Si fa sempre più serrata la corsa alla ricerca di un vero gemello della Terra, un pianeta roccioso, abitabile e soprattutto vicino a noi: secondo alcuni astronomi è solo questione di tempo, 10 o al massimo 20 anni.
A renderlo possibile sarà la nuova generazione di telescopi in arrivo, insieme ai nuovi dati in arrivo da Kepler, il cacciatore di pianeti della Nasa. I secondi, ad esempio, indicano fin da ora che i sosia della Terra potrebbero essere molto più numerosi del previsto e che si trovano anche vicino alle nane rosse, stelle più piccole del Sole e molto comuni. “Trovare davvero un pianeta come la Terra, con le stesse condizioni e vicino a noi è un traguardo ormai vicino, nell’ordine di grandezza di una decina di anni”, ha detto Alessandro Sozzetti, dell’Osservatorio di Torino dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), presente ad Aosta per il congresso sui pianeti Gaps (Global architecture of planetary systems).
A testimoniare che il traguardo che si prefiggono gli astronomi è raggiungibile c’è la scoperta di 20 nuovi pianeti attorno anche a stelle differenti dal Sole, le nane rosse. Li ha visti il telescopio spaziale Kepler, analizzati da Courtney Dressing, dell’Istituto di Tecnologia della California (Caltech) a Pasadena. “Da queste informazioni – ha spiegato Sozzetti – si deduce che esista almeno un pianeta ogni due nane rosse e che, quindi, le possibilità di trovare pianeti alla distanza giusta dalla propria stella siano molto elevate”.
Nella ricerca di pianeti extrasolari la parte del leone l’ha fatta finora Kepler, rivoluzionando molto di quello che si ipotizzava sulla formazione dei sistemi solari e scoprendo migliaia di pianeti. Uno sguardo potentissimo ma con un grande limite: l’incapacità di ‘mettere a fuoco’ i pianeti attorno alle stelle più vicine. “Sono molti i progetti – ha aggiunto il ricercatore – che sfruttando tecniche differenti e miglioramenti tecnici puntano invece alla ricerca di possibili pianeti attorno a stelle a noi più vicine”.
Un ruolo di primo piano lo occuperanno di certo le missioni spaziali dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Cheops, attesa nel 2018, e Plato, in programma nel 2024. Potranno dare un contributo importante anche telescopi basati a Terra come Espresso, che consiste nel mettere dei nuovi ‘occhiali’ (realizzati con un fondamentale ruolo italiano) al telescopio Vlt (in Cile). In questo modo il Vlt “sarà il più potente strumento di osservazione del suo genere”, ha detto Sozzetti. Su punta anche sul Telescopio Nazionale Galileo, in funzione da 5 anni nelle isole Canarie: “ha rivoluzionato – ha osservato – quello che sapevamo sulla composizione dei pianeti osservati da Kepler”. (Fonte ansa.it)