CALTANISSETTA – “Nella gestione della collaborazione di Vincenzo Scarantino, c’e’ traccia di abusi, di un pressing asfissiante. Lo strumento del colloquio investigativo venne utilizzato per preparare un soggetto psicologicamente labile. L’ostinazione della pista della Guadagna, imboccata all’inizio delle indagini fu poi perseguita acriticamente. E cosi’ si persegui’ nell’errore”. E’ quanto ha affermato, il procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci, nel seguito della requisitoria nell’ambito del quarto processo per la strage di via d’Amelio, davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta. “Si registro’ una connivenza fra gli organi investigativi e l’indagato che poi divenne imputato. Un balordo – ha aggiunto – che si atteggiava a mafioso e che viene poi stritolato nel corso dei confronti con altri. Poi arriva Spatuzza, nel 2008, che dice la verita’ e getta alle ortiche due processi”.
Il Pm Paci ha poi aggiunto che Vincenzo Scarantino “si impegno’ ad accusare persone innocenti per un suo tornaconto personale. I precedenti giudici hanno spiegato il suo travaglio interno, segnato da molte contraddizioni. E’ sempre stato al gioco, in un rapporto malato per cercare la soluzione a lui piu’ conveniente. Ne nacque uno sconnesso canavaccio. La stessa doppiezza di rapporti la mantenne con i suoi familiari