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Migranti, Medici Senza Frontiere: mai tanti morti come nel 2016

Redazione

Migranti, Medici Senza Frontiere: mai tanti morti come nel 2016

Ven, 02/12/2016 - 21:50

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ROMA – Diventa sempre piu’ grave la tragedia dei migranti che tentanop di raggiungere l’Italia attraversando il Mediterraneo su barconi guidati da uomini senza scrupoli. “Il 2016 e’ gia’ l’anno piu’ letale di sempre, abbiamo visto trafficanti sempre piu’ spietati, soccorsi sempre piu’ complessi, persone sempre piu’ vulnerabili” ha detto Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di Medici senza Frontiere per la migrazione. “Di fronte a questa enorme sofferenza e perdita di vite umane, la risposta dell’Europa e’ ancora trincerata dietro a politiche restrittive e guerra ai trafficanti. Ma e’ una guerra che sta perdendo e i cui costi vengono pagati dalle migliaia di persone che muoiono nella traversata. Servono vie legali e sicure per porre fine a questa assurdita’ e riportare nel nostro mare un po’ di umanita’.” Ecco in nove punti il bilancio di MSF da 8 mesi di ricerca e soccorso in mare:
1. Il 2016 e’ gia’ l’anno piu’ letale di sempre e non e’ ancora finito. Dal 1 gennaio a oggi almeno 4.690 uomini, donne e bambini sono morti cercando di attraversare il Mediterraneo, circa 1.000 in piu’ rispetto a tutto il 2015. Questo numero non si deve a un aumento significativo degli arrivi ma solo a un’aumentata mortalita’. Nel 2016, circa 1 persona su 41 e’ morta nella traversata. “Nonostante i numeri scioccanti e l’enorme perdita di vite umane, la risposta dell’Europa e’ ancora quella della guerra ai trafficanti, focalizzata su misure deterrenti e sull’esternalizzazione delle frontiere piu’ che sulla necessita’ di salvare vite e garantire passaggi sicuri in Europa. Con l’unico effetto di spingere i trafficanti a operare in modo ancora piu’ pericoloso per evitare i controlli alle frontiere, a costo di ulteriori morti in mare”, dice Medici Senza Frontiere.
2. Uomini, donne e bambini stipati in barconi sempre piu’ precari Nel 2016 MSF ha soccorso persone da 134 gommoni di qualita’ estremamente scadente e da 19 barche di legno. Le grandi barche di legno del 2014 e 2015 sono state sostituite da gommoni economici e “mono-uso”, perche’ i trafficanti assumono che verranno intercettati e distrutti nell’ambito delle operazioni militari anti-scafisti dell’Unione Europea. Queste imbarcazioni di bassissima qualita’ hanno causato innumerevoli tragedie e MSF ha recuperato i corpi di persone asfissiate, schiacciate dal peso di centinaia di compagni di viaggio, annegate sul fondo dei gommoni in pozze tossiche di acqua e carburante.
3. Trafficanti sempre piu’ spietati L’equipe di MSF hanno visto barconi capovolgersi dopo aver passato ore o giorni alla deriva senza motore, perche’ i trafficanti o altri criminali l’avevano rimosso molto prima che qualunque soccorso fosse possibile. Le persone soccorse raccontano di essere stati tenuti in grotte, fossi o buche nel terreno per giorni o settimane prima di essere spinti a forza in mare su un barcone. “Abbiamo sentito di esecuzioni, abusi terribili, violenze sessuali, torture. Rispetto all’anno scorso, abbiamo visto meno persone con giubbotti di salvataggio, cibo, acqua e provviste per il viaggio o con carburante sufficiente”, riferisce Msf, “Abbiamo effettuato soccorsi con il mare grosso e a tutte le ore del giorno e della notte. I trafficanti mandano in mare molti barconi insieme a orari improbabili nel tentativo di sfuggire al meccanismo di controllo imposto dalle politiche restrittive e sperando che anche se alcuni di loro saranno catturati, altri passeranno e verranno soccorsi. Le operazioni notturne sono state sempre piu’ frequenti ed e’ capitato che una sola nave MSF dovesse rispondere a piu’ di 10 chiamate di soccorso in 24 ore”.
4. Molti minori non accompagnati sfidano il mare da soli Il 16% degli arrivi via mare in Italia sono bambini, l’88% di loro sono minori non accompagnati. Una famiglia soccorsa dalla nave Aquarius era guidata da un bambino di 10 anni, che viaggiava da solo con i suoi fratelli, tutti ancora in eta’ da pannolino.
5. Molte donne soccorse sono incinte, molte delle gravidanze sono frutto di violenze “Molti sono frutto di violenze sessuali in Libia, lungo la rotta o nei paesi di origine. Molte delle donne che soccorriamo, soprattutto quelle che viaggiano da sole, raccontano storie terribili”,sottolinea Msf, “Altre sono troppo traumatizzate per aprirsi con il nostro staff nel poco tempo passato insieme. La minaccia di violenza e’ cosi’ nota che molte donne provvedono a forme di contraccezione a lungo termine prima di mettersi in viaggio per essere sicure di non rimanere incinte. Nel 2016 sono nati 4 bambini sulle navi di MSF. Per fortuna sono stati soccorsi in tempo da navi con a bordo ostetriche esperte. E’ terribile pensare a cosa sarebbe successo se il travaglio fosse iniziato prima o fossero state soccorse da navi mercantili senza adeguato personale medico”.
6. Non solo le donne e i bambini sono vulnerabili “Ciascuna delle persone che salviamo ha una storia difficile e se le donne e i bambini hanno vulnerabilita’ specifiche che richiedono cure e attenzioni particolari, anche gli uomini hanno debolezze spesso piu’ difficili da individuare”, scrive nel suo rapporto Msf, “Alcuni scappano da una guerra alla quale non vogliono partecipare, altri da torture, reclutamento forzato e violazione dei diritti umani collettivi, altri ancora hanno subito discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale, violenza, persecuzioni, poverta’ estrema e indigenza. Il loro drammatico viaggio inizia in paesi devastati da anni di tensione e instabilita’, dal Pakistan ai paesi dell’Africa Subsahariana come la Nigeria o il Gambia, dal corno d’Africa, in particolare l’Eritrea, fino al Medio Oriente”.
7. L’Europa non e’ la prima destinazione per rifugiati e migranti di tutto il mondo “La stragrande maggioranza dei rifugiati e degli altri migranti ha cercato rifugio e lavoro nella propria regione. Secondo i dati dell’UNHCR nessuno dei paesi che ospitano piu’ rifugiati (Turchia, Pakistan, Libano, Iran, Etiopia, Giordania, Kenya, Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Ciad) si trova in Europa, ma complessivamente offrono rifugio a piu’ della meta’ dei rifugiati globali. L’Europa ha ricevuto solo una piccola percentuale dei rifugiati globali ma continua a cercare soluzioni creative per tenere queste persone lontane invece che prendersene cura”, accusa l’organizzazione.
8. Rifugiati e migranti subiscono orribili violenze e abusi in Libia “Per qualunque ragione si trovino in Libia, la violenza e i maltrattamenti che migranti e rifugiati subiscono nel paese non lasciano loro altra scelta che andar via. Secondo le persone intervistate dalle nostre equipe, uomini, donne e un numero sempre crescente di minori non accompagnati (alcuni di appena 8 anni) hanno subito abusi da parte dei trafficanti, dei gruppi armati e di privati cittadini che sfruttano la disperazione di chi fugge da conflitti, persecuzioni o miseria. Tra gli abusi, atti di violenza (anche sessuale), rapimenti, detenzione arbitraria in condizioni disumane, tortura e altre forme di maltrattamento, sfruttamento finanziario e lavori forzati”.
9. Intercettare i barconi che lasciano la Libia non e’ una soluzione “Impedire alle persone di lasciare la Libia le condanna a ulteriori maltrattamenti e abusi da parte dei trafficanti. In base al piano di addestramento introdotto dall’UE, la guardia costiera libica dovrebbe giocare un ruolo fondamentale nelle future politiche di contenimento avviando in acque nazionali operazioni di intercettazione, ricerca, soccorso e ritorno dei barconi”, conclude Medici senza Frontiere, “La nostra esperienza dimostra come l’intercettazione di barche sovraffollate e non adatte alla navigazione possa essere estremamente pericolosa in questo ambito e possa aumentare i rischi che queste persone disperate devono affrontare per raggiungere un posto sicuro. Le persone che scappano dalla Libia devono essere soccorse in sicurezza e con tranquillita’, e portate in un porto sicuro dove possano ricevere assistenza, fare domanda di asilo o di altre forme di protezione. Nella situazione attuale, la Libia non puo’ essere considerata un porto sicuro per gli sbarchi”.