CALTANISSETTA – Halloween è riconducibile alla festa celtica di Samhain, derivante dall’antico irlandese “fine dell’estate”. Secondo il calendario celtico in uso 2000 anni fa, l’anno nuovo incominciava il 31 ottobre, ed è per questo motivo che detta ricorrenza laica, non era solo la celebrazione di onirici incontri soprannaturali, ma un occasione di goliardica celebrazione di ottimistici auspici.
La stessa si è nel tempo diffusa dai paesi anglofoni all’Europa tutta, divenendo un fenomeno di costume per una nuova tradizione di divertimento e festa, un ulteriore momento per fare pausa e provare ad immaginare prospettive migliori.
Anche nella nostra città i festeggiamenti interessano i giovani soprattutto, che girano per la città vestiti in maschera, rallegrando la notte di Ognissanti.
Chiudendo gli occhi per un attimo, sembra davvero di essere in una città europea, a dimensione umana. Una città dove la mattina, gli stessi giovani che hanno festeggiato tutta la notte, potranno magari andare a lavoro, un buon lavoro. Una città al passo con i tempi, ordinata, civile, piena di partecipazione e campus biomedici.
Una città dove l’ufficio Europa permette di collegarsi con le Istituzioni in tempo reale, aprendo una start up al giorno per i nostri concittadini ed i nostri amici emigranti.
Una città dove sulla panchine del centro storico, il salotto buono, puoi sederti senza andare immediatamente dopo in tintoria, e dove il palazzo comunale è veramente la casa di tutti, e non il covo di trentasette curiosi personaggi, di non ben precisata vocazione.
Una città dove bambini, anziani e disabili sono considerati un valore, e dove i turisti sono considerati ospiti.
Mentre sogniamo tutto questo, veniamo svegliati da un campanello. Qualcuno è fuori dall’uscio di casa.
Apriamo pensando di trovare i bambini, e invece troviamo lui, il nostro caro Giovanni.
Ancora inebriati da ciò che potrebbe e non sarà, rimaniamo ad ascoltare il nostro inaspettato ed illustre ospite che ci propone con il sorriso smagliante delle grandi occasioni, candido come biancaneve tra i sei nani: “dolcetto o scherzetto”.