CALTANISSETTA – Il ruolo della stampa, nella comunità locale, unitamente a tutto ciò che è pubblica rappresentazione, è recentemente molto dibattuto, a ragione o a torto, sovente con toni distanti dalla pacatezza.
Molti aggettivi si associamo al nostro mondo: asservito, compiacente, incompetente, e più recentemente anche gratuito, ultimo stadio di in lavoro che non è più neanche tale se non vi è un compenso, un lavoro che continua fin quando la passione lo alimenta, superando difficoltà, e talvolta mortificazioni.
La maggiore frustrazione, talvolta, è significare questo ruolo, ricercando fatti da raccontare, degni di essere considerati tali, nel tentativo, magari, di svolgere quel ruolo pedagogico, che avvicina, ogni giorno, la società alle cose che ne influenzano, ed in qualche caso, determinano le sorti.
In merito alla vicenda della stagione, anzi, delle stagioni teatrali, discutendo con alcuni colleghi, ci siamo ritrovati nell’imbarazzante considerazione che di fatti da raccontare, ce ne fossero pochi e brutti, motivo per il quale abbiamo ritenuto che le autocelebrazioni, i promessi contenziosi, le accuse e quant’altro, dovessero diventare stretto retaggio degli interessati, istituzionali e non, ed è per questo che questa testata era assente alla conferenza stampa e si è limitata a raccogliere i comunicati, senza nulla di proprio aggiungere, proprio perché di aggiungere non c’è proprio nulla.
Invidia, qualcuno ha ipotizzato. Invidia si, ma per le città che riescono a fare della cultura e dello spettacolo, con creatività, trasparenza e visione imprenditoriale, dei reali elementi di promozione territoriale, e non la scena, perdonate il gioco di parole, per deprimenti regolamenti dei conti.
Qualcun altro ha di converso ipotizzato che il silenzio è un atto contro l’Amministrazione Comunale ed a favore di chi dalla stessa ritiene di avere subito un torto.
Sbagliato anche questo.
Il silenzio è silenzio, perché non c’è nulla da raccontare.
Giovani che se ne vanno, abitanti del centro storico che presentano petizioni, sperando che qualcuno possa aiutarli ad uscire dall’indecente stato abitativo in cui versano, i commercianti sull’orlo del fallimento, che spengono le insegne per protesta contro le istituzioni. Molto altro potremmo aggiungere. Forse sono questi i fatti da raccontare.
Ci siamo resi conto, forse tardivamente, che I fatti non sono il Sindaco che litiga con una compagnia teatrale locale. Tutto ciò è altro.
Raccontando la cronaca degli scontri, dei quali, ormai, anche l’arte è divenuta motivo, rischieremmo non solo di far diventare gli scontri più importanti delle cose urgenti e significanti per la nostra vita, tradendo così il diritto all’informazione, ma tradiremmo, in fondo, anche l’arte.
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Io avrei detto che e' stato evitato il sermone spicchioso e autoreferenziale di un sindaco che ha dato ragione alla stampa assente e il pistolotto truffaldino di un "maestro" presuntuoso e offensivo che pensa di portare lui la cultura nella citta' di Rosso di San Secondo. Dalla parte dei giornalisti che dimostrano di avere ancora una dignita'