Salute

L’intelligenza artificiale che riconosce i criminali con il 90% di precisione

Francesca Russo

L’intelligenza artificiale che riconosce i criminali con il 90% di precisione

Sab, 10/12/2016 - 09:32

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Un’intelligenza artificiale avrebbe la capacità di riconoscere i criminali basandosi esclusivamente sulla scansione del volto umano.
Lo studio, pubblicato su ‘Arxiv’, un archivio usato dai ricercatori di tutto il mondo per condividere velocemente i loro i risultati e non ancora sottoposto alla ‘peer review’ accademica, è stato effettuato da due ricercatori dell’Università Jiao Tong di Shanghai, Xiaolin Wu e Xi Zhang.  Il lavoro quindi non è stato ancora valutato indipendentemente, con un processo di revisione paritaria.
Secondo i due scienziati l’I.A dimostrerebbe che Cesare Lombroso padre della moderna criminologia aveva ragione: i criminali si possono riconoscere da certi tratti fisici ed in tal modo possono essere isolati i potenziali sospetti.
I ricercatori hanno sottoposto al computer volti di criminali e cittadini onesti, scoprendo che era in grado di distinguere gli uno dagli altri in modo del tutto autonomo.
In particolare Wu e Zhang hanno raccolto in un database 1.856 fotografie di persone, maschi cinesi di età compresa tra i 18 e i 55 anni senza barba, baffi o cicatrici. 1126 di queste sono state raccolte via internet con un web crawler e apparterrebbero a diversi professionisti (la metà dei quali laureati, precisano gli autori), le altre 730 foto del campione, sarebbero invece di criminali condannati e pregiudicati, raccolte dal ministero di pubblica sicurezza cinese e dalle forze di polizia di diverse province.
Una larga parte di queste immagini, circa il 90% è stata utilizzata per addestrare l’algoritmo a distinguere i criminali; quando si è passati al test vero e proprio, utilizzando le restanti 200 foto, l’intelligenza artificiale è stata in grado di riconoscere il volto dei criminali con una precisione pari all’89% dei casi. A questo punto, i ricercatori hanno analizzato le caratteristiche del volto comuni ai maschi cinesi condannati: gli occhi ravvicinati, l’angolo che si forma tra il naso e l’estremità della bocca e la particolare curvatura del labbro superiore. Questo studio solleva importanti questioni etiche, come la possibilità che il comportamento criminale sia scritto nel nostro DNA.
Un risultato sorprendente, che suggerisce la concreta possibilità che esistano tratti fisici che permettano di individuare un criminale solo guardandolo, ma non tutto di questo studio convince: che l’affidabilità dell’algoritmo dipenda solo dalla bontà dei dati con cui viene addestrato, e che quindi i possibili pregiudizi che portano i giudici a condannare con maggiore probabilità persone con un determinato aspetto fisico siano stati trasmessi all’algoritmo e abbastanza ipotizzabile. Ed in tal senso l’intelligenza artificiale, lungi dall’essere obiettiva, non farebbe altro che riprodurre le distorsioni del giudizio umano o peggio li valuterebbe secondo parametri puramente matematici, eliminando del tutto la soggettività del giudizio, che spesso risulta invece essenziale.
Ricordiamoci che alla base di queste sperimentazioni ci sono sempre essere umani e l’errore non è contemplabile.
Del resto sono gli stessi ricercatori a dire che:”l’esperienza stabilisce empiricamente la validità dell’inferenza automatica indotta dal visto sulla criminalità, nonostante le storiche controversie“.
Pochi mesi fa una startup aveva fatto notizia annunciando una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale capace di suddividere le persone in otto tipi di personalità, dal giocatore di poker al terrorista, semplicemente analizzandone il volto.
E’ chiaro che la tecnologia sta progredendo verso mete ambiziose ma, questi esempi sono la dimostrazione che affidare il controllo e soprattutto il giudizio sull’uomo specie su questioni così delicate all’ I.A per adesso resta un’utopia o un ottima trama per un film fantasy.