RAGUSA – Trent’anni per avere ucciso il figlio il 29 novembre del 2014, per averlo ammazzato con premeditazione e con crudelta’, per averne occultato il cadavere gettandolo mentre era in vita, ma gia’ in stato di incoscienza. Una lunga requisitoria quella del Pm Rota, iniziata poco dopo le 10,20 e che si e’ conclusa dopo oltre quattro ore, con la richiesta di una dura condanna per Veronica Panarello che in aula a tratti con il volto appoggiato su una mano ha assistito partecipando come ha sempre fatto, ad ogni fase del rito abbreviato – subordinato alla perizia psichiatica – a cui e’ sottoposta. Un lungo intervento in cui il magistrato prima ha tracciato il profilo della donna, poi e’ entrato nel merito delle versioni fornite da Veronica, smontandole una a una. “Egoista, bugiarda e manipolatrice”, l’ha definita il pubblico ministero davanti al Gup. Il pubblico ministero ha ricostruito il contesto psicologico e sociale in cui e’ maturato il delitto, quello familiare, il rapporto tra madre e figlio, un legame “distorto” in cui Veronica “non era appieno genitore e Loris non era un figlio”. Quella della madre viene descritta una “personalita’ controversa”. Nella scorsa udienza, in sede di dichiarazioni spontanee, la donna aveva continuato ad accusare dell’omicidio il suocero Andrea Stival. Ma l’accusa non le crede.