Carne adulterata nel messinese, 33 misure: coinvolti veterinari ASP

MESSINA – E’ stata battezzata “Gamma interferon” l’operazione della polizia di Stato che ha fatto luce sulla filiera illegale di ingenti quantitativi di carne adulterata, e quindi pericolosa, destinata al consumo. Cinquanta gli indagati, 33 le misure cautelari. Coinvolti veterinari dell’Asp di Sant’Agata Militello. Le indagini condotte dai poliziotti di Sant’Agata Militello, coordinati dal procuratore di Patti Francesco Bonanzinga, hanno fatto emergere come le attivita’ illegali abbiano avuto inizio con furti di animali, poi maltrattati, uccisi e macellati clandestinamente, fino alla successiva vendita al pubblico della carne considerata pericolosa e ad altissimo rischio per la trasmissione di malattie infettive, quali la tubercolosi, poiche’ priva di controlli sanitari. Tra le persone raggiunte dalle misure cautelari, emesse dal Gip Andrea La Spada, ci sono allevatori e macellai, affiancati da medici veterinari dell’Azienda sanitaria provinciale di Sant’Agata Militello, ciascuno con un ruolo preciso nell’organizzazione della filiera clandestina delle carni, parallela a quella certificata.

Due i gruppi criminali in azione. Il primo facente capo a Biagio Salvatore Borgia; il secondo che vedeva come leader la figura di Nicolino Gioitta. Bande che convivevano sul vasto territorio dei Nebrodi senza scontrarsi, muovendosi in maniera autonoma, il primo su Tortorici, il secondo su Cesaro’. Cio’ che differenzia il primo gruppo dal secondo e’ il salto di qualita’ operato da quest’ultimo, con l’inserimento nella filiera clandestina della carne di medici veterinari dell’Asp di Sant’Agata Militello. Sono loro a garantire la “legalizzazione” sulla carta con falsa documentazione e apposizione di marchi identificativi sugli animali rubati e a permetterne quindi il transito attraverso le aziende del gruppo. I reati contestati sono abuso d’ufficio, falso, omissione in atti d’ufficio nonche’ diffusione di malattie degli animali e favoreggiamento. Emersi episodi in cui la presenza di capi non identificati o peggio infetti non e’ stata registrata. Cosi’ come non e’ stata registrata la presenza di importanti quantitativi di farmaci irregolari e illegali da somministrare agli animali, il reperimento e l’utilizzo dei quali costituiscono un altro tassello nel mercato parallelo della carne destinata al consumo. Un mondo sommerso nel quale Tutti, con compiti e modalita’ differenti, concorrevano ai differenti passaggi della filiera. Chi con il reperimento della materia prima, che prevedeva in primo luogo furti, caccia di frodo e sistemazione di gabbie disseminate all’interno del Parco dei Nebrodi. Si passava poi al trattamento della materia prima reperita, macellata clandestinamente senza alcun controllo e rispetto di norme igienico sanitarie, o dell’animale, sino alla messa in commercio nei punti vendita al consumatore inconsapevole. La conoscenza del vasto territorio e il controllo dello stesso, con auto apripista durante il trasferimento degli animali che segnalavano la presenza di forze dell’ordine ed eventuali posti di blocco, rendevano l’attivita’ criminale oliata ed efficiente. Due le custodie cautelari in carcere a carico dei capi Borgia, 30enne di Militello, e Gioitta, 48enne di Alcara Li Fusi; 9 gli arresti ai domiciliari, compresi i medici veterinari dell’Asp di Sant’Agata Militello, il responsabile Antonino Ravi’ Pinto, 59 anni, nonche’ Fortunata Grasso, 43 anni, Sebastiano Calanni Runzo, 50 anni, e Antonino Calanni, 53 anni. Ai domiciliari anche, tra macellai e allevatori, Tindara Ferraro, 34 anni, di Patti, Carmelo Ferraro, 36 anni, di Patti, Tindaro Giacomo Agostino Ninone, 45 anni, di Castell’Umberto, Carmelo Gioitta, 44 anni, di Alcara Li Fusi; 17 gli obblighi di dimora nei comuni di residenza; un divieto di dimora e tre sospensioni dell’esercizio del pubblico ufficio.

“L’operazione di stanotte chiude una lunga indagine su due associazioni a delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati relativi alla macellazione clandestina ed il commercio non regolare di carni”. Cosi’ il questore di Messina Giuseppe Cucchiara: “Sono indagini cominciate nel 2014 – prosegue- che hanno individuato due associazioni che operavano sul territorio, ma il nucleo essenziale e’ stato l’identificazione di una filiera che ha portato sulle tavole dei consumatori prodotti che esulano dai controlli di sicurezza”. “Le indagini sono cominciate sulle associazioni criminali – spiega Daniele Manganaro dirigente del commissariato di Sant’Agata Militello- dedite ai furti successivamente abbiamo cercato di capire il motivo del furto che era quello del l’immissione sul mercato nero della carne macellata clandestinamente era un circolo che si conclude con i finanziamenti che andavano a percepire gli allevatori che avevano l’allevamento che risultava ufficialmente indenne dalle malattie infettive”. Dall’indagine e’ emerso anche che alcuni animali erano affetti da tubercolosi: “Abbiamo riscontrato dei casi in cui l’animale portato al macello veniva dichiarato idoneo al consumo anche se infetto, la tubercolosi pero’ a cottura muore, ma se l’animale e’ dichiarato per consumo umano il rischio e’ comunque elevato”.

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