Diretta da Ira Driscoll, professore di psichiatria presso la University of Wisconsin-Milwaukee, la ricerca è unica nel suo genere per la opportunità senza precedenti di analizzare a lungo termine il consumo di caffè e l’incidenza della demenza senile su un campione così ampio di individui.
Già precedenti lavori dimostravano le proprietà del caffè nel potenziare la memoria a lungo termine (ad esempio una ricerca pubblicata su Nature Neuroscience nel 2014). In questo lavoro è stato analizzato il consumo di caffeina (da caffè, tè, bibite come la cola) del campione, la cui salute è stata monitorata per oltre 10 anni nel corso dei quali si è arrivati a quasi 390 nuove diagnosi di demenza.
Rielaborando i dati raccolti, i ricercatori hanno calcolato che – rispetto a chi consuma non più di 64 milligrammi di caffeina al giorno (che grosso modo è pari a un espresso – il cui contenuto in caffeina varia da 47 a 75 mg – o a metà di una caffettiera da due tazzine di moka) – coloro che ne consumano 261 milligrammi al giorno (pari a circa 3 tazzine di espresso o a due tazzine di moka) presentano un rischio di ammalarsi di demenza o di deficit cognitivo ridotto del 36%. Per gli amanti del tè, il contenuto di caffeina ritenuto protettivo, equivale a circa 5 tazze di tè nero (200 ml circa l’una). (Fonte ansa.it)