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Natale e tradizioni. Giuseppe Zuccarello e la sua zampogna

Marcella Sardo

Natale e tradizioni. Giuseppe Zuccarello e la sua zampogna

Sab, 17/12/2016 - 23:52

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Durante le festività natalizie, passeggiano per le vie del centro storico o a una manifestazione religiosa, spesso si sente il suono di una zampogna.Gli zampognari, ormai sono molto rari nell’entroterra siciliano e c’è chi pensa che quest’arte sia esclusivamente legata a un passaggio generazionale “da padre in figlio” ma non è così. C’è anche chi si è autonomamente appassionato a questo strumento maestoso e dalla sonorità circolare e ha scelto di metterselo in spalla per suonarlo per sé stessi e per gli altri.

“Da bambino vivevo a Torino e, quando tornavo in Sicilia, per trascorrere il Natale in famiglia, sul traghetto trovavo sempre uno zampognaro che suonava – ci ha raccontato Giuseppe Zuccarello – Per me quello era il preludio delle festività”.Per questo giovane trentatreenne originario di Piazza Armerina la zampogna è uno strumento mistico e sacrale. “Il suo suono – ha spiegato – è capace di rendere euforici tutti coloro che l’ascoltano, infondere lo spirito natalizio, invitare al raccoglimento interiore e alla riflessione”.

Dare fiato alla zampogna, modulare il suono agitando le dita sulle ance, trascorrere ore intere seguendo una melodia. Tutto questo per Giuseppe è molto più che un lavoro: è un’occasione per poter guardare ciò che lo circonda con occhi diversi e riflettere lasciandosi assorbire completamente da quell’atmosfera magica. Tanti sono i fattori che entrano in gioco: l’abbigliamento folkloristico realizzato con pelli e pelliccia, il freddo pungente dei pomeriggi invernali, le note musicali che si diffondono nell’aria e gli occhi delle persone che, curiose, osservano quello strumento e il suo musicista. “Se mi guardo attorno mi rendo conto che pochi ormai riflettono sul significato religioso e sul mistero del Natale – ha spiegato Giuseppe -. Tante persone si preoccupano solo di privilegiare la tradizione di Babbo Natale e fare shopping. Ma a NataleDio si è fatto uomo per noied è nato vicino ai pastori, gentegenerosa e umileche viveva ai margini della civiltà”.Con quello strumento in mano, girando tra la gente all’interno dei presepi o delle parrocchie, la figura dello zampognaro contribuisce a lanciare un messaggio religioso molto profondo: che Gesù è presente in quei luoghi nei quali la sofferenza non ha ancora soffocato la speranza di salvezza.

Pagina 21 del mensile di dicembre 2016

Lo zampognaro, in passato, era una figura molto amata. Il popolo, al suo passaggio, si fermava ad ascoltare le nenie e lo accoglieva in casa per offrire qualche dolcetto accanto al fuoco. Come se il suono che usciva da quell’otre di pecora  aveva la capacità di portare via la tristezza e le difficoltà della vita reale. “Anche a me è capitato di incrociare gli occhi commossi di qualche persona che in quel suono ritrova gli affetti del passato e gli spensierati momenti vissuti da bambino”.

Suonare la zampogna significa, anche per Giuseppe Zuccarello,recuperare quella musicalità che, come ha appreso nei suoi studi allaDonna Olimpia di Roma, è innata in ogni individuo. “Ho cercato di far tesoro dei suggerimenti indicati da Jean de La Lande e dell’approccio sperimentale di Carlo Orff – ha proseguito Giuseppe -. La musica è un gioco da bambini e bisogna recuperare quell’allegria propria dell’infanzia per poter suonare con enfasi. Proprio come accade per la personalità, anche lo sviluppo dell’abilità musicale è determinata da fattori sociali e culturali”. Scardinare quegli strati di durezza che si solidificano con l’età adulta e tornare a gioire delle piccole cose è, per lo zampognaro, il vero segreto per poter fare buona musica. Se così non fosse, Giuseppe non avrebbe mai imparato da autodidatta a suonare violino, percussioni, chitarra, flauto e, adesso, anche la zampogna.Con questo strumento Giuseppe suona nella band “Passa Calles” in compagnia delle percussioni di Davide Campisi e della chitarra battente di Vittorio Ugo Vicari. Il trio abbina antichi canti siciliani a brani rinascimentali e barocchi per esibirsi tutto l’anno in manifestazioni culturali o per accompagnare gruppi folkloristici come i nisseni “Ccu i pedi di fora”.

Ma cosa è zampogna sicula dalle “ciaramelle doppio paro”

La zampogna a doppio paro è un otre di pecora collegato a quattro canne sonorechiamate “ance” o “ciaramelle”. A  guardare lo zampognaro suonare tutto sembra molto facile ma, in realtà, per creare quella piacevole armonia serve molta destrezza nelle dita, fiato per poter far durare a lungo la nenia e tanta passione.

Prima viene gonfiato l’otre e, quando è pieno, l’aria esce dalle ance creando una vibrazione che si trasforma in musica. Due delle quattro ciaramelle, tutte “paro” vale a dire della stessa lunghezza, emettono una nota fissa da cui si genera quel suono di base. La melodia, invece, è creata facendo danzare le dita sui fori delle altre due altre due ciaramelle. La complessità di questo strumento a doppia sonorità risiede nella capacità di eseguire con le mani movimenti differenti. Il fascino della composizione sarà proprio quello di poter apprezzare, su un suono di base costante, una melodia “di accompagnamento” e una “da solista”.

Nessuna zampogna emette un suono uguale a quello di un’altra. Le componenti da valutare, infatti, sono numerose e lo sanno bene gli ultimi artigiani ormai rimasti solo nel messinese che, su richiesta, producono questo antico e ancora poco valorizzato strumento a fiato.Gli zampognari ormai sono molto rari nell’entroterra siciliano. Un otre grande produce un suono grave mentre una piccola zampogna crea una melodia dalle note più acute. Non esiste una scelta migliore ma la preferenza è esclusivamente dettata dal gusto personale di chi poi la suonerà.

Circoscrivere l’uso di questo affascinante strumento soltanto al periodo natalizio sarebbe riduttivo. La zampogna, del resto, era nata soprattutto per far svagare chi trascorreva lunghe ore di solitudine sui pascoli. Una caratteristica che spiega come non esista un repertorio ufficiale e molto viene lasciato alla personale musicalità di chi suona. Lo stretto legame tra i pastori e la nascita di Gesù, tuttavia, ha influenzato la cultura popolare che identifica la zampogna solo come un arricchimento del Presepe o un annuncio dell’Avvento. Questo strumento, tuttavia, sta vivendo un periodo di riscoperta e alcuni musicisti stanno scrivendo dei concerti con accompagnamento d’orchestra.  Un esperimento di rivalutazione che aveva tentato anche Fabrizio De André nelle note inziali di “Creuza de mar”.