Si erano duramente scontrati all’Arena di Giletti, domenica pomeriggio su Rai 1, il Sindaco di Licata Angelo Cambiano e il Governatore della Sicilia Rosario Crocetta. A tenere banco la scottante questione “abusivismo” con le ruspe in attesa di radere al suolo centinaia di villette lungo la costa licatese. Ci sono voluti (!) i moniti, lo sfogo e la rabbia accompagnati, senza mezzi termini, da precise accuse e da minacce di dimissioni del primo cittadino perché finalmente il “caso Licata” trovasse spazio nei tavoli della politica regionale, e non solo. Dopo che ad agosto scorso all’Ars la proposta di Legge dell’On. Fazio, che avrebbe salvato dalle ruspe gli immobili abusivi, quelli edificati fino agli anni ottanta nella fascia dei 150 metri dalla battigia, si era arenata non trovando nemmeno spazio nell’ordine del giorno a Palazzo dei Norman per evidenti profili di incostituzionalità tanto da indurre il Presidente dell’Assemblea Regionale, Giovanni Ardizzone, ad escluderla dalla discussione in una delle ultime sedute del Parlamento siciliano prima della chiusura di ferragosto. Ieri Cambiano è volato a Roma, ieri l’altro era giunto a Palermo dove ad attenderlo c’era il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, pronto a discutere (pare seriamente) su come e con quali misure normative affrontare il tanto auspicato “Patto per Licata” e soprattutto il delicato problema legato alle demolizioni delle villette abusive sul litorale licatese che da “Gallo d’oro” si estendono fino a “Torre di Gaffe” passando per “La Playa”, “Poliscia” e “Pisciotto”.
Crocetta si era recato proprio a Licata sabato scorso, non senza esternazioni a gamba tesa e con qualche gaffe di troppo, anche normativa, circa le soluzioni immediate sul destino degli immobili abusivi, dopo che il Sindaco, il 22 settembre scorso, aveva iniziato a “rumoreggiare”, non facendone mistero agli organi di stampa, della necessità di sostegno e ascolto al di là della foce del Salso, chiedendo a gran voce: “Ma legge sull’abusivismo si applica solo a Licata?”. La richiesta di intervento urgente era già arrivata a Palermo indirizzata, oltre che ad Ardizzone, proprio a Crocetta perché venisse affrontato il tema delle demolizioni intanto che, 3 mesi prima, erano già stati rasi al suolo dalle ruspe 16 immobili (stessa fine alcuni giorni fa ad un manufatto mai ultimato in un’area sottoposta a vincolo archeologico, a pochi metri dal Cimitero) anzitempo acquisti al patrimonio del Comune.
Cambiano aveva tuonato: “Attendo ancora invano risposta dai due massimi rappresentanti della Regione e dall’intera classe politica. Ho prospettato la necessità di istituire un Coordinamento Regionale ma la stessa politica evita il problema senza trovare soluzioni come consuetudine da ormai 30 anni. Il tema delle demolizioni non può e non deve essere affrontato solo a Licata!”. Il timore avvertito dal primo cittadino, evidentemente, è anche legato ai rischi a cui è esposto assieme ai soggetti che operano al suo seguito per l’esecuzione delle sentenze che hanno sancito di trasformare gli immobili in cumuli di macerie. Paradossalmente anche quelli costruiti 30-40 anni fa, in nome di una “norma-vincolo” (paesaggistica/archeologica) del 1976.
Forti esternazioni che si sono trasformate in utile strumento per dare la “sveglia” alle Istituzioni. La prima astuta mossa di Cambiano percepita erroneamente quasi fosse una resa, anche alla luce delle revoche, alcuni giorni dopo, a tutti gli Assessori della sua Giunta apparse subito come il sintomo di un uomo solo al timone della Città ormai disorientato nella non facile gestione delle demolizioni a cui nel frattempo, si pensava, fosse sfuggita di mano la politica delle trattative e degli accordi programmatici. Forse bisognava, invero, percorrere la strada degli accorati appelli volti a far sentire la sua rabbia nelle stanze più alte della politica sorda, cieca e muta davanti ad un fenomeno che ha una portata problematica misurata, nella sola Licata, in più di 10.000 domande di condono edilizio presentate nel reticolo delle Leggi del 1985, del 1994 e del 2003, mentre ancora ne restano da esaminare quasi 3.000. La stima che ne esce fuori da questi asettici dati suggerisce che, evase tutte le pratiche, nelle casse pubbliche potrebbero finirci quasi 15 milioni euro tra oneri, oblazioni e diritti di istruttoria/segreteria. E come se ciò non bastasse a rendere l’idea, ad Agrigento sono quasi 7.000 le domande ancora da esaminare su circa 12.000 presentate per un presunto mancato incasso di 26 milioni di euro, mentre negli altri Comuni dell’isola, con oltre 20.000 abitanti, restano ancora in attesa, nei cassetti degli uffici tecnici, ben 220.000 istanze. Una misura del fenomeno che per una politica complice, per decenni irresponsabile, che tutto ha permesso fingendo di non sapere e di vigilare, ma che anzi ha promesso speculando sui consensi e alimentando gli argomenti di intere campagne elettorali, …non è poco!
Dopo l’attesa conferenza stampa di lunedì nell’Aula Consiliare, Cambiano ha manifestato la volontà di continuare a guidare la sua Città “a condizione però di precisi impegni della Regione e dello Stato” aveva prudentemente sottolineato il primo cittadino. “Il nostro territorio vive un momento economico difficilissimo, da parte del Governo sono necessari interventi per permettere nei territori politiche adeguate. La mia più grande delusione è non avere avuto sostegno nel corso di una vicenda così complessa quanto delicata. Sono stato lasciato solo ma continuo il mio mandato per non deludere le attese e le speranze dei miei cittadini che hanno creduto e continuano a credere che il cambiamento da vetuste logiche è ancora possibile”.
Difficile non ammettere che la mossa, tra l’incudine e il martello, di Cambiano oggi si rivela, dopo avere sottoscritto con i magistrati il protocollo d’intesa e dare il via alle demolizioni, in parte già iniziate, istituzionalmente azzeccata se non addirittura politicamente astuta! Fuoriesce dal fango buttatogli da dietro le quinte dai suoi più acerrimi oppositori politici che ne chiedevano subito la testa strumentalizzando il delicato tema degli abusi edilizi. Un atteggiamento risoluto che sul Sindaco ha assunto, soprattutto dopo l’incontro a Palermo con Crocetta, la fisionomia di chi è pronto a sbattere i pugni sui tavoli istituzionali dentro le stanze piene di bottoni da dove ci si attende adesso chiare risposte e soluzioni, Nella morsa della via mediatica da “giustiziere” contro gli abusivi-mafiosi (pregiudizievole etichetta resa dai più ingenui e qualunquisti osservatori poco inclini alle problematiche legate alle politiche del territorio che trovano miglior seguito nelle chiacchiere da bar e nei commenti gratuiti da social) è passato ad indossare le vesti di “Sindaco-vittima” in cerca di riscatto per la sua Comunità. Un sistema, quello posto sotto accusa da Cambiano, che pretende doveri e legalità salvo poi, un attimo dopo, girargli le spalle nella delicatissima fase delle responsabilità politico-istituzionali attorno a decisioni di tale importanza, lasciandolo solo nelle stanze del Palazzo di Piazza Progresso a sentire qualche cenno di conforto e a leggere tanta solidarietà sul social-network, ma soprattutto solo a subire le aspre critiche di inesperienza politica e di “tradimento” mentre il “Comitato per la tutala della casa” gli urlava, manifestando pacificamente per le strade di Licata, di spegnere motori delle ruspe della “Partiarca”, l’impresa di Comiso per le demolizioni che si è aggiudicata la gara il mese successivo al protocollo di intesa firmato, il 7 ottobre del 2015, con la Procura delle Repubblica presso il Tribunale di Agrigento quando ancora Roberto Di Natale ne era il Capo.
Da aprile il “Caso Licata” è arrivato fino agli angoli più remoti d’Italia, come se il rumore delle ruspe, che intanto si erano accese, fosse stato sentito in ogni dove dell’intera penisola. Nulla di strano se pensiamo alla diffusione di immagini, video di proteste e di arresti, (tra questi quello di Gianluca Mantia durante il tentativo, con resistenza passiva, di fermare i camion utilizzati per svuotare una delle abitazioni destinate a crollare sotto ai denti delle ruspe) e la pubblicazione di post e commenti diffusi e condivisi in rete mentre l’attenzione mediatica imponeva prepotentemente Licata alla ribalta delle cronache speculando su ascolti e fiumi di articoli non senza tralasciare la ghiotta occasione, durante il “cazzeggio” dei politici opinionisti nelle tv nazionali, per dividere in buoni e cattivi e dequalificare gli utenti delle notizie dentro la categorie dei pro e dei contro nel vortice di spietati giudizi senza mai contestualizzare gli “abusi” di Licata all’interno della scena politico-sociale in cui essi in passato sono avvenuti. Ma domenica scorsa a Rai 1 durante “L’Arena”, il parolaio infuocato condotto da Massimo Giletti, da dove spesso l’azienda di Stato si gode gli indici d’ascolto proporzionalmente al tono delle urla che fanno eco alle polemiche degli ospiti, il primo cittadino di Licata, su cui erano principalmente puntati i riflettori, è apparso preciso e determinato nelle argomentazioni sul ring dello scontro tra i grandi schermi in studio in collegamento dalla Sicilia proprio con Crocetta. Visibilmente risentito, senza mai scomporsi ha ribadito a tutta Italia, che si godeva il pomeriggio domenicale davanti alla tv, l’esigenza di sostegno dalla politica, quella che conta, chiesto soluzioni che potessero affrontare il problema in tutti quei territori dove l’abusivismo è diffuso e radicato (non solo Licata, appunto!) attraverso precisi impegni normativi a favore dei Sindaci. Ma il Presidente della Regione, gesticolante e subito in difficoltà tra urla, sudori e impicci lessicali, non esce dall’impasse, non da risposte alle sollecitazioni dello stesso Cambiano e degli ospiti in studio, facendo storcere il naso anche ai più autorevoli commentatori. Non riesce a giustificare, ammesso che avesse scusanti, la sua latitanza dal “Caso Licata”, avulso da una consuetudine che dagli anni ’60 in poi proprio la vicinissima Gela ne rappresenta l’emblema. Senza aggiungere che per anni ha anche amministrato la sua Città dove le costruzioni selvagge, orfane non solo di concessioni edilizie ma pure di intonaco, si intravedono anche da… Marte!
Mentre il confronto tra i due non tarda ad accendersi, il primo cittadino chiede al Governatore di smentire le dichiarazioni rilasciate durante la sua trasferta a Licata: “Il Sindaco decida cosa fare, se vuole abbattere o no – aveva detto Crocetta, sic et simpliciter!! – Oppure dichiari gli immobili di pubblica utilità, in mancanza ci penserà la Regione” parole ovviamente non digerite da Cambiano che aveva replicato secco: “Presidente, invece di lanciare slogan fornisca soluzioni! Un Sindaco non ha strumenti per dare risposte”. Mentre aveva tagliato corto, all’annuncio dell’arrivo di Crocetta a Licata, liquidandolo: “No grazie, ho già programmato un incontro a Taormina con Angelino Alfano…”. Il Ministro degli Interni, dal canto suo, prima di recarsi sulle sponde dello Ionio, formalmente ha accolto l’appello del Sindaco invitandolo “a non mollare e continuare a guidare la Città”. Ma quali alternative avesse fornito nel frattempo Angelino (dopo la visita lampo nella stessa Licata, il giorno successivo all’incendio di una delle stanze della casa di campagna del padre del Sindaco, Rosario), che quanto agli abusi edilizi ne dovrebbe anche lui sapere parecchio essendo nato e cresciuto a poche decine di chilometri, così come di soluzioni da adottare essendo ormai politico navigato, non è dato sapere. Anche per il Ministro probabilmente erano necessari gli echi giunti fino a Roma circa le minacce di dimissioni del primo cittadino a beneficio del quale si è limitato a garantire la scorta, lasciando però Licata al suo difficile destino… Proprio ieri Cambiano è stato a Roma in “Commissione Ambiente” al Senato su invito del Senatore Giuseppe Marinello, Presidente della XIII Commissione permanente. L’argomento che lo attendeva, non a caso, era relativo alle problematiche ambientali connesse alla demolizione dell’edilizia abusiva. A Palermo, invece l’incontro è terminato dopo che il Sindaco licatese ha ottenuto la promessa di 100 milioni di euro grazie al “Patto per Licata”: un insieme di progetti relativi ad opere ed interventi per il risanamento e sviluppo della Città. Quanto al tema dell’abusivismo edilizio, Governo e Ministero dell’Ambiente si dicono pronti, assieme agli organi regionali, a studiare soluzioni all’interno di un percorso normativo purché non si incorra in profili di incostituzionalità. Ovvero tutto e niente, perché e troppo presto per dire quali saranno le decisioni adottate nei nuovi provvedimenti promessi. Comunque sia, Cambiano porta a casa un primo risultato mentre la Regione assicura presto l’adozione di norme che deviano da un lato le decisioni e dall’altro le responsabilità dai Sindaci e Funzionari degli Uffici tecnici agli organi della stessa Regione perché – si sostiene qui a Palermo – dotati di migliore organizzazione diretta ad affrontare precise criticità. Sarà!
Per Licata e per Cambiano, con le unghie affilate, qualcosa è già cambiato rispetto al silenzio assordante delle Istituzioni durante questi mesi da quando cioè la prima ruspa è arrivata a “Torre di Gaffe”. Le tensioni politiche e sociali (nel bel mezzo di tante chiacchiere tra innocentisti e colpevolisti) a Licata, diffuse nell’aria di che si mescola alle tracce di salsedine, si tagliano ancora a fette!
Al centro di tutto c’è una Città che vuole scrollarsi di dosso etichette e pregiudizi e tornare alla normalità, con lo stesso trattamento riservato al resto dei Comuni, soprattutto nel Sud dello stivale dove il fenomeno dell’abusivismo realmente insiste ed è quindi maggiormente percepito.
In nome di “una legge (applicata!) uguale per tutte”: non solo per le coste di Licata.
(PALERMO. Editoriale di Silvio D’Auria)