ROMA – Mercoledi’ la fiducia ‘tecnica’ sulla manovra, poi le dimissioni che potranno arrivare prima delle direzione del Pd ma piu’ probabilmente venerdi’. Il presidente della Repubblica e il premier hanno tracciato il percorso della crisi: al momento il passo indietro del premier e’ congelato. In piedi resta l’ipotesi Padoan ma non si esclude affatto anche la pista di un governo istituzionale Grasso (senza politici di primo peso) o Boldrini. Ma la partita piu’ delicata al momento si gioca nel Pd. Da ieri sera e’ partito un pressing affinche’ Renzi non abbandoni il ruolo di segretario. Franceschini, Delrio e Orfini i suoi principali sponsor. Ma sullo sfondo la vera incognita e’ quando si andra’ a votare. Perche’ Renzi vorrebbe le urne anticipate a marzo o aprile mentre c’e’ perplessita’ sui tempi nelle altre anime del partito e c’e’ da considerare anche il ‘partito del non voto’ in Parlamento che aspetta la scadenza di settembre per avere vitalizi garantiti. Il nodo e’ proprio il tema delle elezioni. Solo in presenza del voto in estate ci sara’ l’anticipo del congresso Pd, altrimenti se l’orizzonte e’ quello di un esecutivo piu’ duraturo si decidera’ di aspettare. I gruppi parlamentari dem sono al fianco di Renzi. “Siamo tutti con lui”, spiegano anche i non renziani. A prendere le distanze dal presidente del Consiglio e’ solo la minoranza dem che chiede al Pd di metere a disposizione tutte le truppe al servizio di Mattarella per poi solo in un secondo momento affrontare le dinamiche interne al partito. I bersaniani punteranno in ogni caso sulla differenziazione tra il ruolo di segretario e di candidato premier e presenteranno Speranza ai nastri di partenza per le primarie. Alle primarie ci saranno anche il governatore della Toscana Rossi e, probabilmente, Emiliano. Franceschini in mattinata ha incontrato i suoi e ha garantito a Renzi la disponibilita’ totale ad appoggiarlo alle primarie e al partito. “Renzi – sottolinea un senatore vicino al ministro della Cultura – e’ l’unica risorsa che abbiamo, non possiamo fare a meno di lui, ma deve capire che il gioco dell’uomo solo al comando e’ finito, deve procedere senza strappi”. In un primo momento Renzi aveva balenato l’ipotesi di un passo indietro dal Nazareno poi la decisione condivisa con i suoi di ripartire da quel 40%. “Ha dovuto digerire la sconfitta”, dicono i renziani che puntano pero’ dritti sul voto a marzo o aprile. “Il Pd – avverte il renziano Richetti – puo’ aver paura di molte cose ma non delle elezioni”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Movimento 5 stelle che presentera’ un testo di legge per far si’ che si voti con la legge della Camera anche al Senato e la Lega e Fratelli d’Italia. FI, invece, ha aperto la partita della legge proporzionale con una sponda che potrebbe arrivare proprio dai moderati, con Casini e Franceschini che nell’altro campo potrebbero raggruppare consensi per tagliar fuori i Cinque stelle. Ma tutti aspetteranno di capire come si pronuncera’ la Consulta sull’Italicum.