Il “caso” è stato sollevato dopo che a Udine il dirigente reggente dell’ufficio VIO avrebbe escluso una concorrente dal concorso pubblico, indetto nel 2009, perché in possesso della laurea in infermieristica pediatrica con l’apodittica motivazione: “l’attività dell’infermiere pediatrico è circoscritta all’assistenza infermieristica nei confronti di soggetti di età inferiore ai 18 anni, mentre l’infermiere può prestare la propria assistenza nei confronti di tutta la popolazione senza limiti di età”.“Eppure – dice la Cancelleri – nel bando di concorso quale requisito di accesso è indicata la laurea in scienze infermieristiche ma anche un altro titolo ritenuto valido dalla vigente normativa per l’esercizio della professione di infermiere. Perché dunque, escludere chi è in possesso della laurea infermieristica pediatrica? Oltretutto paradossale se si pensa che i profili professionali richiesti sono destinati, tra le altre, anche alle scuole di istruzioni primaria e secondaria, cioè con i minori”.
“È irrazionale – prosegue la Cancelleri – l’interpretazione dell’amministrazione scolastica, secondo la quale un laureato in infermieristica pediatrica non potrebbe assistere i convittori, pochi e variabili nel numero, di età superiore ai 18 anni, mentre un semplice infermiere di cure generali potrebbe assistere i convittori minori di 18 anni. Peraltro gli infermieri dei convitti e degli educandati – spiega la deputata – provvedono semplicemente alla conservazione del materiale di pronto soccorso e dei medicinali in uso comune e praticano le terapie di carattere generale prescritte dal medico, secondo quanto espresso con decreto dal Presidente della Repubblica. Così si corre il rischio di non avere personale altamente qualificato per i bambini, che così facendo, pagherebbero per un pasticcio burocratico che auspichiamo il ministro chiarisca al più presto”.