GELA – Dalla firma del protocollo del novembre 2014, Eni ha investito sullo stabilimento di Gela circa 400 milioni in 119 cantieri avviati (65 dei quali completati), di cui 85 milioni per 34 cantieri di risanamento ambientale (12 completati). Sono alcuni dei dati presentati nei giorni scorsi a Palazzo d’Orleans, a Palermo, dal responsabile del progetto Gela per Eni, Luigi Ciarrocchi, insieme al responsabile relazioni con le istituzioni locali di Eni, Francesco Manna, e al presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta. Numeri “che testimoniano l’impegno di Eni per questo territorio – ha detto Ciarrocchi -, che per noi rimane di importanza primaria. Entro il 31 dicembre la media dei lavoratori dell’indotto che hanno lavorato nel 2016 sara’ pari a oltre 1.300 unita'”, cifra superiore alle 1.200 unita’ previste dal protocollo. Anche nel 2015 gli impegni sono stati rispettati, spiega Eni in una nota: gli occupati dell’indotto sono stati 1.062, ossia un 18% in piu’ rispetto ai 900 previsti nel protocollo. A oggi, soltanto per le attivita’ di riconversione della Raffineria di Gela stanno lavorando circa 200 risorse locali per un totale di circa 160mila ore lavorate. Per il 2017 si prevede di superare le 400 unita’ locali. Complessivamente, nei cantieri della raffineria, includendo anche le attivita’ di manutenzione e di miglioria e modifica, attualmente sono impiegate piu’ di 600 persone dell’indotto locale. A riconversione ultimata lo stabilimento gelese non si occupera’ solo di olio di palma: “Questo e’ un aspetto molto importante – ha spiegato Ciarrocchi -. Il protocollo parlava di una riconversione per trattare l’olio di palma prima raffinato e poi grezzo. Adesso abbiamo aggiunto flessibilita’ ad un impianto che trattera’ anche prodotti alimentari di scarto, grassi animali e oli di frittura esausti. Questo significa che la raffineria di Gela sara’ una delle tre raffinerie in Europa a poter trattare questi materiali. Si capisce bene la sostenibilita’ ambientale che deriva da questa scelta”. Sul risanamento ambientale: “E’ un investimento importante che seguiamo puntualmente. Non ci limitiamo ad avviare i cantieri di risanamento ambientale ma lavoriamo affinche’ non accadano eventi sull’ambiente con una serie di interventi preventivi”.
“Mi dicevano che ero il Crocetta dei petrolieri e invece ai petrolieri impongo l’industria verde – ha commentato il governatore -. Naturalmente un processo di riconversione non e’ indolore, ma passa da periodi di mobilita’: nessuno pero’ e’ stato licenziato, i lavoratori sono stati trasferiti in altri stabilimenti, oppure coinvolti nei cantieri, o ancora messi in cassa integrazione. E’ un modello virtuoso e compatibile con lo sviluppo della Sicilia. Questa regione non puo’ piu’ pensare a modelli del passato come i poli petroliferi degli anni Sessanta. Dobbiamo pensare a investimenti che guardino al futuro – ha aggiunto Crocetta -, perche’ nel mondo si investe sempre meno sulle fonti di energia fossili e sempre di piu’ su quelle alternative. Dinanzi a quella che una volta poteva essere giudicata come una fabbrica di veleni, grazie al nostro coraggio di sfidare l’impopolarita’, e’ stata fatta una scelta che ricalca le vocazioni della Sicilia, sulle bioindustrie e sulle industrie legate alle rinnovabili. Gela non e’ un progetto sperimentale, e’ un investimento concreto e consistente. Diventera’ il primo grande polo verde d’Italia – ha concluso -. Capisco il disagio dei lavoratori, ma a differenza di altre aziende che hanno chiuso i cancelli, abbandonato gli stabilimenti e se ne sono andate, l’Eni e’ rimasta e ha investito. Se la Fiat avesse fatto la stessa cosa a Termini non avremmo avuto 4 mila disoccupati per quattro anni”.