Incomincia per i cristiani un nuovo Anno Liturgico. La Chiesa lungo tutto l’arco dell’anno riproporrà il mistero di Cristo, perché sia conosciuto sempre più, in modo corretto e profondo, e diventi per noi il faro che illumina i nostri passi. Ciò potrà avvenire con l’ascolto della sua parola e l’impegno di ciascuno di noi a trovare in essa un efficace stimolo ad una vita cristiana genuina, nel pensiero e concreta nelle opere.
Il tempo di inizio dell’anno liturgico si chiama “ avvento”, che è sostanzialmente da intendersi come “ attesa per la venuta”; e la venuta è quella di Cristo. Nel Vecchio Testamento l’avvento era “la reale attesa per la venuta storica del Messia.” Ora, per noi che l’abbiamo conosciuto, che l’abbiamo già incontrato si tratta del “ritorno” del Signore, alla fine dei tempi, quando si ripresenterà per il giudizio finale , della storia e dei singoli. I profeti chiamano questo ultimo evento, “ Giorno del Signore”, il gran giorno, rovente come un forno, terribile” Anche nel Vangelo ci sono pagine che lo descrivono come “ giorno tremendo”, di grandi sconvolgimenti, in cui sono coinvolti il cielo e la terra. Certo noi non vogliamo negare la “natura e la qualità” di quella venuta, con le caratteristiche di angoscia e di paura; però, riteniamo che “ a certe condizioni” potremo affrontare quel “ Giorno – Dies irae” ,anche con grande serenità e fiducia e speranza. Il profeta Isaia, nella prima lettura della messa di oggi, ha dei toni più confortevoli, anche se nel genere della metafora, cioè come “ segno” di quel che potrà avvenire in quel giorno. Il Signore, dice, radunerà tutti i popoli, sul monte santo e ascolteranno la sua parola per camminare per i suoi sentieri. E’ chiaramente più rassicurante una previsione di tal genere, che diventerà il momento solenne distensivo finale. Da questo potrà trarre origine la nostra fiducia: avere camminato su i suoi sentieri. E allora il volto del Giudice sarà paterno e pieno di bontà. Possiamo immaginare che ci chiederà un documento di riconoscimento, un “carta di identità”, la identità cristiana. Se potremo esibire la “traccia del nostro cammino” fatto, come dice S. Paolo, “ non di gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie”. E il Signore potrà verificare se abbiamo corrisposto al suo amore, “ che ci ha benedetti, che ci ha scelti, che ci ha perdonati, che ci ha aspettati” Detto in maniera, forse troppo semplice e umana, “ se non lo abbiamo deluso, se abbiamo rispettato la nostra identità cristiana, che è quella di essere “ benedetti, scelti, perdonati. Potremo attendere “quel giorno” con serenità, senza timore, sicuri che il Signore brillerà ai nostri occhi come il “ Padre della Misericordia, e così … saremo salvi .