di quanto ha diligentemente appuntato e conservato per anni. Un atteggiamento giudicato «reticente» dagli inquirenti, che nel provvedimento di archiviazione inviato al Csm hanno manifestato «stupore» per le «richieste di aiuto» avanzate dai magistrati al potente imprenditore, nonché «perplessità» per il meticoloso lavoro di archiviazione nei confronti delle toghe con cui era entrato in contatto. (di Giovanni Bianconi, fonte corriere.it)
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