A Firenze Jan Koum, 40enne cofondatore della piattaforma con oltre un miliardo di utenti attivi, incontra gli studenti del Quotidiano in classe. Ceccherini: “Esempio da seguire e infonde fiducia e coraggio, perché ti insegna che se vuoi, puoi”
Se il sogno della vostra vita è quello di essere assunti dal colosso della messaggistica telefonica WhatsApp, nel curriculum non devono mancare tre voci: «Una buona istruzione, esperienze extrascolastiche che dimostrano la propensione ad affrontare e risolvere problemi e tanta curiosità». A fornire la ricetta non è un direttore del personale, ma Jan Koum (nella foto) — 40enne cofondatore della piattaforma con oltre un miliardo di utenti attivi — che, a Firenze, ha inaugurato la 17esima edizione del «Quotidiano in classe» davanti a 800 studenti delle superiori del progetto educativo ideato da Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio permanente giovani-editori.
Per fondare WhatsApp ci sono voluti 10 dollari e 10 minuti. «Quella di Koum è una gran bella storia perché è l’ultimo che diventa il primo — ha affermato Ceccherini — e infonde fiducia e coraggio, perché ti insegna che se vuoi, puoi». L’incontro, moderato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana e dalla presidente della Rai Monica Maggioni, ha toccato diversi temi: dalla storia della nascita dell’azienda pagata 19 miliardi di dollari da Facebook al cyberbullismo («Siamo tristi se accade, ma è un problema che deve risolvere la società») e alla privacy. «L’infanzia ci influenza la vita e, negli anni ‘80, nella mia Ucraina era un lusso avere un telefono — racconta Koum — così la mia famiglia non poteva permetterselo mentre per voi è normale possedere uno smartphone». Avere un telefono in casa, tra l’altro, poteva non bastare. «Le infrastrutture erano vecchie e non sempre funzionavano e poi sapevamo che il governo poteva ascoltarci». Quest’esperienza negativa è stata lo stimolo per creare la sua piattaforma. «All’inizio volevo che funzionasse bene, fosse affidabile e la privacy fosse centrale. Tanto che abbiamo realizzato, con il mio socio Brian Acton, una delle reti criptate più estese al mondo: inviolabile da aziende e governi». Un sistema costoso ma efficace. Eppure la sua storia era iniziata con pochi dollari. «Per fondarla ho speso 10 dollari e impiegato 10 minuti perché in Silicon Valley tutto favorisce gli startupper».