ENNA – Nella giornata di lunedì 21 novembre i Carabinieri della Compagnia di Enna unitamente al personale del Reparto di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Enna hanno dato esecuzione ad una Ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Enna su richiesta della locale Procura della Repubblica (P.M. Dott. Francesco Rio) nei confronti di quattro persone, tutte residenti nella Provincia di Catania, ritenute responsabili, in concorso, dei reati di “maltrattamenti contro familiari e conviventi” (art. 572 c.p.), “lesioni personali” (art. 582 c.p.) e “violenza sessuale di gruppo” (art. 609 octies c.p.), tutti aggravati da numerose circostanze quali l’avere “agito per motivi abietti o futili”, “adoperato sevizie, o l’aver agito con crudeltà verso le persone”, “profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa” e, per la sola violenza sessuale di gruppo, dell’aver agito “su persona comunque sottoposta a limitazioni della libertà personale”.
Le indagini venivano avviate nel giugno 2015 dal personale della Polizia Penitenziaria di Enna a seguito della segnalazione da parte della madre di un ragazzo detenuto presso la Casa Circondariale “Luigi Bodenza”; la signora, superando la reticenza a parlare da parte del figlio, intimorito dalle possibili ripercussioni, informava il personale di polizia penitenziaria di aver notato sul corpo del figlio, nel corso dei colloqui in carcere, strane lesioni (graffi, ematomi e tumefazioni) a suo dire riconducibili ad atti di violenza, nonostante lo stesso ragazzo cercasse di occultarli o di giustificarli per cadute accidentali. I sospetti della madre assumevano concretezza allorquando il ragazzo, incalzato con insistenza da parte del personale di polizia penitenziaria, ammetteva di aver ripetutamente subito violenze da parte dei compagni di cella, i quali lo avevano anche minacciato di morte nel caso in cui avesse riferito dei pestaggi. Presso l’infermeria dell’istituto penitenziario, ove veniva immediatamente visitato, si riscontravano sul corpo del ragazzo una serie di varie lesioni, consistenti in ustioni, anche in fase necrotica, escoriazioni ed ematomi in più punti, puntualmente occultate con il vestiario. La gravità della situazione, segnatamente per l’ustione presente su un piede classificata di 3° grado, imponeva altresì il trasferimento presso il Pronto Soccorso del locale nosocomio ed il successivo ricovero in altra struttura ospedaliera ove è stato sottoposto ad intervento chirurgico.
L’attività investigativa gestita e diretta personalmente dal Dott. Francesco Rio, confortata dagli accertamenti medico-legali sulla vittima nel frattempo disposti dallo stesso Procuratore, si focalizzava necessariamente sull’individuazione dei responsabili, avvenuta grazie alla meticolosa raccolta ed analisi degli elementi raccolti, anche mediante la fondamentale escussione della parte offesa, incoraggiato ad abbattere quel muro di omertà creato dai suoi torturatori. La ricostruzione dei fatti faceva emergere un quadro agghiacciante, fatto di continui soprusi e vessazioni nei confronti del detenuto, obbligato a subire, da alcuni dei suoi compagni, continui gesti di violenza consistiti in percosse in varie parti del corpo, bruciature con acqua calda o altri oggetti urenti (quali accendini, sigarette, ecc.) e, in un caso accertato, anche un abuso di carattere sessuale; il tutto avveniva all’interno della cella con modalità che consentivano di eludere i controlli del personale preposto alla sorveglianza ed ottenendo, a suon di minacce anche di morte, il silenzio da parte della vittima.
I 4 arrestati, di cui tre si trovavano già detenuti presso altre Case Circondariali (Catanzaro, Catania – Bicocca e Caltagirone), sono stati raggiunti presso le rispettive strutture mentre il SAPUPPO Giovanni è stato associato al carcere di Catania – Piazza Lanza.