PALERMO – Il mercato del lavoro in Sicilia e’ il peggiore d’Italia. Viene fuori – senza sorprese – dall’Osservatorio statistico nazionale dei consulenti del lavoro, presentato a Palermo in vista del congresso regionale del 14 e 15 ottobre a Taormina. Offerta scarsa e spesso dequalificata. Il tasso d’occupazione del 39,9% e’ inferiore di 2 punti rispetto alla media del Mezzogiorno (42,3%), di 25 punti rispetto al tasso medio del Nord (65%) e di 21 punti rispetto al Centro; il tasso di disoccupazione del 22,2% e’ di gran lunga superiore alla media nazionale (12,3%) e quello dei giovani (59,7%), il piu’ elevato dopo la Sardegna, e’ maggiore di 6 punti alla media del Sud, di 30 punti del Nord e di 40 punti rispetto al Veneto che conta il 19,4%, il piu’ basso indice d’Italia. E’ il piu’ alto d’Italia anche l’indice di disoccupazione di lunga durata (65,4%), che evidenzia un funzionamento distorto dei meccanismi d’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Nel primo trimestre 2016 sono stati stipulati da parte di aziende private 91.000 nuovi contratti di lavoro a favore di 54.000 soggetti, per lo piu’ (47%) a tempo determinato, per il 35% a tempo indeterminato, ma in minima percentuale usufruendo dell’esonero contributivo. Ma l’occupazione in Sicilia nel primo trimestre 2016 ha offerto per lo piu’ qualifiche assai basse. Per le donne, commesse (13%), venditrici a domicilio (11%), badanti (6%), impiegate (4,6%), pulizie (4,8%), bariste (2,6%), call center (1,9%) e inservienti di cucina (1,9%), mentre solo l’1,6% per professioni sanitarie e riabilitative e l’1,3% come professoresse di scuola media secondaria superiore. Quanto agli uomini, nessuna professione altamente qualificata: manovale (7,7%), muratore (5,7%), conduttore di mezzi pesanti (4,5%), commessi (3,9%), facchini (3%), cuochi (3%), venditori a domicilio (2,9%), autisti (2,7%), impiegati (2,5%), camerieri (2,4%). Infine, si aggravano le crisi aziendali. Secondo i dati aggiornati ad agosto 2016, per la prima volta dopo 4 anni la cassa integrazione torna ad aumentare in Sicilia (+8,9% del numero di ore autorizzate), di cui il 65% per Cig straordinaria, che segnala l’aggravarsi delle crisi strutturali che diventano sempre piu’ irreversibili. (AGI) Mrg (Segue)
Nel periodo preso in considerazione, la popolazione siciliana in eta’ lavorativa e’ diminuita da 3 milioni e 334 mila a 3 milioni e 317 mila unita’ (-17mila, -0,5%); gli occupati sono aumentati di 34.000 soggetti (da 1 milione e 289 mila a 1 milione e 323 mila, +2,6%), fenomeno frutto del calo dei disoccupati di 14.000 unita’ (da 391mila a 378mila, -3,5%) e dei 36mila inattivi che sono entrati a far parte delle forze lavoro e hanno subito trovato un posto, facendo scendere il complesso degli inattivi da 1 milione e 654 mila a 1 milione e 617 mila componenti (-2,2%). Ma fra questi vi sono 332mila donne e 259mila uomini che vorrebbero lavorare se si presentasse un’occasione, che sono “scoraggiati” e non si rivolgono ai centri per l’impiego non ritenendoli efficaci e che probabilmente per vivere si adattano a svolgere lavori non regolari. “Contro il lavoro nero, anche in Sicilia, grazie anche alla nostra mediazione, si attiva finalmente l’Ispettorato unico nazionale – annuncia Vincenzo Silvestri, vicepresidente nazionale dei Consulenti del lavoro – . Stato e Regione hanno raggiunto la necessaria intesa e la relativa convenzione per coordinare l’attivita’ di tutti gli ispettori di Inps, Inail e Regione sara’ firmata dopodomani, giovedi’ 13, a Palermo”. I consulenti del lavoro si propongono come punto di riferimento per dare una risposta a quanti cercano un lavoro. Infatti, fra gli oltre 300mila “neet” (pari al 37% della popolazione giovanile, anche questa e’ la percentuale massima in Italia), l’85% cerca un lavoro sperando soprattutto in Garanzia Giovani e il 15% ha scelto di proseguire gli studi o fare la casalinga. Ma la sfiducia nei centri per l’impiego si riflette sul modo con cui si trova lavoro nell’Isola. Il 40% delle qualifiche alte si ottiene tramite concorso, mentre sono le raccomandazioni di parenti, amici e conoscenti ad aprire le porte delle qualifiche medie (28,6%) e basse (38,8%). I centri pubblici per l’impiego incidono rispettivamente per l’1,9%, il 4,9% e il 4,8%.