Il Niger è il posto peggiore al mondo dove essere una bambina o una ragazza, la Svezia il migliore. Italia al decimo posto. Sul web è #OrangeRevolution
E’ la Giornata internazionale dell’Onu delle bambine e delle ragazze, e Terre des Hommes – che ha presentato il quinto dossier sulle condizione della violenza dei minori in Italia – invita a postare su Facebook o su Twitter o su Instagram qualcosa col colore arancione: che sia un oggetto, uno slogan o un selfie e accompagnarlo con gli hashtag #OrangeRevolution #indifesa. Perché il colore arancione? Oltre ad essere stato il colore che ha caratterizzato vari rivoluzioni – spiega Tdh – vuole essere un segnale di rottura degli stereotipi di genere, che impongono il rosa come colore delle bambine. E di arancione si colorerà oggi Palazzo Marino a Milano in occasione di un evento che coinvolgerà il sindaco Beppe Sala oltre che ospiti istituzionali ed internazionali. La Campagna Indifesa ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica.
Secondo il rapporto “Every Last Girl: free to live, free to learn, free from harm”, lanciato oggi da Save the Children, il Niger è il posto peggiore al mondo dove essere una bambina o una ragazza, la Svezia il migliore. Altri due Paesi scandinavi, Finlandia e Norvegia, occupano il secondo e il terzo posto in classifica, mentre l’Italia si piazza in decima posizione, davanti a Spagna e Germania.
Il dossier contiene la graduatoria dei Paesi dove bambine e ragazze hanno maggiori opportunità di crescita e di sviluppo, basata su 5 parametri: matrimoni precoci, numero di bambini per madri adolescenti, mortalità materna, completamento della scuola secondaria di primo grado e numero di donne in Parlamento. L’Italia ha gli stessi risultati della Svezia per quanto riguarda il numero di figli per madri adolescenti (6 su 1.000) e tasso di mortalità materna (4 su 100.000 nascite), mentre ha una percentuale minore di donne che siedono in Parlamento (31% contro 44%).
E’ tutt’altro che rosea la condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo: ogni sette secondi una ragazza con meno di 15 anni si sposa, oltre un milione di ragazze diventano madri prima di compiere i 15 anni, mentre 70.000 ragazze tra i 15 e i 19 anni perdono la vita ogni anno per cause legate alla gravidanza e al parto.
E’ quanto emerge dal rapporto “Every Last Girl: Free to live, free to learn, free from harm”, lanciato oggi da Save the Children in occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze. Le giovanissime che vanno in spose lo fanno spesso con uomini molto più grandi, a causa della povertà e di norme e pratiche sociali discriminatorie. Oggi più di 700 milioni di donne si sono sposate prima dei 18 anni e ogni anno 15 milioni di ragazzine vanno a nozze ancora minorenni, con conseguenze drammatiche sulla loro salute, educazione e sicurezza. I matrimoni e le gravidanze precoci sono alcuni dei parametri sui quali si basa l’organizzazione per stilare la sua classifica dei Paesi dove bambine e ragazze hanno maggiori opportunità di crescita e sviluppo.
In coda alla classifica ci sono soprattutto Paesi africani come Niger, Ciad, Repubblica Centrafricana, Mali e Somalia, che si caratterizzano per numeri molto alti di spose bambine. Gli Stati Uniti non vanno invece oltre la 32esima posizione, in virtù di tassi di mortalità materna e numero di bambini nati da madri adolescenti più alti di quelli di altri Paesi ad alto reddito. L’India è il Paese con il più alto numero di spose bambine, con il 47% delle ragazze, più di 24,5 milioni, sposate prima di aver compiuto i 18 anni. In India, del resto, così come in Afghanistan, Yemen e Somalia, sono numerosi i casi di spose bambine che hanno meno di 10 anni. Anche guerre e crisi umanitarie contribuiscono ad alimentare il fenomeno: molte ragazze siriane vengono costrette dalle famiglie a sposarsi in tenerissima età, nella convinzione che questo sia l’unico modo per metterle al riparo da violenze e per assicurare loro risorse e mezzi di sostentamento che le stesse famiglie non sono più in grado di garantire.
Tra le ragazze siriane rifugiate in Giordania, nel 2013, una su quattro di età compresa tra i 15 e i 17 anni risultava già sposata. Ogni anno, secondo il rapporto, 16 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni mettono al mondo un figlio, mentre sono oltre un milione le ragazze che diventano madri prima di compiere i 15 anni. Le complicazioni durante la gravidanza e il parto rappresentano, dopo i suicidi, la seconda causa di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni, con circa 70.000 ragazzine che perdono la vita ogni anno. Ancora, nel mondo 30 milioni di bambine rischiano di subire mutilazioni genitali femminili nel prossimo decennio e oltre un terzo delle giovani donne nei Paesi in via di sviluppo è fuori sia dal circuito scolastico che da quello del lavoro formale. In molti Paesi al mondo, infine, le ragazze continuano a non potersi esprimere liberamente e a non essere coinvolte nei processi decisionali pubblici e privati. A livello globale, solo il 23% dei seggi parlamentari è occupato da donne le quali, peraltro, presiedono le Camere dei Parlamenti solo nel 18% dei casi. E a sorpresa, la più alta percentuale di donne in Parlamento si registra in Ruanda (64%). (Fonte ansa.it)